La Gazzetta dello Sport ha torto: capita a chi guarda 15 invece che 400 gare NBA/anno. Però, in effetti, LAL vs HOU è inguardabile, ma saranno al massimo 7 partite.
Bucks fuori, dunque. Melanconicamente eliminati dall’emergere, a cominciare dalla Bubble, dei propri dubbi e delle differenze tra quello che riuscivano a mettere sul campo prima della sospensione vs dopo la ripartenza. Un declino generalizzato, maturato molto prima dell’0infortunio ad Antetokounmpo: ha coinvolto tutti, dal Greco a coach Bud passando per Bledsoe, Middleton ed una panchina lunghissima ma diventata improvvisamente uguale a tutte le altre. Sparita ogni traccia di Ilyasova (un vero crimine vs lo sport rinunciare al Turco), DJ Wilson, Sterling Brown (anche di Gemello Robin, per il quale almeno esiste la scusa di qualche problema fisico), mentre sul campo si rimpicciolivano Connaughton e DiVincenzo, e trovavano tanti minuti gli ultimi arrivati Korver e Marvin Williams. Anche questo “sorpasso”, concesso da parte di Budenholzer a due ultimi arrivati sopra giocatori più storicamente inseriti nel tessuto della squadra, lascia perplessi. Ora il destino del coach è sul filo, così come quello del Greco. A favore di una loro permanenza gioca il fattore più importante al momento nella NBA: l’incertezza economica sul futuro. Non per scarsa programmazione, ma proprio per le condizioni particolari generate dalla pandemia, è quasi impossibile al momento determinare quale sarà il budget del prossimo anno, quale di conseguenza il salary cap e quali dunque gli affari possibili e quelli impossibili. La NBA sta seriamente pensando di spostare la data di inizio della prossima stagione da Dicembre 2020 a Marzo 2021, quando potrebbe addirittura essere possibile giocare con il pubblico (o un po’ di pubblico). Senza Covid, al 99% Giannis sarebbe in partenza: verso Golden State, con un meccanismo complicato ma percorribile di cui già su queste pagine ho dato conto, oppure verso i killer Miami Heat, con minori speranze da riservare a Lakers, Hawks, Pelicans e T’Wolves (Minneapolis, la città gemella di Milwaukee: sarebbe un affronto pazzesco).
Approfittando del fatto che i PO sono arrivati alle Conference Semis, con un ritmo lento di due gare a notte, ecco una rivista sulle altre serie, ancora in pieno svolgimento.
CELTICS 3 – RAPTORS 2. Escluso che il fattore campo nella Bubble esista: lo testimonia questa serie con 5 W su 5 “fuori casa”. Decisamente è tutto nelle mani di Boston, che sta determinando i risultati con l’oscillazione delle PROPRIE prestazioni, più che risentire degli sforzi più o meno efficaci che TOR riesce a mettere in campo. Ricordando sempre che stanno giocando senza Hayward (ovvero 17-6-5 con quasi il 40% da 3), ora i biancoverdi hanno il secondo match-ball in mano, e faran bene a non mancarlo.
CLIPPERS 2 – NUGGETS 1. Anche in questo caso dipende solo da ClipperTown: dimostrato dall’esito di Gara3, quando dopo un TO di Doc sotto di 7 con 7 mins da giocare, i Clippers sono tornati in campo decisi a difendere e a fare almeno due passaggi in attacco. Risultato: 21 – 6 in 5 mins, parziale culminato nella ormai famosa “middle finger block”, piuttosto irriverente dato il dito che per ultimo ha lasciato la palla, di Kawhi su Murray. E’ tutto lì, nella voglia della L.A. “minore” di giocare senza sonnolenze.
LAKERS 2 – ROCKETS 1. Sonnolenze che causa in gran copia la serie di PO più brutta, brutta, brutta della storia recente della NBA. Una noia assurda: si tratta di trovare il modo di restare svegli resistendo ai vari intervalli e TO di durata assurdamente lunga, tenendo botta fino al quarto periodo. Oppure svegliarsi in tempo per gli ultimi 12. Il solo vero colpo a sorpresa è l’ennesima rinascita di Rajon Rondo. L’ex Celtic ha avuto la carriera un po’ bloccata da un carattere non facile, ma per passare la palla ha le mani che Jerry West aveva per tirare, ed è un vero vincente: quando arriva il momento in cui si può vincere davvero, Rajon sale di livello automaticamente. LeBron lo detesta, ma ne conosce il valore e quindi lo sopporta. Poi RR, che davvero è dispettoso come un gatto, in Gara 3 ha messo 3/3 da 3 nel quarto periodo e potete star certi che il motivo è nel fatto che praticamente tutti affermano che uno dei motivi per il calo della carriera è nella sua scarsa precisione oltre l’arco.