In questa puntata di NBA LAB esamineremo anche le scelte della Associazione in materia di trasferte ed infortuni, oltre alle chances dei Clippers.
LE TRASFERTE E LA LEGITTIMAZIONE DEI CLIPPERS. Uno dei temi che più preoccupano Adam Silver è quello degli infortuni. La NBA è attiva nel cercare soluzioni, e lo è a tutti i livelli. Ha commissionato, negli ultimi 3 anni, studi su tutto quanto può causare o evitare che i giocatori si rompano o si ri-rompano. Le ricadute sono state al centro dell’attenzione, dal momento che l’incidenza percentuale del numero di infortuni sul numero totale dei giocatori è considerevolmente più basso rispetto a quello della incidenza di ricadute sul numero totale di giocatori già infortunati. Uno dei campi su cui intervenire è quello dello stress cui i giocatori, soprattutto quelli che riescono ad approdare ai pro, sono sottoposti fin da tenera età: da qui i programmi di sostegno alla educazione sportiva e ad un agonismo “ragionato” che la Associazione promuove e finanzia nelle scuole. Da qui anche l’ipotesi, sempre in cantiere ma mai finora varata, di obbligare a due anni di college i rampolli. Altro capitolo potenzialmente foriero di infortuni e ricadute: le trasferte, le lunghe attese in aeroporto e in aereo. Per ovviare è stato lievemente riformato il modo di compilare il calendario e di conseguenza i viaggi delle franchigie. A questo proposito pare esemplare l’attuale viaggio ad Est dei Clippers. ClipperTown ha giocato in casa vs Toronto il 21 Nov, poi il 23 è decollata per un road-trip di 6 partite. Di esse, però, solo 4, quelle centrali, sono davvero contro squadre della Eastern Conference: la prima è stata contro Dallas (sulla via dell’Est rispetto a LA) e la sesta sarà contro New Orleans (sulla via del ritorno ad Ovest). Questa formula di agganciare trasferte “mid-range” come inizio e fine dei viaggi nell’altra Conference ha l’effetto di ridurre, nell’arco della stagione, gli spostamenti. Altra conferma di questa maggiore attenzione ai viaggi è data dal fatto che i ragazzi di Doc Rivers viaggeranno per impegni di una sola gara solo 6 volte quest’anno, e sempre contro squadre dell’Ovest: 3 volte rimarranno addirittura in California (Lakers, Warriors, Kings), le altre 3 San Antonio, Phoenix, Denver. A proposito dell’attuale viaggio: dovrà eventualmente servire come definitiva legittimazione per questo forse ultimo possibile assalto dei Clippers all’Anello. Per ora non è andata benissimo: vinta la prima a Dalls, ClipperTown ha perso sia contro Detroit che contro Indiana, e soprattutto questa ultima sconfitta è stata parecchio “disappointing” per Blake Griffin e compagni. In ogni caso le rimanenti gare in trasferta (ci sono anche i Cavs ad attenderli) e la sfida casalinga del 7 Dic contro gli Warriors offriranno una buona base ai commentatori per verificare quali e quante chances hanno questi insolitamente solidi (finora, almeno) Velieri. A proposito dei quali, immaginandoli già come contenders, dobbiamo fare un’osservazione: i loro 3 migliori giocatori (Paul-Griffin-Jordan) giocano molto meno dei migliori 3 delle ipotetiche avversarie (Cavs e Warriors). Il trio di Los Angeles resta in campo 93 minuti, James-Love-Irving 102 (con LBJ a 36, alla faccia del riposo attivo), Durant-Thompson-Curry 101. Se il riposo è un fattore, e le differenze restassero simili, i Clipers potrebbero avere un vantaggio di freschezza e fisico integro negli uomini migliori, quantificabile in un numero di minuti oscillante tra 560 e 640. Inoltre, a ulteriore vantaggio, nella classifica uomo-per-uomo, il Clipper più utilizzato è Griffin a 33.3, esattamente come Steph e Klay: sono terzi a pari merito, essendo James il più impiegato, Durant il secondo (34.4), mentre Paul e Jordan sono ottavo e nono, i meno utilizzati della combriccola, al filo dei 30 di utilizzo per serata.