Gli Indiana Pacers e i Golden State Warriors hanno cambiato molti elementi del proprio roster, li troviamo al sesto posto nel Power Ranking prestagionale.

GOLDEN STATE WARRIORS. Golden State è sempre Golden State, e poi, contrariamente alle apparenze: chi sta meglio di loro? Hanno perso KD, ma Durant non ci sarebbe stato in ogni caso causa Achille. Hanno perso Iggy, che sa ancora incidere ma è in fase calante, e lo stesso valeva per il ritirato Stephenson. Hanno perso fino a Novembre inoltrato anche uno dei nuovi arrivi di maggior valore: Willie Cauley-Stein NON farà coppia con Kevon Looney, fermo pure lui. Tutti questi “meno” rendono ideale la situazione psicologica di Golden State: nessuno ha precise aspettative nei loro confronti, ma solo simpatia, curiosità ed eventualmente comprensione. Della comprensione non credo avranno bisogno: restano la squadra di Steph, ovvero l’inventore del basket moderno. Draymond Green ha rifirmato a vita, e Klay tornerà, anche se ancora non son state fissate date. Offensivamente hanno un enorme difetto nel ruolo di KD, il reparto offre nomi un po’ sconfortanti se paragonati al predecessore: McKinnie, Glenn Robinson III, Paschall, Spellman, Damion Lee, Evans. Paschall, Spellman ed Evans sono però primo o secondo anno, con possibilità di miglioramento. Inoltre Alec Burks (uno dei primi a giocare con scarpe fucsia) è una guardia di 199 cm, e può agire anche da sf. Non conterei troppo sull’assenza di GS dai Playoffs o su una loro lunga, triste stagione di riassestamento: coach Kerr lo impedirà e contano anche sul fatto che D’Angelo Russell alleggerirà non solo i minuti di Steph, ma soprattutto le difese su di lui. E per la prima volta dal 2016 Dray-G potrebbe iniziare la stagione da totalmente integro.

 

INDIANA PACERS. Profondamente cambiati: 6 dei loro 8 più alti minutaggi nei PO non sono tornati ad Indianapolis. Tra chi ha problemi più seri (Evans), chi si è ritirato ancor giovane per dedicarsi alla diffusione della parola di Geova (Collison) e chi è semplicemente andato altrove (come Thad Young e Bogdanovic Croato), i Pacers si presentano rinnovatissimi: fossero anche migliori, è in ogni caso l’assemblaggio da rifare a farli stare al posto 6 del PowRank e non più in alto. Il vero acquisto sarà però il ritorno di Oladipo (Dicembre), la loro Stella assoluta: -Dipo ha per i Pacers un’importanza pari a quella di LeBron nei passati Cavs o di Beal nei presenti Wizards. Sono molto interessanti nei lunghi: Turner e Sabonis sono ottimi e collaudati, a loro si unirà un (secondo me) predestinato. Il rookie georgiano Goga Bitadze è un centro di mobilità e mani rare, accoppiate a stazza non indifferente: 211 x 113 con movenze da sf ne fanno un miracolo atletico. Sono, i Pacers, anche curiosamente assemblati: due lunghi ex-CCCP, due fratelli (ad Aaron si è unito Justin Holiday per la difesa), tre di nome TJ (McConnell e Warren sono nuovi, Leaf era già a roster). McConnell provvederà al suo destino di essere a inevitabilmente il cambio della pg titolare, il nuovo arrivo Malcolm Brogdon; Warren provvederà allo scoring: non esattamente un triplista (in 5 anni di carriera 3 volte sotto al 30% ma lo scorso anno quasi il 43…dove la verità?) è in ogni caso un realizzatore eccellente quando supportato dalla giusta concentrazione. Se non dovesse riuscire lui, ecco pronti il tiratore McDermott e la composta follia di Jeremy Lamb, tra i meno pronosticabili, partita dopo partita, giocatori della NBA…dipende che cuscino ha usato, se gli piacevano le tazze dell’albergo a colazione e così via. Saranno probabilmente sotto le 50 W, ma osso duro per tutti e interessanti da giudicare nei loro progressi.