Toronto e Boston non sono distanti, per i parametri nordamericani. Stanotte ospitavano Gara2 delle rispettive serie.

 

Jurassic Park è il nome del grande piazzale antistante lo Air Canada Centre, arena dei Raptors. E’ sempre pieno, spesso anche durante il rigido inverno, di fans che fanno il tifo da fuori. Una passione pari a poche altre nella NBA. MA. I Raptors non possono battere i Cavs. Il GM Ujiri è uno dei primi 3 della NBA (con Morey ed Ainge), DeRozan e Lowry sono AllStars, in stagione hanno efficacia rara. MA. I PO sono altro e i due sono cresciuti nella cultura della imbattibilità di LBJ; la netta impressione è che non ribalteranno mai il destino: i Raptors non possono battere i Cavs. Nei mid 90’s l’inefficacia della basket-culture a foglia d’acero era arrivata ad essere presa in giro persino dai Simpsons (memorabile puntata con Nazionale Canadese: Steve Nash e 4 vecchiette); ora la situazione è quasi capovolta, basta guardare quante Stelle/ottimi giocatori NBA sono nati in Canada e considerare che nella Division1 NCAA giocano più di 150 Canadesi. MA: i Raptors non sono pronti a battere i Cavs. Stanotte, sotto 1-0, non hanno mai preso la gara con la furia necessaria: il momento decisivo è stato il secondo quarto. Dopo aver flottato per parecchio tempo tra +6  e +9, senza la capacità e la cattiveria di allargare il distacco (anche scelte risibili come una tripla di Valanciunas nei primi secs dei 24 sul +8), i Raptors sono caduti nella trappola del loro stesso allenatore: emotività. Dwayne Casey è un ottimo coach, eccessivamente sensibile alle parentesi negative delle gare, e la sua ansia ha attanagliato anche i giocatori. TOR è rimasta una vita a 59, permettendo ai Cavs (pur non miracolosi) di chiudere the half a -2. Il confronto chiave è stato tra Valanciunas (16-12-2) e Love, gioco con centro vero vs gioco con finto pivot. Fino a che la forbice di rendimento tra i due è rimasta equilibrata, Toronto ha avuto chances, nel momento (metà secondo quarto, 7 punti filati di Love) in cui il Californiano ha iniziato a prendere il sopravvento la partita è finita. Non dimentichiamo che ai 31-11-2 (1 rec, 1 stoppata, +21 di +/-, meglio anche di James) di Love si deve aggiungere la produzione lebronesca (43-8-14, con solo 28 tiri). La gara del DinamicoDuo non è stata brutta (insieme 45-4-11 con 18/33), ma è stata viziata da molti piccoli errori (troppe energie spese a protestare, precoci 4 falli di Lowry, un and1 concesso da DMDR a George Hill con 2 decimi di sec dall’orologio dei 24), ha pareggiato, circa.., quella di LBJ: ma appunto con 2 giocatori. Aggiungete che Ibaka è stato dannoso, e che su 48 mins Valanciunas perde da Love 8 volte su 10. I Raptors non possono battere i Cavs.

 

I Celtics continuano la loro “improbabile run”, come definita da ESPN: tra infortuni, ritorni, ri-infortuni, mazzate da -22 e relative rimonte. Heroes Among US è un premio attribuito durante le gare a persone particolarmente meritevoli (eroismi, beneficienza, servizio nell’esercito, vita spesa prodigandosi per gli altri) della Boston-area. Una volta il premio andrebbe attribuito alle eroiche coronarie dei Celtics-fans.

Che Brad Stevens sia il miglior coach NBA è ormai chiaro a chiunque. Stanotte la sua difesa ha limitato Ben Supremo Simmons fino a portarlo alla sua peggior gara (1-5-7, 0/4 al tiro). Difeso prima da Smart (19-5-3), poi da Marcus Morris: il Gemello con la sua gangsta attitude ha annichilito Ben. Stevens ha poi scelto di demandare ad Horford la marcatura in terza battuta su Simmons e in seconda battuta su Embiid (curato da Baynes o Monroe), forse grazie ad una stat che abbiamo trovato anche noi: in stagione AH ha marcato Simmons in 68 possessi e Embiid 48 (non tanti). Da non prioritario difensore dei due, il figlio di Tito ha tenuto Ben a 4/12 e 3 perse, Joel a 5/14 e 2 perse. Frutto anche di questi accorgimenti se BS vs i Celtics vede peggiorate di parecchio le proprie stats: in sei gare 13.5 + 5 con 4.5 perse (vs 16+8 con 3.5 di media). I Celtics sono finiti a -22 con circa 6:30 da giocare nel secondo periodo: parziale di 50-20 per trovarsi +8 12 mins effettivi dopo. La gara di stanotte è stata molto simile al London Game di Gennaio: Sixers avanti sparati, Celtics pigri e fermi su entrambe le metà del campo, per cominciare a giocare con colpevole ritardo a secondo periodo inoltrato; Sixers capaci di stare a galla fino a che dura JJ Redick (23 punti a 8 mins dalla fine, 23 alla fine). Pur essendosi svegliato tardi come tutti i Celtics, altra gara straordinaria di Terry Rozier: 20-7-9, e al suo 6/15 dal campo potete togliere lo 0/6 con cui ha iniziato. Parliamo di cosa sia una squadra: le medie punti dei falcidiati Celtics nei PO, approssimando i decimali, sono 17 Tatum, 18 Brown, 19 Rozier ed Horford. Nel KO di stanotte, dispiace per ovvi motivi per Marco Belinelli (11-1-3 con 5/11, meglio da 2 che da 3) e per Robert Covington, che oltre al tiratore che è sempre stato è diventato una vera bestia in difesa: su ogni pallone vagante (guida la NBA per deflections), contesta ogni lay-up, ogni ricezione, e la sua specialità è l’agguato sulle linee di passaggio.