Tifosi Lakers: cosa potrebbe farli disperare e cosa gioire da un’analisi delle tempistiche degli infortuni di Anthony Davis?
La domanda non è banale, se si pensa con quanta cautela e scaramanzia sia stata affrontata la notizia dell’infortunio alla “parte bassa della schiena” (aka: osso sacro) del Monociglio. Davis, in realtà, ha perso meno gare in carriera di quanta sia stata la percezione generale riguardo le sue assenze: stagione in corso esclusa, sono 60 gare saltate a partire dal 2015/16; una media di 15 all’anno che però, forse anche perché sempre corredate da annunci di ritorno spesso posticipati/annullati e da un teatro in generale un po’ eccessivo, sono sembrate molte di più. Quel che appare singolare è la concentrazione delle assenze: il 75% (45/60) da Gennaio in poi. Siamo insomma entrati in piena zona rossa per quel che riguarda Davis, questa è la notizia brutta per i Lakers fans. La notizia buona è che l’anno in cui ha fatto registrare una tendenza opposta (7 assenze, solo 2 da Gennaio) è anche l’unico anno in cui Monociglio ha giocato un Playoff (perso vs Portland) e l’unico in cui ha avuto un compagno decente (Cousins) al fianco. Essendo in squadra con LBJ ed un gruppo di giocatori non certo di secondo piano, Davis sembrerebbe dunque, nonostante l’ultimo infortunio, sul percorso che ha distinto il suo unico anno vincente a livello di squadra; tuttavia la scaramanzia e la preoccupazione con cui i tifosi gialloviola guardano ai report sulle sue condizioni e sul suo rientro sono sintomatiche: a prescindere da un suo rientro stanotte vs OKC siamo entrati in un potenziale spartiacque per la stagione di LaLaLand.