Stanotte Celtics e Wizards per l’Est e Warriors e Jazz per l’Ovest: era questo il programma degli NBA PlayOffs giunti alle Conference Semifinals.

Ma una gara ha rubato la scena; ricordate: mai nulla di normale quando giocano i Celtics. Come non è normale la fantasia dei fans (cfr. la foto dell’articolo) nel ri-visitare con il dente perso da Thomas (tooth) la frase-simbolo di Paul Pierce (truth).

 

TD GARDEN, BOSTON. WASHINGTON WIZARDS 119 – BOSTON CELTICS 129

“Sono successe molte cose più grandi del basket” (Brad Stevens). E continuano ad accadere. 18 aprile: Isaiah Thomas perde la sorella minore in un incidente stradale, gioca lo stesso e segna 33, pur in una sconfitta. 30 aprile: Isaiah Thomas torna dopo 5000 miglia round trip dal funerale della sorella e segna 33 guidando Boston alla W in Gara1 delle Conference Semis, dopo uno scontro fortuito in cui perde un dente. 2 maggio: sarebbe stato il compleanno di Chyna, Isaiah Thomas segna 53 punti, massimo in carriera. Il basket è solo il teatro, la scenografia, della storia che sta raccontando la grandezza di questo uomo. Forse è anche qualcosa di più, seguendo le parole di IT4..”basketball….when I’m on the court,…and my teammates: it’s what keeps me going now”. La serie tra Celtics e Wizards, in attesa di come si svilupperà quella tra Spurs e Rockets, è LA serie di questi PO 2017. Durissima, cattiva nel senso sportivo del termine, senza risparmio di energie, colpi, parole e grande basket. Il frammento di gara che ha visto accadere una tripla di Wall, seguita da un lay-up carpiato di Smart capace di catturare l’equilibrio perfetto tra Michelangelo e Tania Cagnotto, la risposta da 3 di Beal, la contro-risposta ancora da 3 di Bradley, e il boato della folla: è qualcosa di indimenticabile. Considerate che tutto questo basket straordinario (altro esempio: Celtics per la seconda consecutiva al 51% dal campo, Wizards al 47, ma rovinato nel finale e in OT dopo aver veleggiato al 70% nel primo quarto) avviene in un ambiente in cui tra il dente di Thomas in Gara1, il naso di Porter (13-9-4) stanotte, e altri tagli e colpi e graffi, un cut-man come nella boxe sarebbe utile nei due angoli…cioè: panchine. Questa intensità premia non solo chi ha la panchina lunga, ma anche chi ha il coraggio di usarla. Brad Stevens ha dato minuti a Jaylen Brown, venendone ripagato con tanta difesa (in gran parte sua la scintilla della rimonta completata nel terzo quarto) e un paio di canestri, ha dato minuti a Terry Rozier (12-6-4 e +25 di plus/minus, migliore di tutti), venendone ripagato con la tripla del pareggio a 110 con 2 mins alla fine. Stevens ha costruito queste prestazioni durante la stagione, lasciando minuti ai suoi giovani e ai suoi panchinari, ed ora ne trae, con coraggio, i dovuti dividendi. Stessa cosa non si può dire di coach Brooks, che dopo averlo voluto e preso da Brooklyn, ha usato tanto Bogdanovic in stagione, per non lasciargli che secondi inutili nelle ultime due gare; lo stesso vale per Brandon Jennings e, in parte, per Satoransky. Il Croato e l’ex Virtus Roma sarebbero stati utili per dare sollievo a Gemello Markieff (16-6-3 con 2 rec e 1 stoppata, ma fouled out, martirizzato da IT4 sui cambi difensivi, ha comunque giocato nonostante la caviglia destra infortunata) o John Wall, che nel finale ha mandato corti tutti gli ultimi tiri, segno di stanchezza infinita (per lui 47’ in campo e 40-3-13 con 3 rec e 3 stoppate, 2 su Smart per vendicare le 3 subite in Gara1: le rivalità e le leggende si nutrono anche di questi confronti). A inizio del quarto periodo i due trascinatori delle rispettive squadre avevano Wall 35 punti (11 ass) e Thomas 24 (2 ass).  Nel primo quarto John aveva infilato 19 dei 42 punti dei suoi (e 5 assists), Isaiah 15 su 29. IT4 ha superato Wall verso la fine dei tempi regolamentari (40 a 39), pareggiato poco dopo dalla pg degli Wizards che metteva un libero per sbagliare il secondo e non segnare più per 7 minuti, OT compreso. Dopo il 110 pari di Rozier, Thomas dice 112, e Wall replica appunto col 111. Dopo una serie di palloni buttati dai Celtics per allungare il vantaggio (5 errori al tiro e due perse), la tripla di Otto Porter mette avanti WAS 114-112: palla a Thomas che pareggia. Lascia però qualche secondo a Washington per due game winners nelle mani di Wall (corto) e Beal sul rimbalzo (air-ball). La volontà e l’organizzazione di Washington sono state straordinarie, ma non sufficienti a pareggiare quelle di Boston, che nel supplementare va sotto ma poi dilaga, lasciando scoreless gli avversari per quasi 3 mins, mentre Thomas (alla fine 53-4-4 con 18/33 al tiro, e nei minuti decisivi: lui 13 con 2 ass, Wall 0 con 2 ass) faceva ogni tipo di capolavoro segnando sempre, anche così: fallo (il sesto) di Morris all’altezza della linea di tiro libero, la palla scappa dalle mani di IT4, che la riprende e prima di ricadere imbuca dai 5 metri. Trasferendosi la serie a Capitol City è lecito pensare che alcune cose cambieranno in leggero favore degli Wizards, ma finora il livello di fisicità delle gare si è rivelato intollerabile per Wall e compagni soprattutto a causa di rotazioni che Brooks tiene più limitate di quelle dei Celtics e di amnesie periodiche, in particolare da parte di Gortat e Beal: tutti dovranno compiere un passo avanti per allungare la serie, sia coach Brooks che alcuni dei suoi giocatori…ammesso che lui li metta in campo.

