Il Power Ranking NBA di Baskettiamo inizia oggi, con i peggiori della classe di Eastern e Western Conference.
EASTERN CONFERENCE #15: BROOKLYN NETS. Probabilmente non avrete mai visto una squadra NBA tanto debole. Il destino che si prefigura per BKN individua l’orizzonte di un quinquennio di sconfitte. La franchigia non disporrà di prime scelte fino al 2019: saranno quasi tutte di Boston, come coda della trade che portò ai Nets PP e KG. Vedremo anche oltre che gli effetti delle nefaste scelte del management dei Nets nell’epoca del trasferimento dal New Jersey a Brooklyn si faran sentire per anni ancora. L’unico vero talento a roster è Gemello Brook (Lopez), che di mestiere fa il centro ed avrà come principale fornitore di palloni J-Lin, l’uomo che da NY (Knicks) ha preso il volo verso una fama insperata, e che ora a NY ritorna, per vedere se l’aria del luogo del primigenio trionfo lo riporterà in alto. A fargli compagnia in un reparto guardie affollato ma di non eccelsa qualità trova Randy Foye, altro onesto carrettiere ma non un fantino di vaglia, e Greivis Vasquez, che da un paio d’anni, complici anche gli infortuni, non ha più i lampi del campione intravisto a Toronto. Chi altri? Beh il Croato Bojan Bogdanovic, che il caso e la mano quadra altrui potrebbero eleggere come secondo terminale offensivo; Rondae Hollis-Jefferson, sf con tecnica (scarsa) da pf, e tanto atletismo quanta fragilità; Caris LaVert, rookie da Michigan che ha come principale look-alike nella NBA Shaun Livingston: può giocare tutti i ruoli da 1 a 3, ma anche lui è di infermeria facilissima; poi ci sono i resti del povero Scola spremuto dalle Olimpiadi e i muscolacci di Melvin Booker, che anche quest’anno non ha quotazioni per le scommesse su chi innescherà la prima rissa già in pre-season: l’anno scorso ci è riuscito entro i primi due minuti dall’entrata in campo+alla prima amichevole+alle Hawaii……devo aggiungere altro? Terminiamo l’excursus segnalando che nel pozzo del talento perduto formatosi al bellissimo Barclay’s Center è finito anche Anthony Bennett, nome da crooner e rendimento anche, passato in 3 anni da Prima Scelta Assoluta (illogica a esser gentili) dei Cavs a pacco di cui sbarazzarsi (via dall’Ohio e via da Minnie). La sorpresa positiva potrebbe essere Sean Kilpatrick, quasi un enfant du pays essendo nato a Yonkers, guardia leggermente sottodimensionata per lo standard NBA (cm 193, ma 100 kg belli tondi), con poche gare sulle spalle (35 in 2 anni) ma mano per lo meno onesta (in carriera quasi il 35% da 3 e più del 53 da 2). In ogni caso, preparatevi a gare in cui questa squadra non raggiungerà gli 80 pti. Segnaliamo che il giocatore dotato secondo noi di maggiore upside, la pg Shane Larkin, non tanto fisico ma cervello fino, ha firmato col Baskonia: giocherà dunque l’Eurolega, e state certi che competerà a un livello non inferiore a quello massimo che potranno raggiungere i Nets. L’allenatore è Kenny Atkinson, doppio passaporto USA-GB, figura interessante che da giocatore oltre agli USA ha visto la Repubblica Dominicana, la Germania, l’Italia (Napoli 97-98), la Francia, la Spagna, l’Olanda e che oltre a BKN allena la Nazionale della Rep. Dominicana. PAYROLL: milioni 74,6. E’ il secondo più basso della NBA, avendo alle spalle solo Philadelphia. Potrebbe essere ancora più basso, se i Nets non stessero ancora pagando circa il 40% (poco meno di 6 milioni) dello stipendio di Deron Williams, finito nel frattempo a Dallas: questo regalino delle follie manageriali andrà avanti fino al 2020, quindi anche oltre la scadenza del contratto di D-Will coi Mavs. In ogni caso, ovviamente, nessun problema di spazio salariale, anche se gli oltre 11 milioni garantiti a Lin sembrano davvero esagerati. Ma sono i Nets, e il proprietario è Russo, e forse più che al magnate padrone del Chelsea, dobbiamo guardare a quello di Cantù. Ci siam capiti.
