Sesto atto di uno dei drammi più intensi visti nella lega degli ultimi anni.
CHESAPEAKE ENERGY ARENA, OKLAHOMA CITY. GOLDEN STATE WARRIORS 108 – OKLAHOMA CITY THUNDER 101. 3-3
L’inerzia sembrava portare la serie in una direzione, ora in un’altra. La verità è che il pieno controllo della serie non lo ha mai avuto nessuno, nemmeno i Thunder due gare fa. I primi due quarti di gara 6 raccontano ancora il vero vantaggio di OKC, la maggiore energia, ma gli Warriors si tengono in partita grazie ad un Klay Thompson senza paura né capacità di sbagliare qualcosa, ed alla poca concretezza in alcuni momenti dei padroni di casa. Il 53-48 dell’intervallo infatti è un affare d’oro per i campioni, che rimangono solo 5 lunghezze sotto nonostante la tanta intensità subita. A parte gli ultimi minuti, di cui parleremo presto, stavolta non si può parlare di una squadra che abbia perso all’attacco. Se in gara 5 Steph e Dray si erano parzialmente ritrovati, in questa sesta Green è controllabile, mentre l’MVP si è definitivamente riacceso, per più di 5 minuti, illuminando tutto con quelle magie che ormai ci stavano mancando. Nel terzo periodo, in cui troviamo ancora grande equilibrio con leggeri vantaggi di OKC, Durant e Curry si sfidano, KD lo va a prendere spesso anche in difesa, gli uno contro uno, i palleggi ed i tiri che arriveranno da entrambe le parti appariranno in video che vedremo per anni. La chiave di volta della partita si trova negli ultimi 4 minuti, quando Steph avvicina i suoi a -1 sul 97-96, segnando una tripla da 9 metri dopo una identica ma con meno ritmo di Klay. Da qui alla fine della partita, OKC riuscirà a trovare soltanto 4 punti, di cui 2 dalla lunetta. I campioni si spingevano trascinati da emozioni a metà tra entusiasmo e sogno, mentre gli sfidanti incappano negli errori tipici dei Thunder di qualche mese fa. Quando tutto doveva decidersi, le uniche soluzioni offensive le hanno cercate da isolamenti contro la difesa schierata, chiaro suicidio cestistico contro quella difesa e quei sentimenti. Il crollo totale del finale di partita è chiarissimo analizzando qualche numero: entrando in questa gara OKC aveva guadagnato la lunetta 44 volte più degli avversari, in gara 6 soltanto 8, ma tutto questo prima degli ultimi 5 minuti; inoltre Westbrook, il motore, perde soltanto 5 palloni, che per i suoi standard non sono molti, ma ha cominciato ad accumularli dalla seconda metà del terzo quarto; Analizzando i turnovers totali della squadra, i Thunder ne hanno totalizzati 7 negli ultimi 7 minuti. Numeri del genere non arrivano a caso, non è la prima volta che in Oklahoma hanno difficoltà a chiudere una partita, o una serie, e questo era un match point importantissimo. Gara 7 vedrà il fattore campo a favore dei campioni, ma dato che le due squadre hanno già violato i rispettivi campi, giocare in casa senza dubbio non basterà a Golden State per sfangarla. 31-10-9 per Steph da vero MVP, 41 punti per Thompson, che tiene in vita la squadra in tutta la prima metà ed eguaglia il record di triple a segno (11) con l’ultima in transizione che sancisce il 104-101, uno dei più belli della carriera del fratellino splash per coraggio ed importanza. Klay è senza dubbio il migliore in campo, non solo per la miriade di punti e di triple, ma per la qualità delle scelte e della difesa, spesso su Wetbrook, pressoché impeccabile per tutta la serie. Dall’altra parte Adams continua ad essere sensazionale anche se i numeri non gli rendono giustizia (9-9), Durant fa 29 punti con 31 tiri essendo sempre presente sui due lati del campo, Westbrook flirta ancora con la tripla doppia (28-9-11) ma appare opaco in difesa e leggermente meno controllato rispetto alle ultime uscite.