Sempre due gare, quelle dalla parte di Cavs e Spurs, per continuare anche stanotte le Conference Semis.
Prima di iniziare il Recap notturno, un dato che è insieme curioso e significativo: per preservare la salute che al momento non è delle migliori, a cominciare da coach Kerr, gli Warriors stanno giocando un po’ a tira e molla con i loro avversari, costruendo parziali favorevoli e poi gestendoli, facendoli rientrare un po’ nel punteggio ma senza correre rischi. Bene, questo metodo è altamente fruttuoso, davvero privo di pericoli e indica una sapienza inusitata nel calibrare gli sforzi: infatti Golden State non va sotto dal terzo periodo di Gara3 vs i Blazers, da tre gare e mezzo insomma
TOYOTA CENTER, HOUSTON. SA SPURS 103 – HOUSTON ROCKETS 92
Da Gara1 a Gara3 questa serie è completamente cambiata. Dopo essersi fatta sorprendere alla prima, la squadra di Pop e Messina ha compiuto aggiustamenti che definire proficui è poco. Gara1, Houston 126 punti; media di Gara 2+3, 94. In Gara1 22 triple per i Rockets, mentre 23 è la somma dei tiri da tre imbucati nelle due successive; parlando dei punti in transizione (molto importanti perché si tratta dei puti segnati col famoso attacco “7 seconds or less” di Mike D’Antoni) registriamo che sono stati 28 in Gara1 e solo 20 nel combinato di G2+3. Avremo altri numeri da mostrare, ora ricordiamo che la gara di stanotte era molto importante anche perché era la prima dopo il grave infortunio occorso a Tony Parker: stagione finita, forse carriera finita. Dove eravate nella primavera del 2001 mentre gli Spurs giocavano i PO? Eravate nati? Stavate aspettando un figlio, facendo la maturità? E’ da allora che Parker non saltava una gara di in post-season. 16 anni e 221 partite in fila (record NBA), che lo hanno reso il quinto assist-man e il nono realizzatore da PO nella storia della Associazione. Reagire sul campo forse sarà più facile che reagire umanamente per SA, date le notizie che circolano sul possibile non ritorno del grande Francese. Intanto, gli Spurs hanno messo in quintetto al suo posto la pg rookie Dejountè Murray, uno di quelli che fin dai MockDraft dell’anno scorso abbiamo definito come “predestinato”, ed ennesimo “colpo” stile Kawhi Leonard da parte dello scouting degli Spurs. A parte un paio di perse iniziali, DM ha giocato discretamente, e gli va dato credito perché c’è un po’ di differenza tra l’esordire vs Pat Beverley (uno dei migliori difensori della NBA) invece che, per esempio, vs Kyrie Irving o Josè Calderon. Il ragazzino, usato con parsimonia da Pop (14 minuti) ha tuttavia avuto modo di risultare il migliore tra i suoi per plus/minus (+11). Dato che è impossibile parlare di Rockets e Spurs senza parlare dei due simboli, ecco alcune cose su Kawhi e sulla Barba. Harden (stanotte 43-2-5 col 50% al tiro) entrava in Gara3 con 10/30 al tiro e concedendo a Clint Capela (12-16-3 con 5 stoppate) il ruolo di miglior realizzatore nelle prime due gare: non un gran segno, e difficoltà confermate nel primo tempo di stanotte, prima di esplodere con 14 punti nel terzo periodo, di cui 12 consecutivi nel momento in cui per la prima volta gli Spurs allungavano a +9 (50-41). E’ molto cambiato il modo di arbitrare Harden: dopo che l’ineffabile arbitro Tony Brothers aveva permesso di tutto alla Barba in Gara1, ora i refs stanno finalmente attenti sia ai suoi gomiti sia ai movimenti innaturali che fa per prendersi un fallo mentre tira le triple. Difendere su Harden resta tuttavia un esercizio che necessita della concentrazione e la compostezza di un ninja, ma gli Spurs (osservate come tengono le braccia, enfatizzando la loro adesione purissima