WESTERN CONFERENCE # 15: PHOENIX SUNS. Difficile la scelta per l’ordine delle ultime posizioni ad Ovest. Il panorama di mediocrità offerto da Lakers-Nuggets-Kings-Pelicans-Suns è omogeneo, così come, a roster completo, simili sono i pochi bagliori che lo illuminano. Proprio l’evidente squilibrio del roster, zeppo di pg’s, e l’età media abbastanza bassa, allenatore compreso, hanno assegnato ai Suns la Maglia Nera della Western Conference. Un po’ troppe guardie in questo roster, un po’ troppo simili; un po’ troppo forti e dalle personalità un po’ troppo pronunciate, difficile convivano. Senza dimenticare che l’esperimento Bledsoe+Knight ha già dato frutti non memorabili. Troppi “troppo” per dare buoni frutti: questo è il nostro pensiero. Eric Bledsoe è quello con la più lunga militanza in Arizona, è reduce da un infortunio pazzesco, ma ora è tornato, e intenderà provare al di là di ogni dubbio di essere quello di una volta. Brandon Knight è stato il tredicesimo, la prima riserva, all’ASG 2014, subito prima di dover lasciare Milwaukee e approdare ai Suns…mossa che non ha portato bene né ai Soli né ai Cerbiatti; anche lui deve dimostrare di essere QUEL giocatore, e non la sbiadita figurina che finora ha ampiamente deluso le attese. Booker l’anno scorso è stato una delle pochissime luci in una stagione pietosa: brillante e costante, per nulla timido, si è guadagnato fin da rookie un posto di rispetto nella NBA: difficile voglia mollarlo. Tyler Ulis è il rookie, è tutto quel che vorreste dalla vostra pg, a parte il fatto che dista parecchio dal metro e ottanta, e parecchio dagli ottanta chili. Che un nanerottolo sia così apprezzato e rispettato vuol dire qualcosa, e dubitiamo si tirerà indietro. Ci sono poi Archie Goodwin, la sola vera sg del roster, e Jenkins, vaso di coccio tra i vasi di metallo. Il reparto ali vede al momento due veterani, Jared Dudley e PJ Tucker, che fanno della difesa e dell’essere uomini-squadra il loro principale credo: ce ne sarà bisogno. Però PJ sarà disponibile dalla seconda metà di Novembre perché si è appena operato alla spalla. La profondità del reparto ali è inversa a quella del reparto guardie: nella probabile tattica offensiva di Watson (riassumibile, giocoforza, in: sparatutto) la penuria di sf e e pf non è un problema, lo diventerà quando i Suns dovranno difendere. Il reparto del pitturato non è messo malissimo, ma è composto di due veri centri che per ragioni diverse non hanno mai convinto del tutto. Alex Len può figurare tra coloro che non sono mai esplosi, ma, datà l’età, possiamo almeno per questa stagione aggiungere di nuovo l’importante parola “ancora” al discorso su di lui; Tyson Chandler lotterà come sempre e probabilmente, come quasi ogni anno, si infortunerà: forse vi sorprenderà sapere che ha solo 33 anni…pare molto più vecchio, ed è ovviamente colpa dei continui infortuni. Restano Marqueese Chriss e Dragan Bender, le altre due prime scelte di quest’anno, giocatori opposti per caratteristiche. Il Croato è un 2.13 che in attacco gioca stabilmente lontano da canestro e oltre la riga delle triple, Chriss invece è una pf un po’ vintage che adora il pitturato. E’ una miscela che potrebbe anche dare qualche frutto, ma in futuro: del Croato si parla già come “the next Porzingis”, mentre il ragazzo nativo di Sacramento ricorda Joe Smith, anche se ovviamente gli auguriamo miglior fortuna nella NBA. La scarsa esperienza del coach, Earl “orecchie” Watson, non induce ad eccessivo ottimismo: potrebbe venire compensata dalla fama di nerd che avvolgeva Watson fin da quando giocava come pg di ricambio dal gran cervello, proprio come se quelle due immense orecchie che si ritrova fossero messe ad enfatizzare quel che ci sta in mezzo. PAYROLL: 83 milioni, che si sfronderanno a 63 la prossima stagione. Il discorso in prospettiva è vitale per una squadra come i Suns, che sono in piena rifondazione, e, soprattutto, nei prossimi 3 anni, avranno un numero di prime e seconde scelte paragonabile solo alla quantità onirica in possesso dei Celtics. Pescare bene e poter pagare bene senza problemi di flessibilità o spazio salariale sarà dunque basilare per Phoenix nei prossimi anni.