Per chiudere altri score: Al Horford 15-12-3 (nelle ultime 4 gare il centro dei Celtics ha 29 assists e 6 perse, un rapporto che fa invidia a qualunque pg); Marcus Smart 9-4-5 con 2 rec e 1 stoppata: il Re degli intangibles si sta avviando a trovare un ruolo nella storia dei Celtics tra quegli hustle-players che hanno punteggiato i rosters biancoverdi; Gortat 14+10, MA ben 42 mins, e conoscete tutti ormai il Teorema che lo riguarda; Kelly Oubre Jr. 12+7 e tanta difesa, oltre agli ultimi due canestri (gli unici nell’OT) per Washington, una tripla e un canestro su reboff: il ragazzino secondo anno da Kansas U. sta venendo fuori alla grande anche nei PO come uno dei 3andD di riferimento nella NBA, può guardare chiunque a parte i centri e dal lato debole ha già la sapienza di un veterano; Bradley Beal 14-5-4 con 4/15 al tiro: partitaccia, prima ancora che per il rendimento o le %, proprio per aver subìto tutto il tempo l’aggressività di Boston.

 

ORACLE ARENA, OAKLAND. UTAH JAZZ 94 – GS WARRIORS 106

Il punteggio finale e anche quello di ogni singolo quarto non ingannino: è stata pura gestione da parte di GS, che nel secondo quarto e dopo the halftime ha preso in fretta per due volte un quasi-ventello di vantaggio. Prima partita della serie, chiamiamola gara d’assaggio per entrambe. Certo che se Gobert è il miglior marcatore per Utah, e con 13 non con 30, per i Jazz non sono previste buone notizie. In panchina Steve Kerr ancora non si vede, e anche stanotte, con Steph (22-7-5) che cadendo un po’ storto da un lay-up ha dovuto ricorrere alle cure dello staff, si può confermare che la salute perfetta non è di casa tra gli Warriors. Anche per questo hanno sempre “riposato” dopo aver creato il break con la difesa. Guardate le % di Utah, infatti: non tanto il globale dal campo (46.3) quanto quelle degli usuali realizzatori: Hayward 4/15, JJ 4/10, Hill 3/9…solo Hood al 50% (12 ma con 12 tiri, 6/8 da 2, 0/4 da 3). L’ultimo periodo è stato in gran parte di garbage, ed entrambe le squadre hanno schierato tutti i giocatori. L’impressione è che Golden State sia molto cauta con gli sforzi, la salute, il risparmio di energie, ma anche che siano tutti un po’ preoccupati della salute del coach, su cui non ci sono recenti notizie illuminanti, se non le solite ormai vecchie di 10 gg. Migliore in campo Dray-G (17-8-6 con 2 rec e 2 stoppate, e buona parte dello scalpo di Hayward e JJ), di KD invece (17 ma con 17 tiri) rassicurano i ben 31 mins in una gara senza troppa storia (segno che sta tornando pienamente efficiente e soprattutto che vanno diradandosi gli episodi collaterali, i mini-dolori di assestamento). Per Utah, dicevamo, migliore in campo Gobert (13-8-3 con 2 rec e 1 stoppata in 31’ di campo), che non si è lesinato nemmeno nel seguire Steph oltre l’arco: ne è uscito battuto e un po’ irriso da crossover vari, ma non umiliato.