Mentre la rassegna del Power Ranking NBA per la stagione 2019/20 progredisce nelle posizioni, diminuiscono lievemente le differenze tra le rappresentanti delle due Conference.
MINNESOTA TIMBERWOLVES. Qui si parrà la nobiltà di Karl-Anthony Towns. Franchise player dalla solitudine che quasi commuove e “giovane uomo nero” molto impegnato nel sociale e nel politico, sul campo KAT non trova un compagno brillante che sia uno. Andrew Wiggins NON è esploso, alcuni sono disposti a concedergli una prova d’appello ulteriore nel 2019/20 ma di fatto è un mezzo giocatore: metà campo offensiva valida e nemmeno sempre, metà difensiva disperante. Covington è un buon triplista ed un ottimo difensore; Josh Okogie, unico a volte a salvarsi nella disastrosa Nigeria vista ai Mondiali cinesi, è un prospetto molto interessante dopo un ottimo rookie-year…ma è tutto comprimariato. Si aggiungano i resti di Jeff Teague, la buona volontà spesso casinista di Jordan Bell, Shabazz Napier e Gorgui Dieng che formano un duo play-centro di riserva potabile, si scoprirà che le sole scintille in grado di aiutare Towns a rendere almeno decente la stagione di Minnie verranno da Darione Saric. Troppo poco per sperare nei PO: Minnesota è diretta verso l’ennesimo rebuilding, e se terrà ingabbiato KAT sarà davvero un altro caso da denunciare all’Osservatorio per i diritti umani dei cestisti, una prigionia persino peggiore di quella di Kemba Walker a Charlotte.
CHICAGO BULLS. I Bulls hanno fatto poche mosse di mercato, ma molto azzeccate. Pur restando quasi impossibile un accesso ai PO, hanno saputo mettere insieme un roster interessante e apparentemente ben assemblato e facile da allenare. Al Miracolo Finlandese Markkanen, a Zach LaVine (che ha mille difetti ma lo stesso è uno dei giocatori NBA solo un microgradino sotto all’eccellenza) e alla buona impressione suscitata nel primo anno da Wendell Carter, hanno aggiunto Thad Young (una sicurezza tra sf e pf, e uno dei migliori ladri di palloni con quella stazza), il tiratore e potenziale grande realizzatore Otto Porter, e sempre da Washington han prelevato uno dei più seri candidati al titolo di Most Improved Player 2020: Tomas Satoransky. Il play che a media di quasi tripla-doppia ha portato la Rep. Ceca alle soglie della semifinale ai Mondiali 2019 è un cervello finissimo in un fisico da finto smilzo atleticamente impressionante. Non c’è più Gemello Robin (Lopez) quindi lo spot di centro sarà diviso tra Felicio e il rookie Gafford: in realtà vedremo tanto smallball con Markkanen o Carter in posizione di centro, contornati da un trio che permette di avere un quintetto tutto sopra ai 200 cm: Sato pg, Porte in sg, Young in sf. E’ un progetto tecnico con una direzione valida: questa edizione dei Bulls non sarà una squadra banale da studiare.