Dopo il My Hidden Secrets dedicato alla difesa dei Boston Celtics, ecco quello che esamina l’attacco dei biancoverdi.
Pubblichiamo questa analisi con raro tempismo, subito dopo la peggior gara offensiva dell’era di Brad Stevens, avendo i Celtics (Irving out) appena perso segnando la miseria di 80 pti in casa.
Come quasi ogni allenatore moderno, il gioco di Stevens prevede situazioni e movimenti offensivi al posto di quel che una volta veniva chiamato Lo Schema, venerato e pedissequamente seguito come fosse stata una qualche chiave per accedere ai più olimpici misteri. Oggi, complice in parte il tiro da 3 punti ma anche una evoluzione culturale del coaching (sempre partita dalla NBA, come ogni vera nuova rivoluzione del Gioco), il rispetto quasi sacro per Lo Schema ha lasciato il posto ad attacchi che propongono, oltre al sempiterno pick and roll, movimenti programmati in determinate fasi del possesso, dividendo il campo in particolare tra lato della palla e lato lontano dalla palla, oppure, come fanno a Boston, tra metà alta (latitudinalmente fino alla linea dei liberi) e metà bassa del campo (sotto la carità). Brad Stevens fa cominciare i suoi attacchi principalmente in due modi: con un doppio post alto da cui far sviluppare p’n’roll da un lato (che diventa quello forte) e blocchi prima alto/basso poi laterali sul lato debole; grande enfasi è lasciata a blocchi ciechi e back-doors. Questo attacco è particolarmente efficace anche perché spesso, dati i suoi fondamentali, è il centro della formazione, Al Horford, a portare palla, e uno dei due bloccanti in post alto è Kyrie Irving. Un p’n’roll “capovolto” come quello tra Horford e Kyrie è di funzionalità devastante.
Un altro inizio tipico dei possessi offensivi dei Celtics applica un movimento che garantisce continuo spostamento di uomini e palla: la famigerata Mezza Ruota Sovietica, copyright Alexandar Gomelsky. E’ un attacco che parte da uno schieramento 2-1-2, con movimenti e tagli continui e, lontano dalla palla, doppi blocchi in successione, e può venire iniziato indifferentemente dal alto di campo più libero. Fa uso anche di passaggi consegnati e crea con relativa facilità sovrannumero su un lato del campo, lasciando agio di sviluppare back-doors, oltre che opzioni di 1 vs 1 sul lato sguarnito. Usato in forma “abbreviata” durante gli Europei di TelAviv e Istanbul anche dalla Nazionale Italiana, spesso prevede la rottura della continuità dell’azione, con il giocatore che trovandosi in posizione di point (di solito una guardia o una sf) e avendo su un lato campo libero o quasi, può agire efficacemente dal palleggio. Tiro da 3 a parte, la maggioranza dei restanti punti di Belinelli ed Aradori sono giunti da questa situazione.
Tornando ai Celtics: esaminiamo le stats dei singoli, ricordando che il sistema di Stevens è uno dei più raffinati godibili sul pianeta, e richiede esecutori altrettanto intelligenti e raffinati.
Kyrie Irving è la stella e principale risorsa offensiva. Al settimo anno di NBA sta avendo la miglior stagione per NetRating (differenza tra punti propiziati e concessi) a 6.8, frutto di un equilibrio maggiore della distribuzione offensiva di questi Celtics rispetto ai Cavs e di un suo enorme sforzo per migliorare in difesa. Ha anche il suo massimo in carriera per percentuale effettiva dal campo al 54.3%. Molto del rendimento di Irving dipende, come detto, dalla maggiore distribuzione delle responsabilità gestionali dei possessi. Infatti dove trovate un centro come Al Horford, capace di smazzare il 24.5% degli assists della squadra, avendo Irving poco più del 27%? E’ il massimo in carriera per Al, che nei due anni a Boston è balzato dal circa 16% (pur buono per un centro) tenuto agli Hawks al 23% dello scorso anno e al dato odierno. Il rapporto assists/palle perse è 2.04 per Irving, 2.69 per Al, dati non strabilianti ma molto solidi considerata la mole di pallone gestiti.
Nessun dubbio che i Celtics sarebbero molto più forti senza la sfortuna dell’infortunio a Gordon Hayward. Unico lato positivo dell’accaduto: aver potuto sviluppare le qualità di Jay+Jay, Brown & Tatum. Brown ha aumentato di quasi 8 punti la produzione a partita rispetto allo scorso anno, Tatum gioca come se fosse un veterano ed è una Stella predestinata, a parere di chi scrive il nuovo Melo, ma senza grasso in eccesso e con voglia di difendere. Il prodotto di Duke tira il 51.7 da 2 e il 46% da 3: guida la NBA nella specialità, anche se tra chi lo segue ci sono per esempio Klay e Korver che tirano il triplo e il doppio di lui, imbucando rispettivamente il 45.4 e il 43.4% delle triple che mandano verso l’anello. La distribuzione delle responsabilità lascia i Celtics avere 5 uomini in doppia cifra tra 24.1 e 11.4 (Irving-Brown-Tatum-Horford-Morris, il quale su 100 possessi avrebbe 24.2 di media), più Smart a 9.9 (e tira sotto al 35%) e Rozier a 9.2 (sui 100 possessi 20 tondi di media). Equilibrio non significa necessariamente esplosività, e infatti 19 squadre hanno un numero di punti/partita maggiore di Boston e solo 6 tirano peggio dei Celtics (su cui, a dire il vero, incide non poco l’annus horribilis per % di tiro di Marcus Smart). Boston recupera, oltre che con la difesa, leggermente con il ritmo, che è il 15’ della NBA per tiri generati, e soprattutto con l’efficacia nei momenti importanti: l’attacco dei Celtics è il terzo per efficacia nei secondi tempi delle partite e il primo nei quarti periodi.