I Celtics e i Nuggets al posto 4 del Power Ranking: entrambe buone squadre e simpatiche, ma non è abbastanza.
DENVER NUGGETS. Devo far prevalere la ragione sul cuore, e lasciare i Nuggets dietro ai Rockets, pur essendo Murray e Jokic tra i miei giocatori preferiti, e Malone tra gli allenatori che amo. Nel back-court le gerarchie sono precise: Murray ed Harris partono, Morris e Beasley li cambiano dando luogo ad uno dei back-court più forti ad uscire dal pino degli ultimi 20 anni di NBA. Idem per i centri, spot in cui Plumlee guarda le spalle al Joker, e il rookie e figlio d’arte Bol Bol avrà modo di prender pratica con la NBA. Tra le ali, l’arrivo di Jerami Grant cambia tutto. L’ex-OKC, figlio di Harvey e nipote di Horace ma chiamava “zio” anche MJ, è uno dei giocatori più in rampa di lancio dell’intera Associazione, arriva per difendere Kawhi, LeBron e anche Giannis e Siakam, ma non è affatto immobile in attacco. Consentirà meno minuti ma più qualità al vecchio leone Millsap, e al tempo stesso darà modo di spostare Torrey Craig (sf, difensore eccellente) sulle guardie avversarie anche in primo assegnamento, oltre a rendere meno efficace eventuali pick and roll LeBron-Davis, Siakam-Lowry/Gasol, Kawhi-Harrell/Lou Williams. Completano il roster Hernangomez quello più piccolo e giovane ma più forte (il vero “perdente” dell’arrivo di Grant è lui, mollerà molti minuti) e l’incognita Michael Porter Jr. Se il mix di Gregor Fucka e Tony Kukoc che questo 21enne ha dentro di sé riuscirà a stare in campo dopo più di due anni interi (i suoi tardi 18, poi 19 e 20) di problemi fisici, allora le chances dei Nuggets potrebbero davvero cambiare, e Denver diventare la prossima Toronto.
BOSTON CELTICS. Che i Celtics fossero lo scorso anno il classico “bell’ambientino” fu evidente al sottoscritto fin dal ponte del Primo Novembre, quando Kyrie gettò dalla finestra una W ad Indianapolis semplicemente lasciando tirare da libero Oladipo per una tripla vittoriosa dopo 5 secs di palleggio indisturbato. Faccia di Horford + faccia di Stevens + labiale non decrittato ma evidente di Marcus Morris lasciando il campo: era tutto chiaro già allora. Infatti la imminente stagione, per i Celtics, ha più il significato di un bel trattamento depurativo che altro. Hanno allestito una formazione competitiva, ma anche destinata ad essere simpatica. Le personalità di Kemba Walker e di Enes Kanter dicono anche questo. La leggerezza dell’espressione di Brad Stevens dice questo. La quasi irreale simpatia di cui è contornato Tacko Fall dice questo. A proposito: il lungagnone senegalese è entrato ancora più nei cuori bostoniani per aver (indirettamente) inflitto la prima sconfitta stagionale a LeBron James. Il Prescelto, visto il seguito di simpatia suscitato da Fall, voleva brevettare un marchio a seguito di certe sue uscite Instagram: Taco Tuesday. Lo US Patent and Trademark Office glielo ha negato perché: “Taco Tuesday è un nome ormai comune di un’usanza collettiva (tipo “venerdì pesce” o “pizza e cinema” da noi) e l’iniziativa del richiedente è manifestamente replicata sull’uso più o meno celato del nome di persona fisica che non ha offerto consenso alla registrazione del marchio”. And Boston has gone bananas. Sul campo? La chiave sta in questo: che Marcus Smart confermi il miglioramento nelle triple recentemente dimostrato, che il centro sopho Robert Williams stia un pelo più concentrato di quanto lo fossero i Ramones durante l’ora di algebra, che Jayson Tatum torni quello del rookie-year, che Enes Kanter, oltre ai probabili 20+10 aggiunga un minimo di difesa. Sul fatto che Kemba brillerà e Gordon Hayward anche, non ho dubbi.