Della grandezza parleremo dopo. L’incoscienza, l’amore per la sfida estrema, hanno nome e cognome: David Joerger.

L’ex coach di Memphis aveva evidentemente il job già in tasca quando ha fatto in modo di farsi licenziare dai Grizzlies, nonostante tanti osservatori poco attenti, in Italia, abbiano gridato allo scandalo, alla mancanza di programmazione ecceccecc nei confronti del management del Tennessee. Il nuovo lavoro rappresenta per Joerger una sfida al limite dell’incoscienza: ha preso le redini del settore tecnico dei Sacramento Kings. Freschi di nuovo logo, i Kings presentano al momento una serie di situazioni contrattuali da risolvere per decidere il destino a medio termine della franchigia. Rondo va o resta? RR è free agent, e può decidere dove accasarsi. Cousins va o resta? Boogie ha ancora un anno di contratto e questa sarà l’estate in cui, se vorrà partire/vorranno lasciarlo partire, i giochi dovranno compiersi per il maggior guadagno di giocatore e franchigia. Abbiamo nominato questi due perchè sono i più talentuosi ma anche i più bizzosi, e rappresentano la punta dell’iceberg di un ambiente che non sempre sceglie per il proprio guadagno e secondo le elementari regole della logica e della sopravvivenza: vedere al proposito l’inopinato licenziamento, a metà stagione 2013-14, di coach Malone, e l’insensata (quella sì) assunzione di Karl. E’ tuttavia, Sacramento, un luogo che a cavallo del millennio ha avuto stagioni esaltanti e che ha mancato le Finals di pochissimo (e per altre cose chiedere al per fortuna ritiratosi Joey l’Elmetto Crawford..ma di arbitri parleremo dopo). Inoltre il GM è Vladone Divac, star nei Grandi Kings, che sopperisce all’esperienza col buon senso, e dove il buon senso non attecchisce ha fisico e carattere serbo a iosa per mettere a posto le cose a modo suo. La scelta compiuta da Joerger potrà aprirgli in modo assoluto e definitivo le porte dell’empireo dei coaches (se andrà bene) o farlo restare nel novero dei buoni coaches e basta. In bocca al lupo.
Stanotte due gare, e due supplementari.

AA ARENA, MIAMI. TORONTO RAPTORS 87 – MIAMI HEAT 94 (OT)
Quattro gare, tre finite al supplementare nelle Conference Semis tra queste due formazioni. Nelle partite finora disputate ci sono stati 37 cambi di leadership e quasi lo stesso numero di pareggi e iniziando il quarto periodo, stanotte, avevano entrambe segnato lo stesso numero di punti: 370. La novità era l’assenza dei due centroni titolari: Whiteside con il suo ginocchio e Valanciunas con la sua caviglia sono entrambi listati “day-to-day” per il rientro, ma la realtà è che non si conoscono tempi certi per nessuno dei due. Particolarmente sorprendente la gravità della situazione del Lituano, che è stato addirittura dichiarato out per la serie dallo staff tecnico. Vedremo. Anche stanotte Toronto ha dovuto fare i conti con la volatilità delle prestazione del Dinamico Duo Lowry-DeRozan /19pti insieme con 6/28 al tiro). Il Subcomandante pareva essersi sbloccato con la superba prestazione di Gara3, ma è incappato di nuovo in una shooting night terribile, mentre il suo compagno di back-court ha continuato a smentire (1/4, 59% nella serie) quel bel 85% che aveva dalla linea in stagione, e per la seconda volta in fila è stato anche poco presente come impatto mentale sulla partita. Al contrario la panchina dei Raptors (T-Ross e Joseph entrambi a 14) e il lungo passato in quintetto al posto di Valanciunas, Biyombo (13+13 con 2 stoppate, immeritatamente panchinato nel finale) han fatto in pieno il loro dovere. Miami era partita decisemante meglio, finendo la prima metà sopra di 9, ma nel terzo quarto andava in panne offensiva, permettendo recupero, aggancio, sorpasso ai Raptors. Di nuovo, lo spirito degli Heat era risollevato da D-Wade (30-4-2 con 13/24), e da un positivo Josh McRoberts, che dava stoppate, qualche punto ed eccellente e intelligente difesa sul pick and roll, lasciando stare gli show troppo alti e presidiando il pitturato, costringendo le guardie dinosaure a zingarate difficilissime e a % da 3 che non sono riuscite a tenere fino in fondo. Nel finale, coach Casey giocava con Patterson da 5, tenendo Biyombo in panchina: non una grande idea, perchè da quel momento, mostrando grande duttilità e intelligenza, Spoelstra impartiva l’ordine opposto, metteva anche lui un quintetto piccolissimo, e ogni pick and roll dei Raptors si trasformava in una caccia all’uomo abbastanza facile per gli Heat, dal momento che potevano chiudere chiunque sul perimetro, poichè non c’era nessun dinosauro che potesse rollare con efficacia verso canestro.
Oltre che da Wade, la gara era segnata favorevolmente per gli Heat anche dal risveglio di Goran Dragic (15-6-4). Lo Sloveno sommava agli otto punti al labbro e al dente scheggiato un livido sotto l’occhio destro, ma segnava 11 dei suoi 15 tra la seconda metà del terzo quarto e la fine dell’OT, compreso un and1 da 4 punti davvero fondamentale. In questa serie, che per ora lascia l’Arena con l’aereo sagomato sul tetto per ritornare a Toronto, piano piano coach Spoelstra sembra prendere il sopravvento su Casey, il quale, però, va riconosciuto, non ha da parte delle sue Star il rendimento atteso. Intanto che questi fanno una fatica pazzesca, i Cavs guardano, aspettano, sogghignano e si allenano da 3.
Serie 2-2, si torna a Toronto con fattore campo favorevole ai Raptors.

