La febbre sale, le amichevoli si susseguono, la preseason sta per terminare. Esattamente martedì prossimo la stagione NBA inizierà con un doppio showcase che presenterà le due finaliste dello scorso anno, impegnate in due confronti per nulla banali: i Cavs faranno visita ai Bulls, mentre i Golden State Warriors, in casa, riceveranno i Pelicans del loro ex-assistant coach Alvin Gentry. La gara alla Oracle Arena sarà preceduta dalla cerimonia di consegna degli Anelli, e noi proprio degli Warriors vi parleremo in questa puntata del Power Ranking di Baskettiamo.
WESTERN CONFERENCE #3: GOLDEN STATE WARRIORS. I defending champions solo terzi? Sì. Squadra che vince non si cambia, ma ad Oakland hanno davvero messo solo un vero, competitivo volto nuovo: Jason Thompson, e hanno un Alvin Gentry in meno in panchina a coadiuvare Steve Kerr. Thompson, la cui Alma Mater è Rider, è uomo da 9.4 punti e 6.9 rimbalzi in carriera: non uno fermo, dunque, ma nemmeno un protagonista assoluto, con un difetto evidente nella % ai liberi, di poco sopra al 60 in carriera; potrà cambiare sia D-Green che il centro nel regime di smallball che dovrebbe imperare alla Oracle Arena, però era lecito attendere qualche arrivo di maggior portata da parte del management californiano. Inoltre, la stagione del tentativo di back-to-back è storicamente difficilissima, senza contare la ipercompetitività della Western Conference. Siamo sicuri che gli Splash Brothers, così come Draymond Green, Iggy, Bogut e tutti gli altri, lavoreranno al massimo della concentrazione e intensità per ripetersi, ma non pensiamo che ci riusciranno. Siamo però convinti che una RS da terzo posto di Conference possa essere, allo stesso tempo, sia un problema per il fattore campo nei PO, sia la sola soluzione per arrivare al massimo alla post-season. Decelerare un pochino, insomma, potrebbe essere la via per il Repeat. Molto del destino di GS passa anche dai miglioramenti che dovrebbe/potrebbe mostrare Harrison Barnes e dal rendimento di Festus Ezeli. Il ragazzo di North Carolina e il lungo nigeriano sono vitali per il gioco di Kerr, e se entrambi elevassero il loro rendimento rispetto la scorsa stagione (Barnes principalmente in termini di continuità, Ezeli in termini assoluti), allora potremmo anche dimenticare il mercato scarsino. Abbastanza bene invece è andato il Draft degli Warriors, che con la loro chiamata numero 30 son riusciti a pescare Kevon Looney, ala da UCLA inspiegabilmente dimenticata nelle chiamate precedenti: in molti mock era dato tra il 15′ e il 25′ posto. Il payroll è vergognosamente alto, ma si sa che le squadre vincenti son costose da mantenere, e in effetti il rinnovo di Green e l’arrivo di Thompson son costati a GS una cifra vicina ai 22 milioni annui, portando il monte stipendi oltre i 90 milioni.
EASTERN CONFERENCE #3: MIAMI HEAT. Siamo stati a lungo indecisi se assegnare agli Heat il secondo posto. Alla fine ci siamo lasciati convincere dalla solidità degli Atlanta Hawks e abbiamo tenuto Miami come terza dell’Est. Agli Heat manca, in effetti, solidità sia nel senso fisico vero e proprio (Wade, Bosh, McRoberts, Deng non sono esattamente ragazzi impermeabili a infermerie e anche ad ospedali) sia nel senso di compattezza della squadra, disciplina, abitudine a giocare insieme. Il roster è però impressionante. Pg: Dragic+Chalmers; sg: Wade+Gerald Green (da Phoenix)+Tyler Johnson; sf: Luol Deng (giocatore preferito del Presidente Obama)+Justise Winslow (rookie preso col numero 10 al Draft, davvero un furto operato dal GM degli Heat)+James Ennis (atleta impressionante e non incapace di giocare a basket) e sottocanestro mettiamo in fila Chris Bosh, Hassan Whiteside (primi in Italia ad averlo segnalato al pubblico), Josh McRoberts, Amar’e Stoudemire, Chris the Birdman Andersen, U-donis U-tility Haslem. Siamo già a 14 nomi, ne aggiungiamo uno che, quasi sicuramente, sarà l’esperta pg John Lucas the Third (in molte squadre sarebbe la back-up pg, qui fa il quindicesimo): un roster devastante. Nella D-League potrebbe esser spedito il centro bianco 27enne Keith Benson, non un gran giocatore, ma motivo di qualche culto per il fatto di essere il figlio di Kent, ala-centro dei Detroit Pistons dell’era immediatamente pre-BadBoys, quella, per intenderci, di Kelly Tripucka: papà Kent era un vero, splendido, cattivissimo falegname, precursore a tutti gli effetti del gioco duro e spesso oltraggiosamente duro che avrebbe caratterizzato i Pistons di Chuck Daly. Gli Heat saranno allenati come sempre da Erik Spoelstra; “come sempre” non è allocuzione sbagliata, poichè quella che va ad iniziare è la ventunesima stagione di Spoelstra nell’organizzazione della Florida: ha iniziato nel 1995 come video coordinator, per poi passare all’assistentato. Il monte stipendi è altissimo, sfiora i 95 milioni, ma va aggiunto che a parte Bosh, Dragic, McRoberts e Winslow, tutti gli altri andranno in scadenza al termine di questa stagione: si parla di un ammontare totale di quasi 50 milioni, compresi i contratti di Wade, Deng, Whiteside, Birdman e Haslem, con gli ultmi due della lista che potrebbero anche ritirarsi.