Anunoby e Rivers.

ANUNOBY. La trade da cui almeno una delle franchigie interessate ha tratto reale, immediato beneficio. Chiamata direttamente da coach Thibodeau: ha ritrovato una difesa degna del suo brand fin dai tempi in cui era asst a Boston (di un signore di cui al punto seguente). Dall’arrivo di OG i Knicks, al 31/1, sono la seconda migliore formazione NBA dopo i Clippers: 80% di record (12-3), il giocatore è diventato immediatamente quello più impiegato (di poco, una dozzina di secondi più di Jalen Brunson, ma è significativo). L’arrivo di Anunoby non rivela solo l’intenzione di migliorare il rendimento della squadra, ma anche una visione più ampia e ambiziosa: lui è la bestia nera (nerissima) di Jaylen Brown, e in una Conference guidata (e in un certo senso dominata) dai Celtics, questa mossa imprime una dichiarazione di intenti da non sottovalutare. Con Anunoby i Knicks hanno superato anche i Sixers come terzi della EC. In una stagione in cui lo scoring è esploso, l’Inglese può dire che i “suoi” Knicks hanno concesso solo due volte più di 110 pti agli avversari, 7 volte li hanno tenuti sotto i 100 (di cui 2 sotto ai 90). La difesa di Anunoby si traduce “anche” in cifre (non “solo” in cifre come accade a molti): più rec che perse (1.8 vs 1.2) e 1.1 stoppate/gara; si tratta di 202 cm non mingherlini (105 kg) che giocano in posizione 2, rendendo le rotazioni un incubo. Per gli avversari.
DOC. Se un coach viene esonerato con circa il 70% di W e il secondo posto, moderatamente insidiato, a Est: è colpa del coach. Adrian Griffin Sr. era alla sua prima esperienza da head, e si è fatto volere male fin dal pre-season camp. Litiga e caccia (fa cacciare) Terry Stotts, uno dei suoi vice e uomo fidatissimo della nuova star Damian Lillard (anni insieme a Portland, una delle voci col segno + al momento di lasciare l’Oregon per il Wisconsin); litiga e non si fa volere bene da Giannis, sostituendolo dopo che El Greco aveva fatto platealmente segno di voler restare in campo: se il giocatore, la tua altra o prima stella, dice pianopiano di non voler andare in panca, allora lo puoi togliere (ma se fa gesti e non cenni col sopracciglio, allora lo devi lasciare in campo); ha optato per un reinserimento troppo graduale di Middleton: nelle prime 20 gare di RS ha sfondato i 25 mins solo due volte (poi è aumentato, ma ormai la traccia “in fondo KM non è così indispensabile” si era formata: grosso errore dal punto di vista anche del management, dal momento che Middleton è solo al secondo anno di una estensione quadriennale e in questo modo perde valore di mercato proprio quando la teoria di uno scambio lo vorrebbe al massimo del ritorno sia per la franchigia che per sé). Sono abbastanza sicuro che ogni riga, finora, abbia ferito quanto di delizioso e romantico alberga in voi, cari aficionados, riguardo lo sport: ma le leghe pro sono al 50% governate da queste regole, e la NBA è il manuale del successo per un campionato non federale. Una gestione simile da parte dell’allenatore genera nervosismo nella proprietà e negli uffici non meno che tra i giocatori: non si tratta di essere delusi dal secondo posto, quanto di essere preoccupati dalla possibilità che ogni malumore e crepa possa andare peggiorando. Dopo la (quindi) ragionevole cacciata di Griffin, si può aprire il capitolo dell’assunzione di Doc Rivers. Spiegabile se si vuole un c.d. navigatore dello spogliatoio che, tecnicamente, è più arretrato di Messina. Ed è stato capace, anche nel suo prime, di vincere un solo Anello coi Celtics di Pierce-Garnett-Allen. L’esordio ha detto L + L e l’idea è che c’erano almeno 10 nomi migliori di Rivers.