23 giorni all’inizio della stagione NBA. Costanti: D-Rose deve essere operato, ma all’osso orbitale e non al ginocchio, e Tristan Thompson continua a non firmare con i Cavs. Dato che alla deadline di Giovedì il giocatore non era stato firmato, i Cavs sono stati costretti a rimuovere dalla Quicken Loans Arena qualsiasi immagine o riferimento a TT, dal momento che secondo le regole NBA le franchigie non possono trarre profitti o immagine dalle vestigia di giocatori non sotto contratto al primo di Ottobre. In questa regola entra anche l’opera della NBPA, il “sindacato” dei giocatori, di cui avremo modo di parlare nella uscita di BM, il nostro magazine, alla fine del mese.
Veniamo ora ai numeri 12 di Est e Ovest.
WSTERN CONFERENCE #12: SACRAMENTO KINGS. In uno spogliatoio NBA spesso un “caratterino” è più che sufficiente ad alterare gli equilibri. In questo caso nei Kings arriviamo a contare almeno fino a 4, coach compreso. DMC+Coach Karl+Gay+Rondo, a cui sommeremmo il disappunto di Darren Collison nel vedersi di nuovo davanti una star conclamata (per quanto in difficoltà al capitolo reputazione dopo la stagionaccia a Dallas) come RR. Aggiungiamo che si tratta dei Kings, una delle franchigie le cui mosse sono storicamente le più assurde e/o imperscrutabili della NBA. Insomma: talento ne hanno, e un botto lo faranno di certo..resta da vedere se il botto darà origine a un cratere o a una scalata. Noi propendiamo per la prima ipotesi, e ci dispiace che il Beli sia capitato in un ambiente che è l’esatto opposto del paradiso tecnico di San Antonio. DMC è nell’anno centrale del suo faraonico contratto, e in linea teorica non si dovrebbe parlare di un suo trasferimento. MA: gli hanno fatto fuori a un quarto della stagione scorsa Malone, il coach con cui aveva un ottimo rapporto, tanto che Cousins, per Malone, aveva messo da parte la sua irosità e il suo egoismo ed era diventato leader e motivatore dello spogliatoio. MA: il front office continua a fare mosse che non avvicinano i Kings ad essere una squadra da Anello, traguardo cui un super come DMC ambisce con qualche giusta pretesa. MA: gli han preso come coach George Karl, il quale ha subito detto che DMC non è il tipo di centro ideale per il suo gioco. MA: i Kings han firmato per 8 milioni Kostas Koufos, Greco in ascesa e non ignobile come centro NBA titolare. Non saremmo certi della permanenza di Cousins a Sacramento, e nemmeno della voglia del fumantino giocatore. Il mix dei Kings si arricchisce della personalità non esattamente timida del coach, di RR che deve cercare di cancellare l’immagine data di sè a Dallas (è stato firmato per una cifra bassa per un giocatore come lui, e solo per quest’anno), di Rudy Gay, che è dedito alla causa fino a che non vede calare troppo i suoi minuti e i suoi tiri. I punti interrogativi sono molteplici, e a gestirli, oltre coach Karl, dovrà pensare il GM neoassunto Vlade Divac, una leggenda della franchigia, un uomo che, all’occorrenza, può entrare nel locker e pretendere che tutti tacciano. E se non lo fanno Vladone è ancor abbastanza grosso da poter scegliere tra vari tipi di approccio, per così dire. Curiosità per la matricola Willie Cauley-Stein (per tutti WCS), e speranzosa tenerezza nei confronti di David Stockton, che di mestiere fa la pg, e come stato civile risponde alla condizione di “figlio di John”. Il payroll dei Kings dice 68 milioni, abbastanza alto, ma soprattutto, a parte Rondo, non annovera nessun giocatore in scadenza, lasciando poco spazio per manovrare se non in uscita.
EASTERN CONFERENCE #12: DETROIT PISTONS. Con questo pronostico corriamo un rischio. Mettere Detroit al numero 12 dell’Est significa posizionare la franchigia intorno al 23′ posto generale della NBA, mentre quasi tutti i commentatori USA posizionano i Pistons al numero 19-17. Significa pronosticarla peggiore di NY e Charlotte. Quello che non ci convince dei Pistoni è, molto semplicemente, il roster. E nella nostra opinione non conta nulla la perdita di Greg Monroe. Hanno una futura star (parzialmente lo è già ora) come il centro Andre Bimbone Drummond. Al capitolo stelle però ci fermiamo qui. Reggie Jackson ha lucrato un contrattone da star ma non lo è, e troviamo altre 2 pg a roster: Brandon Jennings torna da infortunio, ma le chiavi della squadra erano sue prima di farsi male, e Steve Blake è reduce da una stagione davvero buona a Portland e, nonostante sia chiaramente un back-up, è nei primi 10 cambi del ruolo, mentre RJ non è nelle prime 15 pg titolari. Ci sono anche altri volti nuovi: Ersan Ilyasova, Turco ex Milwaukee, che è un 3 che può giocare 4; Stanley Johnson, la matricola prima scelta Pistons al Draft 2K15, uno di quelli apparentemente NBA-ready, che è un 3 che può giocare 4; Danny Granger, che, quando sta fuori dalle infermerie, è un 3 che, in regime di smallball, può giocare 4; Marcus Morris, il gemello meno forte, che è un 4 che può giocare 3 e si è detto davvero scontento di esser stato diviso da Gemello Markieff. Si uniscono a Anthony Tolliver, un 4 che può giocar 3 e Cartier Martin, un 3-and-D che può giocare 4. Tutti questi giocatori quasi uguali hanno in comune il tiro da 3, qualità che opportunamente compensa lo stentato 30% oltre l’arco di RJ, ma penso di aver spiegato quel che intendo a proposito del roster dei Pistons. Il Back-up di Bimbone sarà Aaron Baynes, uscito da San Antonio, e le due guardie saranno Kentavious Caldwell-Pope (KCP) e Jodie Meeks, senza altra ulteriore nè particolare profondità nei ruoli di 5 e 2. Il payroll è di quelli “esplosi”: è il quinto più alto della NBA, recita più di 83 milioni, risentendo anche del contrattone di Josh Smith, dal momento che i Pistons si son liberati del giocatore ma non di tutto il suo stipendio, cui devono continuare a contribuire. Di entrambe le cose, squadra e stipendi, è responsabile Stan VanGundy, coach+GM, che di certo avrà sulle spalle tanto lavoro e tanta responsabilità. SVG a metà estate è intervenuto alla trasmissione di Zach Lowe, LowePost, e si è dimostrato molto fiducioso nella stagione di Detroit, probabilmente troppo per essere tutto vero.