Cari lettori, che ne dite di questi NBA PlayOffs 2017?

Di certo sono robustamente shakerati tra lutti e malattie, cambi di line-up, infortuni, supremazie che sembravano acquisite poi ribaltate. Proteste puerili di allenatori e heroics dei giocatori.

Ad Est i Celtics stanno digerendo, pare, la tragedia di IT4 e si sono riportati in parità riguadagnando il fattore campo, non senza aver estromesso dal quintetto e/o dalle rotazioni Amir Johnson e Jaylen Brown, mentre il coach dei Bulls dice che Thomas, ovvero uno che starà tra terzo e quinto nelle votazioni per MVP stagionale, ha segnato quasi 29 di media e battuto records che avevano il nome di Bird e Havlicek, Thomas, dicevamo “fa sempre palla accompagnata”. Ne ho sentite di migliori, coach…Sentire? Avrei pagato oro per essere nello spogliatoio dei Pacers dopo che Cleveland gli aveva rifilato lo sweep…ma che sweep? Indiana esce dai PO perdendo 0-4, e 3 sconfitte (Gare 1-3-4) sono autentici suicidi, tra palloni non dati a Paul George, palloni dati a PG13 che però scivola, e vantaggini, sull’ordine dei 25 pti con 24 mins da giocare, buttati via. Ci sono i giovani Bucks che provano a buttare fuori i Raptors, ma non riescono ad approfittare dei momenti positivi (1-0 e 2-1), anzi: ora sono sotto 3-2.  E ci sono le due squadre che stanno facendo vivere la serie più tecnica, e tatticamente affascinante, della Eastern, anche se, a ben guardare, da tanta tecnica e tattica si può prescindere, guardando chi, volta per volta, fa meno danni alla propria squadra tra Gortat e Howard.

 

Ad Ovest si combatte con la stessa intensità. Gli Warriors, insieme a Jazz e Celtics, sono quelli che più di tutti hanno avuto terremoti da affrontare: KD, come chiunque esca da un serio infortunio, subisce i minidolori che sono il difficile rito collaterale alla definitiva stabilizzazione dopo il rientro, e deve saltare due gare; contemporaneamente coach Kerr ha una ricaduta dei problemi alla schiena (pare) talmente seria da non poter proprio stare in piedi e andare in panca. In ogni caso, attendendo buone notizie da Kerr e aspettando che KD guarisca del tutto, gli Warriors si sono sbarazzati dei Blazers: meno agilmente di quanto dica il 4-0, ma hanno avuto anche un paio di gare quasi perfette da Javalone McGee, in veste di giocatore di basket e non di matto con canotta. Continua anche la lotta del Russ-Ball vs il Basket-Ball, e il secondo ne esce prevalentemente vincitore, come testimoniano il 3-1 di HOU su OKC e il fatto che, per i Rockets, ogni tanto il protagonista assoluto cambia e risulta vincente: Nenè in corposa doppia-doppia nell’ultima gara, con cui la D’Antoni-Band ha violato il campo dei Westbrookers. Tra ClipperTown e Mormoni si sta giocando la serie più bella di tutte, come avevamo ampiamente pronosticato. Partiti senza Gobert i Jazz non hanno mollato, anzi. E hanno trovato il loro asso in uno dei veterani di cui han farcito la panchina, il vecchio Joe Johnson, che ha rispolverato il nick Iso-Joe, e in post-season sta segnando, quasi sempre in frangenti cruciali, 19.3 con il 35% da 3 e il 64% da 2, il che porta a riassumere così: 20 a gara col 56% dal campo, senza o quasi tiri liberi (uno e mezzo a partita, mediamente). I Clippers sono come sempre prigionieri, nei PO, del fatto che, per quanti numeri bellissimi o prestazioni commoventi possa mettere insieme, CP3 non è un giocatore vincente, e Doc Rivers non ha la gestione delle rotazioni come sua principale qualità, ecco. Infine, quest’anno la “serie inspiegabile” si è posizionata ad Ovest. Tecnicamente, statisticamente, se mettete in fila i numeri, i punti, le %, i rimbalzi e tutto il resto, avete una spiegazione del fatto che i Grizzlies stian tenendo a bada (2-2) gli Spurs, ma la domanda è un’altra: COME fanno? DOVE trovano le energie e le risorse per farlo? Ok, Kawhi è abbastanza solitario nel reggere la baracca di Alamo, e il declino di Tony e Manu è evidente (Ginobili, per la prima volta nella sua vita, non solo da quando è nella NBA, non ha segnato ancora un solo punto in 4 gare), ma tutto questo non basta, al vostro povero commentatore, per capire. Però Vince Carter è bellissimo, in questo suo (è almeno il secondo, in realtà, quindi non mi fido) canto del cigno.

Scuotendo la testa deluso per non riuscire a capire, dunque, vi parlo delle gare della notte appena trascorsa.

