Erano due anche stanotte le gare: la prima ha dato un risultato che è il 30% di un verdetto, ma c’era anche una Gara7..

Ci si aspettava un O.K. Corral tra Utah e Denver, invece è stato un Obradovic vs Messina, per un punteggio che sa molto più di Eurolega che di NBA. Per quanto incredibile possa sembrare, Denver l’ha vinta in attacco: grazie ai 50 pti messi in cantiere nel primo tempo, che hanno resistito fino a circa 8 mins dalla fine quando Utah ha operato un illusorio sorpasso. I due grandi protagonisti, Murray e Mitchell, hanno dovuto passare attraverso attenzioni di tutti i tipi, tattiche e fisiche: alla fine Jamal Murray si è confermato giocatore migliore, più pronto per i piani altissimi e decisamente più abile nel gestire squadra e situazioni. E’ questo il gap maggiore tra le due giovani stelle, un gap che forse non sarà mai colmato. Più punti Mitchell (22 vs 17) e più vetrina, ma anche più palle perse (ben 9 sulle 12 totali dei Jazz vs 2, in sostanziale parità di minuti, 43 vs 41 della Pepita). Dal sorpasso Utah e ri-pareggio Nuggets, in circa 6 mins di gioco è stato un mini-supplementare finito 12-10, con l’emozione dei 17 secs della sequenza finale: Mitchell perde palla, Murray assiste Craig che divora un lay-up già fatto, e la tripla di Mike figlio di Mike per la W che entra ed esce. Davvero un nulla ha separato queste due formazioni, e quel nulla, per una volta, non è atletico o tecnico, ma è cervello. Un po’ più di intelligenza cestistica alberga nelle teste di Murray e Jokic (30-14-4, 2/5 da 3) rispetto a quelle di Mitchell e Gobert (19+18 e 2 stoppate), più fisici ed istintivi. Denver si è presentata più pronta e convinta, con le trappole per Mitchell (solo 7 nel primo half), mentre Utah si è ricomposta nell’intervallo, tornando in campo pronta a negare quasi tutto ai Nuggets: DEN ha segnato solo 30 (15+15) nel secondo tempo, e 23 di quei 30 sono arrivati da Murray+Jokic; probabilmente 7 punti in metà gara sono il minimo storico NBA da parte dei compagni di due giocatori nei PO. Uno tra i migliori coach, nonché allenatore più trendy della NBA (jeans stretti, caviglia scoperta, Vans) va a casa e avanza il classico coach figlio di coach: Mike Malone è innovativo nella tradizione, esempio di conservatività aver tenuto tutto il quarto periodo a sedere la stellina nascente Porter Jr. preferendogli Gary Harris e Torrey Craig. Proprio Harris, tornato in campo da pochi giorni, ha rivelato come mai una sg sottodimensionata e abbastanza normale (per la NBA) offensivamente sia pagata 19 MM$$ di media fino al 2022: la persa finale di Mitchell è tutta merito del prodotto Michigan State.

 

Date a JT quel che è di JT, ovvero: una volta tanto il marcatore n. 11 della NBA non è stato trattato peggio del 18mo procacciatore di liberi, ma ha avuto 14 lunette a disposizione, sfruttandole tutte. Non per banalizzare lo sforzo compiuto dai Celtics, ma gran parte della loro gara, oltre che ovviamente di quella di Tatum (34-8-6), è in nella discrepanza tra il trattamento che solitamente i refs riservano al giocatore (5 liberi di media) e quello di stanotte, decisamente più prossimo al vero. Toronto arriva al terzo KO in the Bubble vs BOS, ma aveva iniziato molto meglio del solito, senza siccità offensiva e con 0 palle perse nei primi 8 mins. Le cattive notizie per i Dinosauri venivano da: le % di tiro di VanVleet (3/12 da 3, è 5/23 nella serie), la sensazione che la caviglia del Subcomandante Lowry non sia per nulla a posto (40 mins, 16-5-7 con 4 rec, ma 0/7 da 3) e il fatto che nonostante tutto BOS fosse sempre attaccata ai Canadesi, a volte anche davanti. Grande merito per tale resistenza a Robert Williams: il giovane lungo di BOS 10-5-2 con 2 stoppate, quasi tutto nel primo quarto (è 10/10 dal campo nella serie, anche se con 8 schiacciate). Il break potenziale a fine terzo periodo, complice un passaggio arbitrale, di somma indecisione, che invertiva a sfavore di BOS una chiamata e vi aggiungeva un Flagrant 1: alla fine della storia era +12 Raptors con 16 mins da giocare. Celtics rimessi in gara da difesa inflessibile (solo 23 concessi in quei minuti) e dai 10 minuti di follia di Marcus Smart, che infilava 5 triple di seguito (una da 4 punti). Difficile perderla a quel punto: a TOR mancava l’apporto di Siakam, che i Celtics hanno evidentemente analizzato perfettamente, dal momento che in due gare non è quasi riuscito a giocare (11/32 dal campo nella serie), e nulla serviva la migliore in stagione di OG Anunoby (20+7 con 4/6 da 3) anche perché sul giocatore nato in Inghilterra pesano due errori che hanno fruttato 6 lunette a Boston negli ultimi 3 mins. Da sottolineare che i Celtics sono sempre privi di Hayward, e che Kemba ha iniziato 0/8, togliendo il tappo dal canestro solo nel terzo quarto.