Al secondo posto de Power Ranking Lakers e Sixers, nel confronto tra LeBron James e il suo erede/pupillo Ben Simmons.
LOS ANGELES LAKERS. Hanno fatto una follia, secondo me, in estate: mollare tutti i giovani. E’stata tuttavia l’ultima della serie iniziata sotto la conduzione di Magic Johnson, che come GM ha fatto danni con conseguenze ripercossesi anche dopo la sua uscita di scena. Il nodo di tutto, sia meraviglie che problemi, è ovviamente lui: Il Prescelto. A L.A. non è stato il James di CLE 1 e 2 né quello di Miami: è stato un giocatore ormai bigger than game, con mille altri interessi, la maggior parte dei quali in conflitto con ciò che una “squadra” deve essere. Non solo la scarsa sagacia di Magic, dunque, o la oscillante lealtà di Pelinka alla causa gialloviola, ma anche LeBron (quello losangelino) è responsabile delle ultime disfatte. Giocatore incapace di difendere, pg dalle mille palle perse (non guardate solo gli assists…), triplista rivedibile, compagno di squadra del tutto inattendibile. Ecco allora sparire i giovani (resta solo Kuzma), un calcio al futuro pur di assecondare LBJ: mossa folle ma ben riparata. Non parlo solo dell’arrivo di Anthony Davis (sulla cui integrità però sono aperte le scommesse…) ma anche del modo in cui la dirigenza ha saputo allestire un roster fatto a forma della volontà lebronesca. Gerontoroster con tonnellate d’esperienza ed assemblato in maniera non banale. Ci sono difensori: Avery Bradley, Danny Green, Jared Dudley, Javalone McGee che stoppa tutto; ci sono giocatori non eccelsi ma addestrati in contesti vincenti: Quinn Cook (peraltro non anziano), Caldwell-Pope, di nuovo Green; ci sono ex Stelle come Dwight Howard pronte a guadagnarsi il pane gara dopo gara (14mila a cottimo ogni sera di parquet per lui…), c’è anche quello che LBJ può odiare, benzina fondamentale per il suo narcisismo. Parlo di Rajon Rondo: se non avessi scelto di curare al millimetro il linguaggio della pagina userei un modo di dire molto esplicito per descrivere come si pensano l’un l’altro RR e James…invece dirò che non si stanno simpatici. E’ un roster completo con almeno 3 elementi di decrescente talento (ad eliminare conflitti gerarchici) in ogni ruolo, e di tutti i giocatori nominati solo un paio sono del tutto incapaci oltre la riga delle triple. Forse alla fine della RS saranno un po’ più indietro del secondo posto: coach Vogel salterà per far subentrare il vice Jason Kidd, forse D-Wade farà una carrambata tornando a giocare per amor di LeBron, e l’età dei componenti potrebbe suggerire qualche letargo che costerà qualche W…ma nessun dubbio che per le Western Conference Finals i Lakers sono in lista.
PHILADELPHIA 76ERS. Sinceramente: ne ho abbastanza del basket parlato e gestito dai cosiddetti santoni e mi si ghiacciano un po’ le vene leggendo di quando in quando le dichiarazioni di Gamba, Bianchini, Tanjevic…tuttavia guardando il roster dei Sixers non posso fare a meno di ricordare tempi più felici, quando il bosniaco allenava la Stefanel o più tardi la Nazionale Turca. Tanjevic ha sempre apprezzato gli uomini sovradimensionati per alcuni ruoli (Bodiroga pg, Preldzic sg per citarne due e anche Andrea Meneghin era una guardia da 201 cm.) o chiaramente iperdotati di fondamentali e di grazia per altri ruoli (Fucka come pf a volte come sf). I Sixers schierano un quintetto che, misurato con le scarpe, è tutto sopra i 2 metri. Simmons-Richardson-Harris-Horford-Embiid piace tanto al DT azzurro, ne sono certo. Studieremo bene la pratica molto presto, ma Ben Simmons è uno dei 5 giocatori che possono cambiare la storia della prossima stagione (ma anche delle future) se davvero sarà riuscito a mettere insieme un tiro da fuori e da 3 decente. Decente, attorno al 30%, è sufficiente per ribaltare la corsa all’Anello. Infatti questa versione di PHI è sbilanciata (anche per motivi di salary cap) verso lo starting 5, ma non ha un pino da buttare. Sono tutti giocatori di ruolo, ma non banali. Trey Burke e il piccolissimo Neto sono pg opposte a Simmons ma anche complementari tra loro (senza dimenticare che Burke può giocare da sg). Mike Scott in altre realtà NBA sarebbe in quintetto: la mette da 3, difende non male e gioca entrambi i ruoli di ala. Jonah Bolden non è certo il più forte mai uscito da UCLA, ma alla fine come c/pf di ricambio funziona, e nel ruolo ha finalmente la sua NBA chance anche Norvert Pelle, quello visto zompare (in quel momento spesso a casaccio) a Varese. In sg/sf troviamo il Turco Korkmaz e James Ennis: entrambi tiro da 3 come prima arma, ma non unica. Sono già sei giocatori, cui aggiungere l’atletismo estremo di Zhaire Smith (proporzione attuale: atleta 85%, giocatore di basket 15%) e il potenziale finora non appurato di Thybulle e Shake Milton. La qualità c’è, racchiusa principalmente nel quintetto, ma la quantità non è scarsa come si dice. Tornando a Ben Simmons: il suo progresso nel tiro da 3 è fondamentale perché negli ultimi due anni i Sixers, per ragioni salariali, hanno detto addio a Belinelli e poi Redick, e con i dati delle ultime stagioni significa un ciaociao a poco meno di 400 triple segnate all’anno, tirando sopra al 38%.