 

AIR CANADA CENTER, TORONTO. MILWAUKEE BUCKS 93 – TORONTO RAPTORS 118

Sempre in vantaggio i Bucks nella serie, sempre ripresi dai Raptors: dopo 4 gare in cui le occasioni perse erano più sulle coscienze di Milwaukee, si tornava in Canada, tra il pubblico che di sé dice “We The North” e si divide quasi equamente tra quelli che entrano e quelli che stan fuori dall’Arena (anzi, non son così sicuro che quelli fuori siano meno), una delle crowds più calde della NBA. Davanti a gente simile, la sua gente, non ha voluto tirarsi indietro il Subcomandante, Kyle Lowry, che aveva fortissimi dolori e spasmi alla schiena, ma è sceso in campo, risultando, ovvio, decisivo: 16-3-10 con 3 rec nei 36 mins di tavole, e i 12 che non ha giocato son stati di tavole lo stesso, perché non poteva sedersi, e stava sdraiato accanto al pino. I Bucks han perso da subito, scendendo in campo senza la dovuta intensità, non sono stati sopra nemmeno per un secondo e basta guardare lo score per capire che hanno davvero giocato solo 2 Cerbiatti e mezzo: lo Pterodattilo (30-9-3 con 3 rec e 3 stoppate), il rookie-maravilla Brogdon (19 con 5/7 da 3 e nessuno dei 3 refs che gli abbia fischiato un libero a favore, poveraccio) e Greg Monroe, che almeno ha provato a scatenare una rissa, dimostrando di frustrazione e dunque interesse alle cose che capitavano in campo. Chiudendo parliamo dei Raptors. Sarà l’aria o saranno i fiori e la natura tutta che risbocciano, ma è’ ormai chiaro che, a primavera, coach Casey si ri-innamora di Norman Powell, dopo averlo prevalentemente lasciato marcire in panchina durante l’anno. Le cifre nei PO di Powell sono migliori di quelle in regular season semplicemente perché nei PO gioca. E spesso alla grande: stanotte per esempio 25-4-4 con 8/11 dal campo compreso 4/4 da 3, per compensare una serata solo normale di DMDR (18-3-6).

 

MODA CENTER, PORTLAND. GS WARRIORS 125 – PORTLAND TRAILBLAZERS 103.

Già parlato dei problemi e di quelli più passeggeri di KD, aggiungeremo che Durant ha potuto giocare al risparmio (10 pti in 20 mins), in una gara mai iniziata. Ecco un dato lampante: nei primi 12 mins di gara Golden State ha segnato 45 pti, mentre i Blazers ne han segnati 48 nei primi 24. Deliziosa e sportivissima l’ironia del Twitter ufficiale dei Blazers, che a fine primo quarto e a metà ha pubblicato il punteggio della squadra, mentre quello di GS era semplicemente definito “more”..noi 48, loro….di più. Per gli Warriors, Steph 37-7-8, alla faccia di chi dice sia un solista. Nei Blazers i 34 di D-Lill sono stati accompagnati da 25 di Aminu, ma di fatto si è trattato solo di orgoglio personale. Per GS facce tristi in panchina nonostante la W e l’approdo al turno successivo. Quelle facce fanno temere brutte notizie circa la salute di coach Kerr, i cui problemi alla schiena, ricorderete, coinvolgevano anche terribili emicranie, e dunque avevano risvolti neurologici. Aspettiamo e speriamo per il meglio.

 

PHILIPS ARENA, ATLANTA. WASHINGTON WIZARDS 101 – ATLANTA HAWKS 111

Wizards raggiunti sul 2-2 dagli Hawks, eppure I capitolini parevano, ad Est, la squadra più lanciata di tutte. Non avevano fatto i conti con la loro tassa perenne: Marcin Gortat. Anche stanotte, entrato in campo coi suoi sotto di 6, li ha condotti al ko di 10, grazie alla sua interpretazione fatta non solo, stavolta di raggelante incapacità difensiva, ma anche di una prova offensiva da 2 pti e 1/4. Ok, ha preso 18 rimbalzi. Il suo avversario diretto, quasi omologo per i disastri che combina in casa propria, Dwight Howard, stanotte (16 ma con 14 tiri, e 15 rimbalzi) ha avuto nettamente la meglio, anche se con un fallo da and1 su Wall ha interrotto per un attimo l’inerzia positiva dei suoi a circa 3’ dalla fine, facendo subito tornare a -4 gli avversari dopo che una tripla di Schroeder li aveva cacciati a -7. Proprio Dennis-Deutscheland, con la resurrezione nei 5 minuti finali dopo una prova orrenda, è l’eroe di giornata: lo diciamo solo perché non possiamo sempre dare la palma del migliore a Paul Millsap, che nei primi 3 quarti aveva infilato 9 pti con 3/12, ma nel quarto periodo si è riscattato con 10 pti, 3/3 dal campo e 4/6 dalla lunetta; in più 9 rebs e 7 ass. Alcuni numeri per Washington: Wall 22-5-10 ma un paio di errori nefasti nel finale, Beal 32-5-2, ma solo 3 tiri nei 5 minuti finali.