Prima di analizzare la gara della notte, comunichiamo l’arrivo alle firme, su un contratto quadriennale, di Mike D’antoni per la panchina degli Houston Rockets. D’Antoni non è esattamente l’immagine di un coach stravincente, ma con idee chiare, che nel basket odierno potrebbero risultare vincenti per davvero. Inoltre l’ingaggio dell’ex playmaker milanese rappresenta, dal punto di vista tattico, un logico cambiamento. Il passaggio dal penetra+scarica sistematico, perpetrato da McHale prima e Bickerstaff poi, al run&gun di D’Antoni somiglia in qualche modo ad un’evoluzione. Arrivato un D, big D sembra dunque sempre più lontano dal vestire la canotta dei Rockets per la prossima stagione. I precedenti di Dwight Howard con D’antoni a Los Angeles sponda gialloviola fanno pensare sempre più ad un addio dell’ormai ex superman dal roster di Houston, nel quale Harden appare l’unico punto fermo.
Passiamo ora a gara 5 delle Western Finals.
“Win or go home” lo leggeremo ancora parecchie volte, almeno per una gara ancora. Golden State, che non aveva mai perso due partite di fila in stagione, rispettando ogni numerologia e previsione astrale, non perde la terza e stacca un biglietto per l’Oklahoma.
ORACLE ARENA, OAKLAND. OKLAHOMA CITY THUNDER 111 – GOLDEN STATE WARRIORS 120. 3-2 THUNDER
Probabilmente il ritorno a casa era necessario agli Warriors per ritrovarsi, probabilmente sarebbe opportuno allungare la serie al meglio delle quindici gare, personalmente non avrei mai voluto smettere di guardare nessuna di queste partite. Nella prima metà di gara, i campioni, di nuovo nelle persone di Draymond e Steph, sembrano ancora imballati, ma Golden State trova in Klay e nella panchina il carburante per far funzionare il sistema. Bogut è assolutamente in partita, coinvolto molto spesso non solo da bloccante, ma anche da regista in post. L’impressione che ai Dubs riescano tutte quelle cose che erano mancate nelle ultime due gare arriva fin dai primi minuti. Quando poi nel terzo periodo l’MVP si risveglia l’impressione diventa certezza. La tendenza andava invertita, e così è stato, tuttavia i Thunder sembrano ancora in missione. La difesa di OKC è da antologia, specialmente nell’ultimo periodo, quando i Thunder, ancora in partita, provano in tutti i modi a fare il colpaccio. Qualche tiro importante entra, qualcun altro no, perché se in difesa l’intensità è la stessa delle ultime uscite, in attacco il tuono fa fatica ad esplodere, cadendo spesso negli errori che li avevano spesso contraddistinti. Westbrook continua ad essere semplicemente inarrestabile e Durant sontuoso, ma nonostante in due portino a casa 71 punti – spero non sia prevista la scomunica per le affermazioni seguenti – i big dogs litigano col ferro, collezionando tanti isolamenti e forzature che li portano a sbagliare 36 tiri in due. Senza dubbio costruendo meglio tre o quattro possessi per armare le abili mani dei due campioni il risultato sarebbe stato diverso. Proprio per questo, ed ovviamente perché il punteggio della serie recita questo, i Thunder sembrano essere ancora avanti ai campioni. Azzardare pronostici sulla prossima battaglia in Oklahoma sarebbe follia, agli Warriors potrebbe non bastare, per quanto ottima, una gara simile a quella odierna. Vero è che si sono viste meno arroganza e più cattiveria dai campioni, ma è anche vero che in molti potrebbero dire che OKC ha perso questa gara in attacco. Il lavoro di Adams e Roberson continua ad essere ammirabile, ma oltre a poca lucidità offensiva, è di nuovo la panchina a tradire i Thunder, guardando ai plus/minus, l’unico con valutazione positiva ad uscire dal pino di Donovan è Dion Waiters. Lo stesso Kanter, micidiale contro gli Spurs, farebbe numericamente scendere il rendimento di OKC. Donovan certamente al ritorno a casa proverà ad uccidere i campioni col quintetto piccolo, quello che era stato devastante a dir poco nelle due grandi vittorie. Nei momenti decisivi infatti ci sarebbe stato forse bisogno di aprire di più il campo. A scoraggiare Donovan dal giocare piccolo per ricucire lo strappo possono essere state la poca lucidità o la gran prova di Bogut, che sarebbe stato inarrestabile se lasciato in sistematico mismatch. 40-7-4 per KD, 31-7-8 per Westbrook e solo Ibaka (13) e Morrow (10), rientrato in rotazione ed utilizzabile per qualche tiro in più in gara 6. Per i campioni 31 di Steph, 27 di Klay, 15-14 di Bogut, 11-13 di Green parzialmente rigenerato, e 14 di importanza incredibile di Mo Speights.