Sempre in modalità doppia: da una parte le mosse di mercato, dall’altra l’osservatorio sulla Summer League.
NEW YORK KNICKS/HOUSTON ROCKETS. Quando sei il GM, l’uomo-bandiera della proprietà e il perno di qualsiasi arrivo o partenza, sia riguardo ai giocatori che al coaching staff, non è bello se ti addormenti durante i try-outs pre draft. E’ quel che è capitato a Phil Jackson, plenipotenziario dei Knicks e bersaglio per nulla gratuito per il rendimento sconcertante della franchigia, e per l’ancor più sconcertante clima di guerriglia perenne che si respira a NY. Dopo aver ricevuto un due di picche persino da Porzingis (no grazie, faccio colazione da solo), oltre che il consueto muro di silenzio da parte di Melo, Phi-J ha pensato che fosse meglio togliere il disturbo. Il recente saluto di Jackson non è l’unico in cantiere, tuttavia. Melo ai Rockets è una voce che diventa sempre più rumorosa, e chissà, forse anche concreta. Ci sono, subito per cominciare, però, ENORMI problemi di bilancio da far quadrare, perché il monte salariale di Houston è già a 99 milioni di dollari…spalmati su 11 soli giocatori, “record” pro-capite della NBA. Contando altri 4 da mettere per forza sotto contratto (per un totale, se Morey sarà bravo, di 2 milioni come cifra minima), la firma di Paul e la probabile necessità di rifirmare, entro 2 anni, Capela, a cifre che saranno parecchio superiori ai 3 milioni scarsi attuali, ecco come l’approdo texano di Anthony risulti complicato. Di certo i Rockets dovranno sbarazzarsi di Ryan Anderson (20 MM di media per altri 3 anni), che però non può finire a NY per l’alto stipendio e perché è una specie di doppio di Porzingis. Ci vuole qualcuno interessato a RA, che sia in una trade separata da quella di Melo, o che sia una 3-way trade.
BOSTON CELTICS. Ancora nulla di ufficiale riguardo a Gordon Hayward. Registriamo, però, alcuni fatti. L’edizione italiana di wikipedia lo lancia già come giocatore dei Celtics, quella statunitense, che preferiamo, lo descrive così: GH last played for the Utah Jazz, segno che non è al momento in forza al team di Salt Lake City, e nemmeno è probabile ci torni. Più seriamente, quella di GH e di Boston/Utah, è la classica situazione in cui il giocatore avrebbe già espresso la sua volontà da 100 kg: non resto. Di questi 100 kg, 99 sono formati dalla precisazione: non resto e mi piace andare a Boston. La speranza dei Jazz (al momento, dando per perso Hayward, la squadra più indebolitasi finora) era portare a casa un pezzo dai Celtics, precisamente Jae Crowder in un’operazione di sign and trade corredata da quel “compenso”. I Celtics hanno chiarito che la richiesta per il #99 non era ricevibile, e che quindi, nel caso di partenza di Hayward verso Boston, nessun giocatore o altro tipo di integrazione avrebbe lasciato i Celtics per arrivare ai Jazz. Ainge sa di avere la volontà del giocatore, e dunque sta prendendo Utah per la gola.
