Nel Power Ranking di Baskettiamo andremo oggi ad esaminare i New Orleans Pelicans e i Chicago Bulls, due squadre che secondo noi, per ragioni diverse, non andranno oltre il posto numero 7 pur avendo in squadra due assolute superstars.

WESTERN CONFERENCE #7: NEW ORLEANS PELICANS. Probabilmente una delle franchigie più simpatiche. Incarnano, oltre ad una ventata di novità nelle gerarchie della NBA, anche la rinascita di una città vessata dal destino e dall’improvvida amministrazione Bush, una città che ha saputo rialzarsi anche stringendosi attorno al suo sport, professionistico e non. Il nuovo coach è in realtà un vecchio volpone della panca: Alvin Gentry ha salutato Steve Kerr e gli Warriors appena infilato al dito l’Anello, e non ha saputo dire no all’offerta dei Pelicans e all’occasione di poter allenare il futuro Numero Uno della Associazione, Anthony Davis. Le qualità di Davis però mancano di supporto: Tyreke Evans è un vero professore del gioco, e anche JRue Holiday è un ottimo giocatore. Fine. Il contorno dei Pelicans è dato da buoni role-players, come Ryan Anderson, Eric Gordon o Omer Asik, ma è lontano dall’essere competitivo a livello di Titolo o Finale di Conference. In più al momento l’infermeria mette i brividi: con durata e gravità variabili sono infortunati Davis, Holiday, Babbit, Cole, Pondexter, Ajinca e Asik. Il punto più debole pare essere il back-court, perchè solo Holiday, Gordon, Cole e Bo McCalebb (proprio lui, al momento ancora incerto come parte del roster definitivo) sono guardie pure, mentre il reparto lunghi è solido e persino affollato, al netto degli infortuni: Davis, Asik, Ajinca, Anderson, Perkins, Dante Cunningham e l’ex Virtus Bologna Jerome Jordan costituiscono un bel pacchetto.
Problemi anche col payroll: è abbastanza alto, attorno ai 78 milioni, ma, soprattutto, dovrà fare i conti in estate col rinnovo di Anthony Davis; il fatto che siano in scadenza anche Gordon, Anderson, Cole e in pratica Babbit (team option per il 2016-17) è più un aiuto che un problema, nell’ottica del rinnovo di Davis, perchè senza quei 4 si libereranno quasi 30 milioni dal monte stipendi.

EATERN CONFERENCE #7: CHICAGO BULLS. So benissimo che questo è un pronostico rischioso, e ancor più impopolare. Le domande che lo motivano sono le seguenti. Può D-Rose stare senza infortuni? Ammesso ci riesca, potrà migliorare le disastrose percentuali dello scorso anno? Può Jimmy Butler ripetere la stagione di primo livello appena giocata e di conseguenza meritarsi il faraonico (quasi max) contratto siglato in estate? Possono quei due sedare le loro bisticciate in tempo per la regular season, o le esacerberanno, dal momento che la zizzania è iniziata nell’inutile e calmissimo (per la NBA) Luglio? Il preteso sergente di ferro/velluto Fred Hoiberg, buon giocatore NBA e buon allenatore di college, ma abituato a giocare nell’accogliente Utah e ad allenare nella disciplinata Iowa State, saprà gestire la Windy City e tutti gli spifferi relativi? O, come pare a molti, la situazione gli è già scappata di mano? Tornerà Noah un giocatore di basket o ha tramutato il suo essere gran difensore e ottimo passatore nel giocare ruvido, prendersi tecnici assurdi e smistare la palla anche quando DEVE tirare? La setosa potenza di Taj Gibson troverà mai continuità? In caso di ennesima sfortuna di Rose, esiste qualcuno che davvero può affermare senza mettersi a ridere che Brooks-Hinrich è un duo di guardie degno di una Finalista di Conference? Aggiungete un monte stipendi altissimo, il quinto della NBA, con solo Noah in scadenza tra i contratti pesanti. In questo panorama non allegrissimo, le certezze, a nostro avviso sono tre, e rispondono ai nomi di Pau Gasol, Nikola Mirotic e Tony Snell, uno che avevamo messo in rampa di lancio lo scorso anno e ci ha gratificato del suo bel rendimento.