Blazers e 76ers vincono le rispettive Gara 6 casalinghe portando le loro serie alla settima, ma era in ballo anche molto altro ieri notte. Vedremo.
La squadra più pazza dell’anno sono i Sixers. Stanotte hanno mostrato la loro faccia migliore, con le gelosie di spogliatoio messe da parte. I Raptors, da parte loro, sono stati un po’ meno solidi del solito. Hanno resistito alle prima due spallate di Philadelphia, poi si sono accomodati su un passivo di 8-12 pti da cui non hanno mai recuperato. Difetto di TOR che emerge abbastanza spesso in trasferta: quando la gara è scappata nella seconda parte del primo tempo erano registrati a referto solo 4 Dinosauri, contro 7 Sixers; Danny Green avrebbe segnato il primo canestro solo a 3:55 da the half. Difficile resistere alla determinazione degli avversari, schierati per una volta concordemente dietro la leadership di Jimmy-B e di Ben Simmons. Butler (25-6-8 con 2 rec) ha preso per mano la squadra per scavare prima dell’intervallo il vero solco, e Simmons (21-8-6 senza palle perse) ha mostrato la faccia dura, per esempio trasformando in punti tutti i suoi 4 reboff (ciò non toglie che debba mettere insieme un tiro da fuori decente). Grande impatto ha avuto Mike Scott (3/4 da 3), mentre Embiid (17+12), quasi a voler cacciare indietro i dubbi sulla sua fragilità ha giocato per 36 mins, gigioneggiando meno del solito e finendo con un incredibile +40 di plus/minus. Ovviamente nei Raptors si salva Kawhi (29-12-5), ma nessuno ha plus/minus positivo se non i 4 panchinari fissi mandati in campo nel garbage time. A Portland invece la gara è stata decisa da una prestazione non positiva dei Nuggets in difesa: non tanto per aver concesso 119 pti ai Blazers, ma per aver pensato di poter gestire l’aggressività quando (per tre volte nel secondo quarto) erano arrivati a +10. Il primo a reagire per Portland non è stato Lillard, e nemmeno McCollum, ma di nuovo è emerso Rodney Hood, che non è tristo come diceva LeBron ma anzi: 12 in 9 mins tra fine primo e inizio secondo quarto e 25+4 senza turnovers alla fine. Certo, poi Dame (32 con 6/13 da 3 ma 5 perse) e CJ (30-6-3) si sono accesi, e ormai è cambiato il soprannome del Re dell’Oregon: ora si chiama Logo-Lillard, perchè tira da 3 quasi solo dal logo disegnato sul campo, cioè più vicino alla riga di metà campo che a quella delle triple. Quasi la metà dei punti di Denver (53/198), la metà dei rimbalzi (22/44) e quasi due terzi degli assists (13/22) sono arrivati dal duo Murray+Jokic: poco coro per vincere una Gara 6 di PO. Tempo anche per una rissa: un alterco prima lieve tra Seth Curry e Will Barton, degenerato quando WB ha infilato un dito in un occhio al ffratello di Steph: il tutto amministrato dai refs con due tecnici, e decisamente a DEN è andata benissimo.
Dopo le gare un po’ di futuro. L’infortunio di KD è davvero al polpaccio, non al tendine d’Achille nonostante quel che è sembrato a tanti, me compreso, guardando l’azione: starà fuori per Gara 6 a Houston, difficilmente lo rivedremo in campo per la settima. Il futuro dei Lakers, ancora gestito dal GM mascherato perchè impegnato nei PO, si inceppa ulteriormente: problemi nel redigere il contratto di Ty Lue, legati all’assunzione o meno di uno (forse due) degli assistenti fidati del coach. All’ingaggio di Lue è legato anche il commitment di LeBron con i gialloviola: LBJ vuole comandare, Lue è l’uomo di paglia adatto, ma non sono pochi quelli che cercano di convincere Jeanie Buss, la proprietaria, a mettere Il Prescelto sul mercato. Mercato: saranno parecchi i giocatori di grande valore sulle bancarelle questa estate, e ognuno di loro, tra le varie destinazioni possibili, annovera sia Lakers che Knicks. Jimmy Butler, Kawhi Leonard, Embiid, Klay Thompson, Kemba Walker, KD stesso, ed anche Kyrie. Irving non ha accontentato tutti a BOS, anzi. I suoi deludenti PO sono concentrati in qualche numero (che non tiene conto della difesa orrenda e delle tante palle perse): ha avuto bisogno di 104 tiri per fare solo 102 pti, ed è solo il secondo giocatore nella storia dei Playoffs NBA a segnare 50+ punti totali con una % inferiore al 40% dal campo. L’altro, curiosamente, era anche lui una guardia dei Celtics: Sam Jones, che però almeno ha tutte, TUTTE, le dita decorate da Anello.