NBA, archiviato il titolo degli Spurs e i draft (n.1 il canadese Wiggins, ora Gentile è dato n.48 per Milwaukee e col 15 Dario Saric ad Atlanta) è tempo degli affari milionari.

Si è aperto col 1° luglio il mercato dei free agent, 10 giorni per le trattative quindi la firma dopo il 10 luglio, questa la prassi.

In attesa che si compia il destino dei bigs, i vari LeBron, Wade e Bosh, gli altri due del famoso tridente degli Heat che hanno disdettato i contratti sull’esempio di “The Chosen” (il Prescelto), Melo Anthony (grande interesse dei Bulls che offrono Luol Deng ad Atlanta e Utah Jazz, e poi Houston) e anche nelle ultime ore Dirk Nowitzky, il mercato delle panchine è in piena ebollizione.

Vediamo adesso gli allenatori che non inizieranno la nuova stagione.

Dopo Mike D’Antoni (455-426), scaricato a maggio dai Lakers (67-87) nonostante il contratto pluriennale firmato due stagioni fa quando prese il posto di Mike Brown, lo stesso che prima di andare a Los Angeles era stato proclamato allenatore dell’anno – grazie ai canestri di LeBron! – come coach dei Cavaliers, tornando a Cleveland la scorsa stagione (33-49) è diventato una minestra riscaldata nonostante il bilancio complessivo della sua carriera sia in attivo (347-216).

Fine corsa anche per Mike Woodson (315-365) che due anni fa come vice di Mike D’Antoni era stato un po’ compiacente nell’ammutinamento di Melo Anthony ma salvo una breve fiammata la stagione successiva non ha dato gloria ai Knicks che hanno capito che serviva cambiare il capo e chiamato il “totem” Phil Jackson come presidente delle operazioni.

Agli Utah Jazz è state breve e non importante la storia di Tyrone Corbin (112-146, 25/57 l’ultima stagione) che aveva l’ingrato compito di sostituire una leggenda come Jerry Sloan. Ancor più breve quella di John Loyer (8-26) che chiamato dai Piston a risollevare i problemi sorti con Maurice Cheeks, ex grande guardia, non si è meritata la fiducia.

Dopo tre stagioni, con le ultime due che hanno visto i suoi Warriors fra le squadre di trend nonostante il problema dell’infortunio di Andrew Bogut, Mark Jackson (121-109), temperamento focoso, si è trovato fuori a San Francisco.

Uscita volontaria o concordata invece a Minnesota dove dopo 23 stagioni è il tempo della pensione per Rick Adelman (1042 vittorie, 749 scofitte) che ha servito quattro franchigie con onore. A sorpresa, invece, dopo aver collaborato col vertice della sua società, Larry Drew (143-169) che fu con la sua classe ambasciatore della NBA ai tempi della grande Scavolini, ha pagato la brutta stagione dei Bucks (15-67) che avendo scelto Jabari Parker, da molti considerato il vero n.1 del draft, non vogliono perdere questa occasione e hanno chiamato nelle ultime ore Jason Kidd la cui carriera è in rapida evoluzione. Nella penultima stagione aveva dato ancora un buon contributo, nonostante l’età, al rilancio dei Knicks poi spentosi nella seconda parte del torneo e chiamato sulla fiducia nel ruolo di allenatore dall’altra parte della Grande Mela, a Brooklyn, non ha convinto pienamente (44-38) ma la fortuna gli ha dato una mano. Si dice che non fosse contento di aver firmato un quadriennale da 10,5 milioni di dollari, quindi la dea bendata gli ha toccato la spalla una seconda volta e i Bucks gli hanno affidato il compito di riportare Milwaukee ai tempi di Jabbar e McAdoo e con un salario molto più alto.

Nelle scelte degli allenatori si seguono due o tre linee convenzionali di scelta, una è quella del carisma. Costi quel che costi, come nel caso dei carismatici Kerr e Fisher che debuttano come coach sulle panchine dei Warrios e dei Knicks, due club ambiziosi, mettendo in banca un contratto da 5 milioni di dollari. È un quinquennale per Steve Kerr, detto Il Biondo, ex guardia un po’ rigida ma di grande personalità. Lasciato il campo è stato dal 2007 al 2010 il general manager dei Suns, quindi commentatore televisivo.

Derek Fisher invece è sempre stato il coach in campo dell’epopea dei Lakers di Phil Jackson, oltre che il rappresentante dei giocatori nel sindacato. Messo alla porta, con gran rimpianto di Kobe Bryant, ha provato ad allungare la carriera ad Oklahoma e arrivato ai Knicks come presidente il primo atto è stato affidargli la panchina e farà da tutor come Pat Riley ha fatto con Spoelstra. Non è stata annunciata la durata del contratto.

Come Baskettiamo aveva anticipato David Blatt ha coronato il suo sogno David Blatt, coach The Year dell’Euroleague co, suo primo successo col Maccabi, partito tanti fa da Princeton per Israele e poi vincitore dello scudetto con Treviso-Benetton. Non è stata comunicata la cifra e la durata del contratto, ma è il coach in questo momento più richiesto al mondo.

A Utah arriva un giovane bianco, Quinn Snyder, che ha collaborato con Mike Brown ai Lakers nell’anno in cui il coach aveva inserito nel suo staff anche Ettore Messina che al ritorno al Cska ha fatto spazio al collega, senza il risultato sperato e sembrava potessere ricambiare la fiducia anche se da matricola non poteva chiedere. Niente da fare per Messina all’ex coach di Missouri hanno messo attorno ben 5 assistenti, Brad Jones, Antonio Lang, Johnnie Bryant, Mike Wells e Alerx Jensen avendo i Jazz puntato a un draft improntato alla ricostruzione con Dante Exum, giocatore scintillante, del primo livello che potrebbe essere la matricola dell’anno e Rodney Hood, power forward di Duke. Non è arrivato Shabazz Napier perché Miami voleva una prima scelta e David Locke responsabile delle operazioni ha detto no.

Due rientri importanti, per ragioni diverse. Stan Van Gundy che pagò l’incomprensione con Dwight Howard che sembrava intoccabile ai tempi di Orlando e che dopo le due esperienze con le franchigie della Florida Heat e Magic, 371-208) avrà grande potere ai Detroit Pistons come coach ed executive che nel corso degli anni hanno perso il ricordo della loro leggenda di “cattivi ragazzi”.

Flip Saunders (638-526) che ha molti anni di NBA sulle spalle dissimulati da una buona lozione per i capelli nero antracite non avendo trovato un allenatore in grado di sostituire Rick Adelman come presidente delle operazioni ha deciso di riprendere posto in panchina per vedere di non disperdere la grande attesa che gravita sui Wolves negli ultimi anni davvero sfortunati e molto attenti a scegliere i migliori giocatori europei, come il montenegrino Pekovic, il russo Shved e lo spagnolo Ricky Rubio.Quest’anno hanno scelto due grandi talenti, Zach Lavine di Ucla, la copia di Russell Westbrook e Glenn Robinson III.

Confermati Randy Whitman (Washington) per un anno, Dwayne Casey (Toronto) per tre, Jacque Vaughn (Orlando) fino al termine della prossima stagione.

Nelle ultime ore Isiah Thomas è stato il primo free agent chiamato (da Boston), Melo Anthony dopo Chicago mercoledì sarà in Texas a parlare con Dallas e Houston e giovedì a Los Angeles dai Lakers.

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