Difficoltà iniziali sorprendenti per alcune squadre di alto lignaggio. Vediamo quali e perché.
BUCKS. Milwaukee sta soffrendo nel back-court. Esempio: vs i Celtics (gara persa dai Bucks facendosi rimontare da +19, segnando da 3 con 9/15 nel primo half e precipitando a 5/30 nel secondo) le guardie titolari di MIL (Bledsoe e Wes figlio di Wes hanno perso 10 a 51 il confronto nei pti segnati contro il duo di Boston, ed 8 a 12 quello degli assists. Manca tantissimo l’apporto di Malcolm Brogdon (finito ai Pacers), ROY 2016 un po’ a sorpresa ma evidentemente gran giocatore almeno per utilità, dato che non si tratta di un grande “qualcosa”: no valanghe di punti, no camion di assists, no giocate da far cadere le mascelle…solo estrema efficacia. Altro problema: i falli di Giannis. In 4 partite per due volte fouled out e una volta a 4 personali, contro i Celtics, e son stati tutti falli in attacco. Solo nella W guidando col gomito fuori dal finestrino vs i Cavs lo Pterodattilo si è fermato a 2 falli. Oltre a tenerlo lontano dal campo, è evidente che i problemi di falli danneggiano la concentrazione del Greco, da cui il 13% nel tiro da 3, i liberi che non arrivano al ferro e tirati solo col 55%. L’impressione è anche che ad Antetokounmpo sian chieste un po’ troppe cose: ha aumentato di quasi 2 i rebs a gara, e di più di 2 gli assists a gara. Per quanto dinamico e tecnico e strapotente, si tratta sempre di un 211 cm che deve fare l’ala, il centro e ora pure la pg e la sg.
CLIPPERS. Qualche allarme è suonato anche per ClipperTown. Due sconfitte non sono un dramma ma nemmeno una cosa da sottovalutare, essendo giunte in sole 6 gare e sempre in trasferta. Ovvio: ancora non possono schierare Paul George, per il quale non sono chiari i tempi di recupero. L’operazione alla spalla pare riuscita, ma siamo ancora alle news di inizio ottobre: salterà le prime 10 gare della stagione. Probabile siano di più. Il punto è che, oltre all’assenza di George, sono emersi alcuni dettagli che l’allenamento dovrebbe mettere a posto, ma al momento sono di ostacolo ai LAC nei finali di gara. La gerarchia è chiara: comanda Kawhi. Ma la palla in mano a Leonard nei quarti periodi significa la palla NON in mano a Lou Williams, che del quarto periodo (ora che IT4 è un ricordo) è il Sovrano. Il meccanismo di sfogo e scambio tra Kawhi e Sweet Lou deve essere perfezionato. Così come sembra un po’ sacrificato il centro serbo Zubac, che in 16 mins produce 9+6 con quasi 2 stoppate; ma come si fa a dargli più minuti, dal momento che Harrell porta 19+5 con quasi il 75% dal campo? Sono tutte questioni gerarchiche e di distribuzione del minutaggio per fare in modo che la squadra, un’autentica corazzata, possa rendere al meglio senza avere quasi sbalzi tra un quintetto e l’altro: una specie di chimera irraggiungibile per ogni allenatore, cui Doc Rivers dovrà applicarsi meglio di quanto fece ai Celtics nei due anni post banner numero 17.
WARRIORS. Avete mai visto una sfortuna simile? Prima Durant, poi Cousins, poi Klay ed ora Steph. Curry si è fratturato una mano. Recupero 12 settimane, con operazione. La squadra che ha inventato, grazie a Steph, il basket che si gioca oggidì sta pagando con le ossa i muscoli i legamenti e le cartilagini il fatto di aver osato essere divinità, e di esserlo anche stati, per un momento. Il problema di GS è che ora degli uomini che fecero l’impresa è rimasto sano solo Dray-G. Le speranze di PO si riducono considerevolmente, e la cosa non è detto sia un male. La stagione “gratis” di cui gli Warriors potevano godere infatti è sempre meno un’ipotesi. Potremmo anche assistere a una versione estremamente rilassata di GS e a un Draft blu e giallo molto diverso dagli ultimi, in cui sceglievano per trentesimi o ventottesimi. Se le palline della Draft Lottery dovessero favorevoli nel 2021 gli Warriors ritroverebbero in piena efficienza Steph, Klay e tutti gli altri insieme a, per esempio, un James Wiseman (Townes più agile ma meno cattivo) o Anthony Edwards (fisicamente è tra le guardie quello che Zion è tra le ali).