Presentiamo questa gara in isolation per la moltitudine di temi che offre.
AA CENTER, DALLAS. BOSTON CELTICS 110 – DALLAS MAVS 102 (OT)
Molti incroci e particolarità caratterizzavano questa partita ancor prima dell’inizio. Non ci sono stati molti giocatori magrebini nella storia della NBA: tre per l’esattezza, e due si sono confrontati stanotte; Salah Mejri (3+3), centro tunisino di Dallas e Abdel Nader, ala egiziana dei Celtics. Più frequenti, nella storia e nel presente, i giocatori tedeschi: per l’occasione si son detti Guten Tag il bostoniano Theis e da Dallas DirkOne e Max Kleber, giunto in estate dal Bayern nell’indifferenza generale (peraltro giustificata dal rendimento del giocatore, ma ci torneremo). DirkOne ha avuto nella splendida carriera sempre un occhio di riguardo assassino vs i Celtics, che sono la franchigia contro cui ha le stats migliori, per esempio 26 di media col 49% dal campo. L’allenatore di Dallas è Rick Carlisle, membro dei Celtics del Titolo 1986, squadra che da molti, sottoscritto incluso, è considerata la migliore mai scesa su un campo da basket, Original DreamTeam escluso. Dwight Powell, pf Mavs, è un “figlio” di Danny Ainge, della capacità del GM di Boston di avere visioni che nessun altro ha. Powell pareva destinato ad essere più laureato che giocatore, uscito nel 2014 da Stanford, terra di cervelloni, col numero 45 ma mai apprezzato dagli Hornets, fu raccolto da Ainge, ne venne iniziato lo sviluppo, e poi fu messo nel pacco che portò a Dallas Rajon Rondo e a Boston un po’ di gente, tra cui direttamente Jae Crowder e indirettamente IT4; Thomas e Crowder sono stati i pezzi pregiati della trade che ha portato Irving a Boston. Kyrie ha segnato 47 stanotte (16/22, 5/7 da 3) e sta giocando da MVP e Powell, di tutti i giocatori coinvolti nella trade del 2014, è l’unico ad esser rimasto a Dallas, con qualche profitto invero, come il contratto 30×3 firmato in estate. Ecco come si costruiscono le squadre e i record: 15 erano infatti le W della striscia vincente dei Celtics, e sono diventate 16, con enorme fatica, stanotte; la quarta più lunga serie nella storia della franchigia biancoverde, alla pari del 1962.
I Celtics si presentavano in Texas con una difesa capace di garantire 10 pti di margine alle W della striscia, lasciando agli avversari il 43% dal campo per 96 pti ogni 100 possessi. Alla fine si sono confermati, perché i tempi regolamentari si son chiusi 96 pari e Dallas era al 42%. A parte la vittoria, questa sarà per Boston la gara dei MA: hanno vinto, MA hanno lasciato in giro per l’arena ben 17 palloni, MA solo 5 reboff, MA l’hanno riacciuffata per i capelli e solo perché i Mavs sono la peggior squadra della NBA, e si è visto dal fatto che solo una formazione debole poteva perdere questa partita, non uccidendola quando i Celtics erano allo sbando. Due parziali favorevoli e molto netti, infatti, non sono stati sufficienti ai Mavs: un 16-5 nel secondo periodo e un 16-2 nel terzo, mentre i Celtics raccoglievano punti rispettivamente solo in 2 possessi offensivi su 14 e in 2 su 12; alla seconda botta Boston finiva sotto anche di 13 con 16 mins left (87-74) prima della scossa rivitalizzante. A peggiorare le cose c’era anche il fatto che l’inizio della partita pareva predestinare una facile supremazia dei Celtics: nel primo quarto veloce vantaggio di 15, Kyrie 6/6 per 16 pti e Jaylen Brown (22+9 con 8/13 e 1 rec) 5/6 per 12. Il rookie-maravilla Tatum era silente, ma uscirà in seguito (15-9-1, con 1 rec e 1 stoppata), vincendo nettamente il duello vs l’altro wonder-kid, Dennis Smith Jr. (8-5-4 con 4/14 dal campo). Irving, sempre in maschera, terrà a galla i suoi fino at the half segnando 9/9, sbagliando l’ultimo tiro sul buzzer della metà, e proseguendo arrivando a segnare il suo 30 al minuto 30 di gioco, senza contare i riposi. Nel periodaccio di Boston contava anche una certa superiorità tattica, creata da Carlisle facendo in modo che Irving sui cambi dal pick and roll finisse sempre (e spesso in post alto) a difendere Harrison Barnes (31-6-2), dal quale veniva umiliato anche per la differenza di stazza. La correzione apportata da Stevens, ovvero destinare Kyrie sempre a difendere la sg dei Mavs, fosse Ferrell o Matthews grazie al fatto di avere costantemente in campo Smart (e quindi 3 piccoli, ammesso Brown lo sia..) invece di Morris, rinunciando a centimetri e tiro, è stata la prima scintilla per la rimonta di Boston. La seconda è stata portata da Jay+Jay, perché Brown ha difeso da campione ricominciando a segnare, e Tatum si è acceso. Contemporaneamente, si accendevano anche le paure dei Mavs, ed emergeva la loro inconsistenza. Wes figlio di Wes (18-6-3 con 4 rec), per esempio, continuava la propria eccellente parentesi stagionale nelle triple fino a mettere la quarta su cinque (10/13 nelle ultime due gare), per poi sganciare 6 piccioni senza casa di fila. Barnes, Barea e Nowitzky (in ogni caso, contro Boston firma la prima doppia-doppia di stagione a 14+12) non riuscivano a mettere argini efficaci, e gli ultimi 5 mins dei regolamentari erano il regno di Kyrie e Smart. MS, in particolare, dopo aver fatto schifo al tiro per tutta la gara, converte il suo 1/11 in 2/4, aggiungendo recuperi, difesa, rimbalzi e pizze ai compagni: 8 assists per lui alla fine e +15 di plus/minus, a conferma del fatto che sarebbe meglio se avesse % migliori, ma che a coach Stevens importa relativamente del suo 26% stagionale dal campo. Carlisle chiamerà 3 time-outs in 4 mins per cercare di portare a casa la gara, ma la rimonta dei Celtics ormai era compiuta, così come il destino della gara ai supplementari, senza storia dopo un iniziale 4-0 Dallas. A proposito dei Mavs resta da aggiungere una cosa, che coinvolge Max Kleber. Volonteroso tedescone, ma nulla più: eppure Carlisle preferisce far giocare lui piuttosto che Nerlens Noel. Non si tratta solo di tecnica o di rendimento. Il coach di Dallas regge poco i giocatori fighetti e un po’ troppo consci del proprio talento, così come non ama quelli un po’ anarchici (motivo del pessimo rapporto avuto con RR): NN è entrambe le cose; i problemi tra i due sono iniziati quasi subito quest’anno causa il ruolo off the bench riservato all’ex Kentucky U. e sono deflagrati dopo gli zero minuti contro i Cavs 10 giorni orsono. Stanotte ha giocato esattamente 3 secondi alla fine del terzo quarto per impedire una rimessa lunga. Noel in teoria sarebbe uno dei pilastri del dopo-Dirk, ma non sta andando esattamente così, e si sta deprezzando anche il suo valore in caso di trade.