Le Conference Finals hanno dato la prima Finalista assoluta: sono i Golden State Warriors.
La squadra della Bay Area è alla terza Finale consecutiva, dopo quella dominata del 2015 e quella mezza scippata dalla squalifica di Draymond Green nel 2016. Gli Warriors arrivano alle Finals 2017 dopo aver rifilato tre sweeps consecutivi a Blazers, Jazz, Spurs. Alla prova del campo sono stati 4-0 identici solo nel risultato. Passeggiata contro Portland, sassolini nelle scarpe vs Utah, e grande difficoltà vs San antonio, almeno fino all’infortunio di Kawhi Leonard, che ha privato gli Spurs del secondo elemento del quintetto base: Tony Parker infatti era fuori fin da Gara3 di Conference Semis per un infortunio al ginocchio che gli è costato i PO ma forse anche la carriera. Gara1 era stata recuperata per i capelli da GS dopo un deciso predominio dei ragazzi di Pop e Messina, e Gara2 vedeva gli Spurs avanti di 23 nel momento in cui Leonard doveva alzare bandiera bianca. Gara3+4 sono state pure passerelle per i Californiani, che hanno avuto la “fortuna” di pagare il loro tributo agli infortuni in Regular Season (Durant fuori da metà Febbraio fino a poco dal termina delle 82 gare).
Parlare di passerella è ingiusto, visto l’impegno e soprattutto il rendimento offerti dal giocatore, ma può essere che stanotte si sia giocata l’ultima gara di Manu Ginobili nella NBA. Intanto lo score: 15-1-7 con 3 rec. Il passo d’addio non è certo, per quanto spesso annunciato, e in ogni caso il pubblico texano ha salutato il suo gaucho come fosse stata davvero l’ultima partita, con commozione certo superiore a quella lasciata intravedere dall’Argentino, che tuttavia, ne siamo sicuri, ha un po’ accusato il colpo di tanto affetto. Dopo il ritiro di Duncan, anche Parker e Ginobili potrebbero non tornare il prossimo anno, ma elementi di rivincita personale (non è bello uscire con una eliminazione e non è bello infortunarsi per non più tornare), di carattere sportivo (non sono alla frutta) e di carattere economico (il nuovo contratto televisivo consente aperture di spazi salariali impossibili fino a questa stagione) potrebbero ripresentarci Tony e Manu in campo.
A proposito di infortuni: stagione finita per Isaiah Thomas. Tanto per dire quanto contino gli imprevisti fisici nella NBA. E tanto per dire quanto orgoglio, tecnica e anche rabbia si nascondano nei giovani Celtics di Brad Stevens. Quindi, sì, le cose potevano andare peggio: dopo la morte della sorella minore, la frattura della mascella, è arrivata anche questa tegola sul capo della pg dei Celtics. L’infortunio a Thomas è particolare e non deriva direttamente dal campo di gioco. O meglio: il campo di gioco, le continue botte che IT4 prende, essendo fra l’altro anche uno dei giocatori NBA più frequentemente sbatacchiato per terra, ha esasperato una situazione congenita, che in tante persone resta latente fino ai 90 anni, al Ciel piacendo. Si tratta, molto in breve, di una non perfetta corrispondenza tra la testa del femore, la cartilagine e l’alveo dell’anca in cui il femore si “aggancia” e ruota. Nome tecnico: conflitto femoro-acetabulare dell’anca, e solo di recente, nell’ultimo quinquennio soprattutto, viene risolto in artroscopia, motivo per cui, secondo lo staff dei Celtics, è probabile un intervento per il nanerottolo. Che è stato, in Gara3, degnamente sostituito un po’ da tutti i compagni, ma soprattutto da Marcus Smart: non conosciuto certo per essere un tiratore, MS nel giorno del forfait del suo capitano ha tirato 7/10 da 3, sempre in momenti clutch, e ha chiuso con 27-7-5, 2 rec e 1 stoppata.
Ora i Cavs sono obbligati a vincere gara4 (stanotte) per non perdere del tutto il fattore campo guadagnato dopo aver sbancato Boston nelle prima due partite della serie. Ai Celtica probabilmente mancherà anche Amir Johnson per un problema alla spalla destra.