Mentre Steph ritorna ad illuminarsi, in tempo per indirizzare le semis a suo favore, viene nominato per la seconda volta MVP della stagione, primo nella storia a ricevere tutti e 130 i voti a disposizione. All’unanime grido americano ci aggiungiamo anche noi, perché un dominio simile, un’innovazione simile, ed un miglioramento simile, perché sì, basta guardare i numeri per vedere che Curry si è anche migliorato, probabilmente non si erano mai visti… MVP! MVP!
Passiamo ora alla singola gara della notte, che vede in scena Spurs contro Thunder per Gara 5 delle Western Semifinals.
AT&T CENTER, SAN ANTONIO. OKLAHOMA CITY THUNDER 95 – SAN ANTONIO SPURS 91. 3-2 THUNDER
Dopo gara uno avremmo pensato ad un prosieguo della serie equilibrato, ma comunque indirizzato. Queste successive quattro gare hanno fatto mordere la lingua a chiunque dava gli Spurs per strafavoriti. Entrambe le franchigie sono da ringraziare, perché ci stanno regalando un turno incredibile, con pochi simili nella storia per emozioni ed intensità. Tutto quello che si diceva degli Spurs non era del tutto infondato, a vedere una squadra con quel flusso, quegli interpreti e quei risultati era difficile non pronosticare a loro favore. Specialmente nelle ultime due gare però, i texani sembrano aver perso qualcosa, non tutti gli ingranaggi sembrano essere oliati come siamo abituati a vedere, ed in alcune situazioni qualche rotella sembra anche scricchiolare. Andando ad analizzare le singole prestazioni, guardare questa gara di Aldridge può aiutare a fare maggior chiarezza: LaMarcus tira 21 volte per produrre 20 punti, ma non è tanto questo a stupire, quanto tutti i tiri che non ha preso, quei tiri fronte a canestro che nell’avvio di questa serie prendeva ad occhi chiusi. Da parte sua e non solo, sembra stia mancando della fiducia, l’unico che sta mantenendo una buona costanza di rendimento, nemmeno a dirlo, è Kawhi, sulle cui possenti spalle ora come mai si poggia il futuro degli speroni. Dall’altra parte i Thunder nella notte giocano al loro ritmo abituale, non mettendo in campo la perfezione, anzi, incorrendo spesso negli errori che hanno caratterizzato centinaia di partite dei Thunder da quando hanno questo nome. Tanto per cominciare il coefficiente di Dan Peterson viene superato da OKC nel solo primo tempo (13 palle perse all’intervallo, 20 alla fine), inoltre sia Durant che soprattutto Westbrook tendono più a mettersi in proprio che a far girare davvero la squadra. Coach Donovan ripropone, stavolta per la maggior parte della partita, il quintetto con Adams e Kanter, fondamentali per metterla sul piano fisico e portarla a casa, col turco che si trasforma in un fattore importantissimo sui due lati del campo, mai così efficace in difesa dall’approdo negli Stati Uniti, e forse in carriera. 54-36 il conto dei rimbalzi a favore dei Thunder, che non hanno controllato la partita nel vero senso della parola, come vorrebbe l’antica definizione riferita a chi controlla i tabelloni. La scelta di Donovan doveva necessariamente essere fruttuosa, in quanto schierare i due big man contemporaneamente significa lasciare in panchina Ibaka, che sta tirando col 60% da 3 in questa post-season. La gara è tutta in mano a Russell Westbrook (35-11-9 e 8 palle perse), avessi le sue gambe viaggerei senza aeroplano, che sfrutta una clamorosa svista arbitrale nel finale. Siamo 92-91 per i Thunder con una ventina scarsa di secondi da giocare, Russ riceve dalla rimessa e corre verso la linea di fondo, Leonard commette inequivocabilmente il fallo per fermare il cronometro, ma gli arbitri non fischiano. Il numero 0 salta sopra ad Aldridge, segna e subisce il fallo, stavolta sanzionato, gioco da 3 punti completato e gara in ghiaccio con 9 secondi rimasti. Si torna ad Oklahoma City per una possibile chiusura, i Thunder sono più che mai artefici del loro destino, gli Spurs perdono la seconda gara consecutiva in casa, dopo averne persa una in tutta la stagione contro Golden State. 23 per KD, 12-11 per il sempre più decisivo Adams e 8-13 per il nuovo Enes Kanter. Per gli Spurs 26 da fenomeno di Kawhi, 5-3 con 2 stoppate di Duncan, che al di là dei numeri è un totem nel quarto periodo, e 20 di Green che tra le mura amiche si ritrova, ma non basta a Pop e compagni per riportarsi al comando.