Attorno alla pausa per lo ASG 2020, due giocatori sono particolarmente on fire tra i partecipanti alla Partita delle Stelle: Trae Young e Jayson Tatum.
Young ha confermato con un 50ello stanotte portando gli Hawks alla W vs i Miami Heat (ha quasi 38 di media nelle ultime6 gare), Tatum (29 di media nelle ultime 6) proprio pochi giorni prima dell’evento di Chicago ha giocato la sua miglior partita dell’anno all’interno della miglior partita stagionale in assoluto sinora: la W al supplementare di Boston vs i Clippers al TD Garden. In generale, Tatum sta prendendo in mano le redini della squadra sul campo: è lui il leader tecnico, non Kemba Walker, mentre il capo del locker ed il traino emozionale resta sempre Marcus Smart. Tatum, tra il suo rookie year ed il secondo, era stato a scuola da Kobe Bryant, senza che, a dire il vero, inizialmente si fossero visti grandi risultati. Il lavoro comincia a pagare ora, apparentemente. Tatum prende molti meno tiri a cattiva percentuale, come i long-two, e molti più tiri che possono fruttare lunette, come le penetrazioni short-stop, quelle in cui invece di arrivare all’anello ci si ferma in anticipo, non appena si sente, alle proprie spalle, il contatto dell’avversario, per lucrare appunto un viaggio alla carità; Tatum ha anche aumentato sia il numero di schiacciate che i punti nel pitturato. Replicare Bryant non è possibile: lo è, invece, adoperare la sua stessa attenzione e maniacalità ai cm, alle posizioni più o meno angolate del piede perno al momento della ricezione, e da qui adattare tutto questo al proprio gioco…è probabilmente questo il passo compiuto da JT. Che, tuttavia, all’interno delle sue stats presenta qualche elemento strano, almeno per il livello di gioco cui è approdato. Tra i 25 partecipanti allo ASG (contiamo sia l’infortunato Lillard che il suo sostituto Booker) Tatum è solo il numero 22 per tiri liberi tentati in stagione: dietro di lui Middleton (gioca con lo Pterodattilo Greco che fagocita da solo quasi 11 lunette/gara), CP3 (ad OKC floppa un decimo di quanto faceva a Houston) e Jokic (per essere un centro sta molto lontano da canestro e smazza tantissimi assists). Sono 4.38 tentativi dalla lunetta per l’ala di Boston, posto 43 tra tutti i giocatori NBA, mentre è ben al di sopra di quella posizione per tiri tentati (18 a 18.32) e punti segnati (19 a 22.42). Di solito, a parte i grandi persuasori arbitrali come Harden o Embiid, c’è un certo equilibrio tra i comparti statistici citati: per esempio il compagno di squadra di Tatum, Jaylen Brown, è al posto 45 per liberi tentati e al posto 43 per tiri dal campo. Il grande squilibrio di Tatum chiama in causa parzialmente il suo gioco, un po’ spostato verso la riga dei 3 punti, ma non poi così tanto: dei 18.32 tiri/gara, 6.86 sono da 3, quindi il 37% del totale, una percentuale assolutamente in linea con la normalità nel Gioco odierno. Conta quindi anche il ranking invisibile in cui, da parte arbitrale, i giocatori sono classificati, e la posizione di Tatum, a dispetto dello status di efficacia del suo basket, non è certo alta tra i refs. Non è un caso che, una volta diventato chiaro che JT sarebbe stato sicuramente un AllStar 2020, nel mese precedente alla partita i suoi viaggi in lunetta siano aumentati a 6.18/gara; è un numero che lo porrebbe tra posto 18 e 20 nella NBA, dunque in linea con le altre stats (invece che al suo attuale 43): segno dell’evoluzione sopra raccontata del suo gioco, ma anche, purtroppo, del modo in cui ovunque nel globo i refs fanno il loro lavoro, seguendo non solo le regole ma anche il prestigio generico dei giocatori.