Sconfitta casalinga dei Lakers vs i campioni in carica di Toronto.
Nel contesto di una stagione finora positiva (7-1 prima del KO di stanotte) sono 4 i problemi dei Lakers, le cose da migliorare.
La solita indole lebronesca, che fa spesso sottovalutare al Prescelto determinati avversari o situazioni. Esempi da stanotte: 5 penetrazioni sbagliate tra 3’ e 4’ periodo (3 stoppate e due errori da mezzo cm) semplicemente perché effettuate con poca energia aspettando che i refs lo onorassero di un fallo; primo 2/2 dalla lunetta a 140 secs dal termine, con la gara già quasi persa: prima era 1/4 con poca concentrazione; in generale partita poco sostanziosa offensivamente: entra in doppia cifra nella seconda metà del quarto periodo, troppo concentrato a far finta di essere una pg e a far crescere la casella degli assists. A queste caratteristiche ormai tradizionali di LeBron si deve aggiungere che coach Vogel sta facendo un buon lavoro (psicologico e tecnico) per la difesa, ma in attacco le cose fanno acqua da parecchie parti. Difensivamente i LAK sono la sola squadra NBA ad essere tra le prime 10 contemporaneamente per: % da 3 concessa agli avversari (30%), tiri totali concessi (89) e percentuale concessa dal campo (40.9%). Sono dati eccellenti e per nulla scontati ad inizio stagione. Purtroppo per averli (per esempio per avere spesso in campo insieme Bradley e Green, difensori di vaglia) vengono trascurati alcuni giocatori (a metà terzo quarto Kuzma aveva solo 10 mins giocati); mi sembra anche che, avendo in squadra Anthony Davis, sia data troppa enfasi al ruolo di centro: 31 mins di campo combinati per Javalone + Howard (e nel secondo half quasi sempre uno dei due sulle tavole) sono davvero troppi. Anche perché questa scelta conduce al peggior difetto dei Lakers odierni: le due Stelle, dominanti sul piano fisico contro il 99% della NBA, giocano solo fronte a canestro. Sappiamo tutti come, nell’era delle triple, sia determinante il “perno”, ovvero lo spot di campo da cui, dopo il pick and roll, si riapre il pallone nel caso non si sia andati al tiro al primo blocco. Questo perno è nella maggior parte dei casi un post medio, ma non va trascurato il post basso. Questa fase di gioco nei Lakers non avviene quasi mai, e praticamente mai avendo Monociglio o Il Prescelto come protagonisti. Da questa mancanza nasce il 30.8% con cui i gialloviola imbucano triple, dato che (cfr. sopra) in pratica annulla la loro ottima difesa perimetrale; senza perno efficace (i ribaltamenti di Howard non hanno certo la stessa qualità di passaggio di quelli di Davis o James) anche le % dei tiratori vengono inficiate. Infine, ne viene danneggiata anche la distribuzione dei tiri tra perimetro e pitturato: nel secondo tempo Davis ha avuto solo due reali avventure sottocanestro, perché in altre 2 occasioni ha schiacciato da alley-hoop; per il resto solo triple o long-two. Tutte questi difetti, nel corso di 82 gare, possono lo stesso consentire una stagione da primi o secondi di Conference ai Lakers: il talento è enorme; tuttavia potrebbero diventare serio problema nelle fasi cruciali dei PO. Inoltre, è sempre possibile che una squadra ben allenata, di talento e di pedigree (per quanto recente), e con alcuni giocatori capaci di prestazioni insolite facciano sgambetti poco piacevoli. E’ quel che è accaduto ai Raptors, che oltre ai soliti Siakam (24-11-4 con 3 stoppate, quasi tutto nel secondo tempo) e VanVleet (23-7-10 con 2 rec), hanno avuto contributo pazzesco (in tutti i sensi) da Chris Boucher (15 con 7/11 compresa una tripla e 2 rec), uno stecchino di 2.08 x 90 con braccia lunghissime e mani enormi che oltre alla produzione offensiva ha stoppato 2 volte LeBron e una Davis in momenti determinanti della gara. E TOR ha violato lo Staples Center pur priva di Lowry ed Ibaka. Ultima nota: resto dell’idea che 34 mins combinati tra Alex Caruso (onesto paisà dalla precoce calvizie) e Troy Daniels (ottimo triplista con intensità di gioco tra livello pelouche e livello Bargnani) non siano una cosa “da Lakers”.