Ci sono giocatori di cui pochi parlano, situazioni che nessuno analizza o trova nelle pieghe della NBA. Noi sì.
JARRETT JACK, NY KNICKS, PG. Il ruolo è opinabile, perchè J-Jack è una delle esemplificazioni più centrate del concetto di “combo guard”. Anzi, in carriera è stato usato molto più da sg che da pg, ed aveva fama di essere un anarchico, un animale da campetto. Questo rende ancora più eclatante la decisione/genialata del suo coach Jeff Hornacek. Ed è curioso che nessuno abbia posto l’accento su di essa, per commentare le prestazioni dei Knicks di colpo diventate buone dopo un inizio disastroso. Jack in carriera è stato prestato spesso alla Mela, dato che ha giocato anche nei BKN Nets. L’anno ai Knicks era iniziato in panchina. Coach Hornacek aveva affidato il ruolo di point man titolare a Ramon Sessions, con molti minuti anche al rookie Ntikilina. Risultato: con Ramon in quintetto NY è andata 0-8, perdendo tutte le 5 gare di preseason (passivo medio di 15 pti) e le prime 3 di regular season (passivo medio di 15 pti). Nelle 3 sconfitte di stagione Jack aveva avuto 6 mins di media, avendo giocato solo nella terza, a gara ormai andata. Ora i Knicks sono quinti nella Eastern Conference, possono pensare di resistere ed arrivare ai PO in un’annata programmata per essere disastrosa, e da quando Jack ha avuto il ruolo di pg titolare sono 10-4. Ovviamente tanti fattori concorrono alla finora ottima annata di NY, e di certo il primo di tutti si chiama Kristaps Porzingis, ma la decisione/genialata di Hornacek nel rinunciare al solido Sessions per affidare la squadra ad uno che nel vocabolario teneva “ragionare” addirittura alla lettera Z non deve passare sotto silenzio, nè lo deve l’intelligenza del giocatore che ha messo da parte alcune sue caratteristiche ormai “croniche” per fare l’utile della squadra e, in definitiva, anche il proprio. J-Jack ha risposto alla grande da subito, determinando in questo modo la riuscita dell’esperimento: a volte gli esiti di un’annata sportiva dipendono solo dal tempismo tra azione e risposta. Con lui in quintetto i Knicks hanno vinto 6 delle successive 7 gare: 2 miniserie di 3 W intervallate da un ko vs Houston, sfruttando il calendario che prevedeva 6 gare in casa ma, peraltro, vincendo l’unica trasferta chez LeBron. In questa serie di gare, il nostro eroe tirava malissimo da 3 (1/8) e malino da 2 (15/37), ma in fin dei conti non era quello che il coach gli chiedeva. Più interessanti sono altre caselle, in particolare perché riempite da uno che era famoso per essere un grande agonista ma anche, come detto, un devoto dello stile da campetto. Parliamo di sole 8 palle perse contro 42 assists e 5 recuperi, due gare senza palloni buttati, un rapporto assists/palle perse superiore a 5, e un plus/minus complessivo sulle 7 gare di +13. Dopo quel sei-su-sette che li ha rilanciati, i Knicks si sono mantenuti oltre il 50% con 4 W e 3 L (di nuovo una striscia di 7 gare dunque), e Jack ha calato un po’ il rendimento che rimane tuttavia eccellente e, ancora di più, utilissimo alla squadra: 2.5 di rapporto assists/palle perse, aggravato da una brutta gara a Orlando (infatti persa) con 6 palloni buttati, con plus/minus complessivo di +26; ha anche raddrizzato la mira: 14/28 da 2 e un decente 4/9 da 3. Subito dopo The Unicorn, quando guardate i Knicks: guardate Jarrett Jack.
Continueremo a proporvi la serie dei nascosti segreti della NBA, perché è facile parlare di Embiid il giorno dopo che segna 46 o fare classifiche dei grandi triplisti della storia mettendo in prima posizione Steph: noi cerchiamo di andare un po’ oltre.