SACRAMENTO KINGS. Vlade Divac e Peja Stojakovic (aiutante più o meno occulto..) sono sempre al Thomas Mack Center per le gare della SL: molto loquaci e sorridenti, sempre con un paio di bionde a non più di 130 cm di distanza, pare però stiano anche lavorando bene. Sacramento per ora rimane uno degli esempi manageriali da NON seguire nella NBA: ciò non toglie che alcune delle ultime mosse si stiano rivelando almeno interessanti. Innanzitutto il monte salari è uno dei più bassi (47 MM di $), poi il roster è pieno di giovanotti di buone speranze: tra rookies e secondo anno sono 8 i giocatori che possono giocare minuti nella NBA. Infine, a quel paio di giocatori esperti ma non vecchi che avevano (Koufos, Temple, Afflalo), hanno aggiunto George Hill, che come pg è sempre uno dal rendimento garantito anche se privo di guizzi superiori, e qualche veterano con ancora frecce in faretra e tanto esempio, urlacci, calci in culo da fornire (Randolph e Vincredible Carter, Matt Barnes). Molti di questi veteranoni sono ben conosciuti, per aver giocato per lui a Memphis, dal grande coach Joerger: uno che è arrivato alle stelle pulendo le stalle, ideale per portare in alto una situazione come quella dei Kings. Andati via gli equivoci (Collison), i bordeline (Ty Lawson) e quelli troppo ingombranti (DMC), ora a Sacramento, se continueranno in questa politica che non li vede fare miracoli ma nemmeno mosse assurde, hanno la pulizia e la chiarezza di ruoli necessaria per provare ad iniziare la risalita.
Ed ora la SL.
..Lonzo Ball è un passatore immaginifico, a volte potrà essere un realizzatore, non contiamo troppo che possa diventare un tiratore micidiale. Di certo è uno che occupa tutto lo spettro del gioco, come testimonia la tripla-doppia (11-11-11) messa a segno nella seconda apparizione a Las Vegas. Però, dovendo tagliare i paragoni con l’accetta, per ora somiglia più a Rajon Rondo che a Magic Johnson. Tra quelli scelti in zona Lottery allo scorso Draft, quello che senza dubbio ha più impressionato è Jayson Tatum. E’ vero che gioca nella SL-Posse dei Celtics, che è quella, W-L a parte, che ha di gran lunga maggior talento e maggior esperienza ai livelli superiori (NBA ed Eurolega) di tutte le altre. Pur essendo dunque agevolato dal valore dei compagni, per Tatum abbiamo solo una parola finora: dominatore. Dovrà essere un po’ meno lezioso e scolastico (la finta di virata in palleggio muovendo indietro la testa riesce massimo due volte anche al campetto dove vado io, poi o ti spezzano o ti derubano), ma sta davvero lasciando tutti a bocca aperta. Stanotte ha giocato anche il secondo più impressionante della Lotteria: De’Aaron Fox. Per la sua giovane età fornisce un mix davvero beneaugurante quanto ad equilibrio e completezza del gioco: le giuste proporzioni tra gioco di squadra e mettersi in proprio, la giusta proporzione tra gioco interno e perimetrale, una gran applicazione in difesa. Venendo a nomi meno conosciuti, ecco a voi tre giocatori molto diversi tra loro, accomunati dall’essere dei sottovalutati. Semi Ojeleye, 201 cm da SMU, scelto dai Celtics col numero 37: sf superfisicata, per non dire addirittura pesante, che ha buona mano da 3 e ha spesso difeso in questa SL sul centro degli avversari. Versatilità sia in difesa che in attacco, per questo giocatore che potrebbe fare il roster dei Celtics, contro ogni pronostico. Sindarius Thornwell, da South Carolina U., guardia di 196 cm con fisico da running-back, difficilmente fermabile in penetrazione; gli ho visto convertire più and1 che canestri “semplici” nella prima gara alla SL, è uno di quei giocatori che mancano lievemente di tiro per essere scelti al primo giro, ed infatti è sceso fino al numero 48 (Bucks), ma ha trovato dei veri estimatori nei Clippers: siamo certi che ne sentiremo parlare. Infine un paisà: Alex Caruso, undrafted 2016 da Texas A&M, 194 cm, ruolo pg, perché in questa posizione può far valere il fisico e le capacità di resistere ai contatti in penetrazione. Il tiro è migliorabile, per così dire, ma ha buon IQ, e quando fa errori di solito è per troppa foga. In ottica NBA potrebbe fare la squadra ma senza avere grande impiego o futuro; secondo noi, in accordo sia con le trombe per l’arrivo di Ryan Arcidiacono a Caserta sia con le prestazioni fornite da Aaron Craft a Trento, è un giocatore su cui poter puntare per risultati e/o speranze simili nel Campionato Italiano.