Continua la classifica e la presentazione della stagione NBA con la pos. 12 del mio PowRank.
EASTERN CONFERENCE #12. BROOKLYN NETS (NBA 26)
La Squadra. Ancora non eccessivamente competitiva sul campo, la franchigia è diventata una delle più solide negli uffici: si sono dati una regolata dopo il disastro combinato dal 2013 al 2015 affastellando figurine senza dar loro una prospettiva e un gioco. La guida tecnica è del coach british/american Ken Atkinson, a nostro parere brillante mente cestistica e di certo grande conoscitore del serbatoio europeo. Il roster attuale è zeppo di guardie di talento, che hanno più di un motivo per essere nella NBA: Russell genio e sregolatezza, Dinwiddie il duro venuto dal basso, LeVert il talento assoluto frenato dagli infortuni, Joe Harris il bianchetto che non si fa passar sopra da nessuno, Shabazz Napier l’idolo collegiale un po’ sopravvalutato ma solido, Allen Crabbe lo scorer che ovunque lo metti fa paniere. I lunghi? Jarrett Allen, fin dallo scorso anno tra i talenti che vi avevamo avvertito di tenere d’occhio, avrà probabilmente il quintetto e lo aiuteranno il mastino Acy e The Animal Faried, in cerca di riscatto e rilancio. Le ali sono il reparto dolente, letteralmente: DeMarre Carroll e Rondae Hollis-Jefferson sono nella Top20 NBA per fragilità e facilità ad infortunarsi.
Payroll. Alto per una squadra di bassa classifica: 115MM li mettono al posto 16. Sono però dollari che presto svaniranno dal monte stipendi: parliamo dei 18MM relativi allo waived Dwight Howard, dei 9 della zavorra Dudley, dei quasi 30, tra Carroll e Faried, che potrebbero sparire dall’anno prossimo. Lo spazio salariale per ricostruire è salvo, tranquillamente.
Occhio a. Scegliamo D’Angelo Russell come uomo chiave per la stagione dei Broccolini. Se toglie follia e aggiunge concretezza potrebbe essere la svolta della sua carriera.
WESTERN CONFERENCE #12. MEMPHIS GRIZZLIES (NBA 20)
Ripetiamo il pronostico dello scorso anno, purtroppo per i Grizzlies e i loro fans rivelatosi esatto. Non riusciamo ad avere fiducia in una franchigia con giocatori di talento All-Star, ma fragilissimi. Mike figlio di Mike non gioca da quasi due anni, fatti bene i conti, e Marc fratello di Pau è spesso infortunato, pure lui. Certo, l’iniezione di talento del rookie Jaren figlio di Jaren è notevole, ma la giovane pf da MSU non potrà reggere il peso della stagione da solo, se Conley o Gasol o entrambi si faranno male, come statisticamente assai probabile. Inoltre il reparto guardie è affollato ma non eccelso (vi figura l’ex Milano Marshon Brooks), i lunghi hanno un solo cambio valido in Elicotterone Jamychal Green, e nel roster evoluisce, si fa per dire, il plurinfortunato succhiastipendio più catastrofico della storia NBA recente: Chandler Parsons. L’arrivo di Kyle Moviola Anderson da San Antonio e del solidissimo (ex Italia) Temple non sono sufficienti a dare una bella forma alla panchina di Memphis, nemmeno aggiungendovi Omri Casspi. Il coach è JB Bickerstaff, ottavo allenatore da quando la franchigia si è trasferita da Vancouver al caldo Sud: non certo il migliore ad essersi seduto su quel pino.
Payroll. La situazione non è positiva: sono decimi nella NBA e probabilmente, nonostante spendano 123MM, non faranno i Playoffs. Sono pura follia, anche al di là degli infortuni, i 25 annui a Parsons, così come, alla prova dei fatti, non stanno fruttando i 32 di media per Conley e i 25 di Marc. In 3 giocatori Memphis racchiude il 65% del proprio monte stipendi, ma, se Parsons è impossibile da appioppare ad altri, la pg e il centro sono appetibilissimi, e facili da mettere in trade se a Memphis prevarrà, a seconda di come saranno messe le cose a metà stagione, la scelta di fare piazza pulita e ricostruire.
Occhio a. I fisioterapisti. E poi a Wayne Selden, tiratore da 3 tra i migliori della NBA: secondo anno, sg undrafted da Kansas, poco pubblicizzato e con relativamente poca esperienza (una cinquantina di gare) è secondo noi pronto a sorprendere tutti.