Gara 6 delle Eastern Finals manda i Toronto Raptors alle NBA Finals.
The North scrive una pagina della propria storia e della storia della NBA: abbandonano infatti l’elenco delle franchigie che non hanno mai disputato una Finale. Nella lista compaiono due lungodegenti (dal 1967 e dal 1970), ma possibili prossime finaliste, come Denver e i Clippers, un paziente irrecuperabile come Nola, e ben 3 franchigie delle espansioni più o meno recenti, dal 1989 in poi: Hornets, T’Wolves e Grizzlies. I Raptors raggiungono dunque i Magic come unica altra expansion della NBA moderna capace di giocarsi l’Anello. Prima della gara continuiamo con la storia: dal 1980 in poi, quando la NBA fu salvata e riedificata dall’arrivo di Larry&Magic e dall’abilità manageriale di David Stern, solo Magic ed ora Steph si son dimostrati capaci di dominare col sorriso; tutti gli altri, da MJ a Bird, Shaq e Kobe, Duncan e Pop, LeBron, se volete Harden o i Pistons, hanno sempre avuto etichette lontane dalla spensieratezza: feroce determinazione, frignate perenni, tecnica condita da faccia scurissima, atteggiamento “sono io l’unico umano degno di stare sul pianeta” od altro, è sembrato sempre necessario essere un po’ stronzi per ottenere il successo. La lezione, tra le tante di questa sconfitta, è stata imparata dallo Pterodattilo, che ha preso e se ne è andato lasciando il compagno Middleton da solo a metà della conferenza stampa post-partita. Giannis è un ragazzo simpaticissimo ed intelligente, ed ha capito tutto: ha messo la maschera ombrosa e vi invito da ora ad ammirare la sua prossima stagione. Ha cominciato a prenderci da fuori, è incazzato (anche un po’ con coach e compagni pur se non lo ammetterà mai) e l’anno prossimo non vorrei trovarmi sulla sua strada. Ma intanto sulla Glory Road son rimasti i Dinosauri, che anche se chiamano se stessi The North non sono la città più a Nord ad aver giocato le Finals: Seattle ha 4 gradi di latitudine in più. Il KO di questa Gara 6 è bruciante per i Bucks perchè si sono trovati due volte, metà del secondo e metà del terzo periodo, a +15. Entrambe le volte sono stati ripresi da tre fattori. Il primo: Kawhi, che quando gioca come stanotte aumenta e conferma la sensazione che, in fondo, sia lui il miglior giocatore della NBA, e pazienza se quasi non parla: 27-17-7 con 2 rec e 2 stoppate e difesa e laedership e capacità di colpire sempre nei momenti del bisogno. Secondo fattore: Kyle Lowry. Non l’ho soprannominato per caso Il Subcomandante: è ovunque e governa gli spiriti di una città e una regione esattamente come Marcos era nelle vene di San Cristobal e di ogni Chiapaneco. Stanotte ha ulteriormente messo in azione la propria maggior sapienza su Eric Bledsoe, diretto avversario, ma ha anche giocato la miglior partita che io ricordi in 10 anni per una guardia che dopo il cambio finisce a marcare il lungo avversario: è un mestiere poco visibile ma necessita di un’arte immensa e non finisce nelle stats pur eccezionali, 17-5-8 con 3/4 da 3 e 1 sola persa (!!!) in una gara dentro/fuori durissima e male arbitrata. Il terzo fattore si interseca con le mancanze dei Bucks. La panchina di TOR, sia giocatori che coach, a partire da Gara 3 ha preso il controllo della serie, mentre quella di MIL si è dissolta o quasi. Ibaka 9+3, Powell 9+4, VanVleet 14 con 2 assists e 4/5 da 3: 32 pti dei 100 finali sono tantissimi nelle proporzioni, ed in tre han perso un solo pallone (!!!). Al contrario, pur pesantemente intaccata dagli infortuni a Divincenzo, Pau Gasol e infine a Mirotic, il pino dei Bucks si è perso per strada, anche con qualche responsabilità di coach Budenholzer, perchè lasciar poltrire giocatori che hanno portato la formazione al miglior record di RS non è sembrata grande idea: Snell, DJ Wilson e Sterling Brown i totalmente sacrificati. Coach Nick Nurse insomma non ha fatto pentire chi lo ha preferito ad Ettore Messina per guidare TOR, e il suo avversario coach Bud ha avuto anche qualche impaccio nel gestire i riposi di Antetokounmpo (stanotte 21-11-4 con 2 rec e 3 stoppate, ma brutto quarto periodo e 7/18 al tiro), scoprendo che Bledsoe (8-5-7, 3/9 dal campo, 2 perse) e Middleton (14 ma con 13 tiri) e Gemello Brook (18+9 e 3 stoppate, ma nulla dall’arco e 5/12 dal campo) sono migliorati, ma al livello di Conference Finals mostrano la corda vs Lowry o Marc Gasol o Siakam. Dopo esser stati per la seconda volta rimontati da +15, i Cerbiatti hanno cominciato a salutare la loro stagione, ritrovandosi increduli a fronteggiare un’eliminazione che insegnerà molto, sia ai giocatori che al GM e al coach. Il + 5 di VanVleet a circa 8 mins dal termine era ancora lontano dal traguardo, ma di fatto era già il chiodo definitivo sul coperchio. Avremo tempo sulla pagina FB di Baskettiamo per parlare dello Pterodattilo e i suoi progressi e di quel che manca ancora ai Bucks: ora incombono le Finals, iniziano Venerdì 31, tempo per i Raptors di recuperare le partite in più rispetto a GS e tempo per gli Warriors per provare a recuperare sia KD che DMC. Piccolo pronostico: il Dinosauro più in difficoltà nella serie è stato Danny Green…sono certo resusciterà per essere determinante vs GS.