al regolamento) ci stanno riuscendo bene. Kawhi (26-10-7, 45% al tiro), dal canto suo, iniziava la partita con lo stesso numero di tiri di Harden, però avendone centrati 18. Nei PO Leonard stava tirando col 97% ai liberi, il 56% dal campo, il 50% da 3: cifre leggermente peggiorate stanotte, ma ancora nel complesso valide. La differenza che ha determinato Gara2+3 rispetto alla prima sta nell’efficacia della difesa di SA e nel centrato obiettivo di spingere il pallone sottocanestro coinvolgendo Aldridge e Gasol: insieme i due hanno scritto stanotte 38-16-6 con 16/28 al tiro, e il ritorno di Gasol in quintetto ha dato un’impronta difensiva eccezionale agli Spurs. Un prolungato “letargo da regular season” aveva infatti tenuto Pau lontano dallo starting5 a favore di David Lee, ma il Catalano è uomo che con il semplice “standing” altera i tiri degli avversari, ed infatti nel primo half, stanotte, gli Spurs avevano 28 in the paint contro i soli 6 (e 0 in transizione/contropiede primario) dei Rockets. La svolta difensiva dura da due partite, ed è servita a SA per recuperare il fattore campo. I maligni trovano nella debolezza mostrata dai Rockets in queste due partite importanti (dissipare un vantaggio esterno è spesso fatale nei PO) una continuità non positiva con altre squadre di Mike D’Antoni: vedremo come Harden e compagni reagiranno.
AIR CANADA CENTER, TORONTO. CLEVELAND CAVS 115 – TORONTO RAPTORS 94
In una game-time decision avvenuta proprio a pochi minuti dalla palla a due, dopo la ruota di riscaldamento, Kyle Lowry non è riuscito a scendere in campo stanotte per problemi alla caviglia destra. Senza il Subcomandante, i Raptors hanno provato a vendere cara la pelle, ma ci sono riusciti solo per 32 minuti, poi verso la metà del terzo quarto hanno subìto un 20-4 che li ha avviati alla terza sconfitta, ed ora sono a un passo dall’eliminazione. 11-22-21: sono i distacchi che i Cavs hanno inflitto a Toronto nelle tre partite, e questo fa sì che sia possibile per loro stabilire il record NBA per maggior differenziale-punti in una serie di PO nella storia. Un’altra cosa, che di certo farebbe molto più felici i Cavs che quell’inutile record, sarebbe che, con lo sweep, avrebbero una settimana in più degli avversari per riposarsi, e si sa come altamente considerato sia il riposo da LBJ. Senza il compagno, stanotte DMDR si è lo stesso superato, arrivando a 37 punti deliziosamente, poeticamente, eroicamente old-school: 12/23 e 13/13 dalla carità, senza nemmeno tentare una tripla. E’ evidente che nel basket di oggi una sg che non tiri da 3 sia una specie di annunciato volo di Icaro, ma lo stesso, anzi: proprio per quello, noi AMIAMO DeRozan. Toronto ha tirato 87 volte, ma solo 11 da 2 (ne ha infilate solo 2, di triple); Cleveland ha tirato 76 volte, ma con 13/13 oltre l’arco: è evidente che la W sorrida alla squadra che fa meno volume ma più qualità, secondo i parametri odierni. Oltretuto, i Cavs hanno rpeso 24: ripeto 24, rimbalzi in più, e alla fine un altro dato commovente dei Raptors viene reso inutile da quanto messo in opera da Cleveland: stiamo parlando delle sole 4 palle perse, contro le 16 dei ragazzi di coach Lue. Questa serie, che pare segnatissima, e accumula gare dal distacco sostanzioso, resta tuttavia tecnicamente interessantissima, non solo per alcune prestazioni singole o di squadra, ma perché mostra dal vero, in diretta, in piena contemporaneità quale è la differenza tra il basket di oggi e quello di 10 anni fa, e quale, sia vincente. Qualche score: Valanciunas 19+8, LBJ 35-8-7, Love 16+13; la panchina di Toronto 9-7-6, quella dei Cavs 30-10-4 con 6/8 da 3 (KK 4/6).