MODA CENTER, PORTLAND. GS WARRIORS 132 – PORTLAND TRAIL BLAZERS 125 (OT)
La GRANDEZZA è la sua, di Steph. Torna, non parte in quintetto, si accomoda in panchina con un progetto da 25 minuti al massimo cucito come titolo di testa della sua partita. Di minuti ne gioca 37, perchè la gara finisce all’OT, e anche perchè il suo cambio, colui che lo ha brillantemente sostituito finora, si becca 2 tecnici per proteste e viene espulso nella seconda metà del secondo periodo. Shaun Livingston si era visto staccare la testa da Aminu, aveva segnato lo stesso il canestro, ma poi, innervosito da un fallo precedente a lui fischiato, aveva inveito l’irripetibile a Scott Foster, alias il secondo peggior arbitro NBA dopo Tony Brothers. Indipendentemente dai risultati, questi PO segnano il definitivo tramonto non della qualità dei grigi NBA, ma della qualità di chi li seleziona. Foster, al di là dell’episodio dell’espulsione, è un grigio da una giusta/una sbagliata, percentuale inaccettabile a questo livello. Torniamo a Steph. 13 nel primo tempo, senza neppure segnare una tripla (0/8). 27 da lì in poi, e in particolare TUTTI i primi 12 punti di GS nel supplementare, e 17 dei 21 totali degli Warriors nell’estensione. I Blazers sono stati come sempre in questa serie: per la maggior parte del tempo in vantaggio. Hanno giocato benissimo per 9 quarti su 12 finora: purtroppo per loro i quarti mancanti sono i numeri 4 delle relative sconfitte. Il discorso può essere esteso ai secondi tempi: infatti Portland è stata in vantaggio at the half in Gara2-3-4. Con quelli di stanotte, le squadre hanno segnato 468pti gli Warriors, 450 i Blazers; nel totale dei primi tempi Portland è in vantaggio 235-229, nei secondi tempi (cui ho aggiunto il supplenentare di stanotte) vincono gli Warriors 249-215. Si chiama mentalità, abitudine a vincere, si chiama anche profondità della panchina ed esperienza ad alto livello: non dimentichiamo che i Blazers, con poco più di 24 anni di media, sono la squadra più giovane dell’Associazione in questi PO. A poca distanza dalla grandezza di Steph (40-9-8 e 16/32 in 37 minuti) corre quella di Dray-G (21-9-5, 4rec, 7 stoppate) e di Klay (23 con 5/10 da 3 e grande difesa sia su McCollum che Dame), ma anche quella di Lillard (36-6-10, percentuali rivedibili). Avevamo nominato Farouq-al-Aminu nel nostro quintetto difensivo all-NBA, ma il ragazzo sta dimostrando di saperci fare anche in attacco (18-13-2), e in generale pare che davvero questi Blazers siano in grado di percorrere rapidamente le tappe per assurgere al ruolo di competitors per il titolo. Diciamo 2 anni? Detto.
Serie 3-1 Warriors, si torna ad Oakland.