Cinque gare nella notte NBA, ma due di esse importantissime; e le vicende dei Lakers intercettano entrambe.
I Philadelphia 76ers hanno attuato dal 2013 al 2017 un gioco a perdere davvero estremo e fastidioso, antisportivo al punto da obbligare la NBA a cambiare le regole della Lottery che seleziona la posizione di scelta al Draft. In cinque anni di Prime Scelte (la peggiore chiamata al numero 11) hanno potuto selezionare, in teoria, fior di giocatori per una ricostruzione passata alla storia come The Process. Di quell’indiscriminato gioco a perdere sono rimasti solo Ben Simmons e Joel Embiid, perchè, tra incapacità del management e incertezze dei giocatori, gli altri stanno cercando di rifarsi una carriera altrove. Michael Carter-Williams, Nerlens Noel, Jahlil Okafor, Markelle Fultz: quello che se la passa meglio è Noel, che è ben inserito (da cambio) nel meccanismo di OKC. Quindi tutta l’enfasi nel dare nobiltà al perdere apposta appellandosi al diritto di ricostruire dal Draft e dando un nome mediatico al tutto, come The Process,..tutto il Processo, appunto, è finito nel Ce##o. I Sixers infatti, tra Agosto e la recente trade dead-line, sono stati la squadra che più ha cercato di operare sul mercato delle Stelle e dei Free Agent, sacrificando, sia ad inizio stagione che ora, la propria panchina prima in una infruttuosa caccia a Paul George, poi in quella riuscita a Butler e Tobias Harris. Aver rinunciato a Belinelli ed Ilyasova ha reso il quintetto migliore, ma non necessariamente migliore la squadra. Scott-Johnaton Simmons-Korkmaz costano alla prova dei fatti come Beli e il Turco, ma in 3 non valgono la metà di quei due, senza dimenticare che Phila ha mollato Landry Shamet, loro scelta 2018 e di certo uno dei primi 5 migliori rookies dell’anno. Il quintetto di Phila è fortissimo, ma ha precisi limiti strutturali (JJ Redick è davvero piccolo in sg), tecnici (la difesa di Embiid stoppate a parte, il tiro da fuori di Simmons) e caratteriali (Embiid non è uno stakanovista della concentrazione, Butler non è un amicone, Harris è un maschio decisamente Beta): alla prova dei fatti, segnata dall’importante confronto di stanotte vs i Celtics, Phila è dove era lo scorso anno…contro Boston perde. Partecipa di certo una componente psicologica nel rendere i Celtics ingiocabili per i Sixers, ma anche stanotte e anche se privi di Irving+Baynes e anche se in un momento/stagione davvero non ideale, Boston ha sfruttato mirabilmente i limiti di Phila, oltre al fatto che coach Stevens dispone quando e come vuole di coach Brown. Rispetto alle sfide dello scorso anno Boston non dirotta Horford (23-8-5 con 4 rec) su Ben Simmons, anche per l’assenza di Baynes; BS (16-5-5) è tutto a cura di Gemello Marcus, Philadelphia native che inizia alla grande e continuerà così (17+8). Nel primo tempo Embiid (alla fine 23+14) sarà di fatto annullato da Horford, e anche Simmons non avrà vita semplice: farà due spari (tutti nel primo quarto) da più di 5 metri da canestro e l’esito sarà, nel caso migliore, la parte bassa del tabellone. Contemporaneamente coach Stevens mostra la sua passione per gli altri sport, da cui dice di trarre idee e insegnamenti, facendo giocare in attacco a centro area, come fossero centri dell’hockey o centroboa della pallanuoto, Marcus Smart (8-4-3 con 2 rec e tanta benzina invisibile) o Jaylen Brown marcati dal piccolo Redick (16 ma con 11 tiri e 3 perse), traendo infiniti vantaggi da questo mis-match, soprattutto in termini di spazio per Tatum (20+10) ed Hayward (26 con 6/7 da 3 compresa la tripla che di ftto ha dato a BOS la W). La gara è tutta qui, oltre che nel fatto che i Celtics sono più loro stessi quando giocano senza Kyrie. Ma questo è un altro problema, anzi: IL problema della strana stagione bostoniana. La prima intrusione di Magic Johnson nel mio Recap arriva ora: dopo aver multato i Lakers per tampering nella vicenda-Davis, la NBA ha rigettato il ricorso di Elton Brand (GM dei Sixers) per lo stesso “reato” nei confronti di Ben Simmons. Ben non è felicissimo, non lega con Embiid nè Butler e ritiene un po’ inadeguato il proprio coach, Ben è un pupillo di LeBron (che ha tampinato Antetokoumpo in diretta nazionale per avere allo ASG con sè Simmons in cambio di Westbrook) ed ha lo stesso manager di LeBron, e Magic è il capo di LeBron e Magic ha dichiarato che avrebbe allenato per un clinic estivo Simmons: ed Elton Brand ha detto “Enuff”, cioè “Emmòbbasta però”; il clinic estivo è saltato. Estate eterna o quasi in California, anche se nella Bay Area in realtà gli inverni sono freddini: per questo gli Warriors si stanno sgelando ora, forse. O forse stanno entrando in forma nel momento giusto: sono 16 W nelle ultime 17, sono senza sconfitte (8-0) da quando il quintetto dei sogni si è composto col rientro di Cousins: nel KO vs PHI infatti mancava Klay (22 con 14 tiri), che stanotte si è fatto sentire con 11 pti nel quarto periodo, e 8 dei 10 con i quali GS ha riagganciato a quota 93 i Jazz, che erano scappati a +7. Da quel momento parziale di 21-4 giocando come una volta veniva detto del Bologna Football Club di Giacomo Bulgarelli (ieri l’anniversario della sua scomparsa, ma anche il compleanno di Bill Russell): solo in Paradiso. Una sola descrizione per spiegare: la tripla del +8 a meno di 3 mins dalla fine è arrivata, da Klay, con un’azione senza palleggi (a parte quelli per superare la metà campo) di puro posizionamento contro il pressing dei Jazz che sono la seconda difesa dell’Ovest; è un piacere anche fisico vedere giocare in quel modo, perchè dopo l’organizzazione arriva subito la follia: tripla irreale di Curry successiva ad una difesa perfetta con stoppata di Klay su Mitchell (25-7-2, ma sempre tirando sotto al 40%, 10/29), recupero di Iguodala e assist per Steph. A proposito di Iguodala: migliore dell’anno (13-5-3 con 3 rec e 3/3 da 3) in coincidenza dei problemi fisici (un po’ ovunque) di Green in regime di minutaggio calmierato ma lo stesso concreto: 6-7-6 con 2 rec e 2 stoppate. La seconda intrusione di Magic arriva ora, nel momento per lui di decidere se davvero fa bene a spremersi così tanto in elogi e desiderio per altri giocatori (Davis, Simmons…) mandando nel contempo a catafascio quel che i Lakers hanno, o meglio: avrebbero. I ragazzini terribili, qui spesso ribattezzati Giovani Leoni, dei Lakers (Lonzo, Ingram, Kuzma. Hart) non sono infatti nè poveri di talento nè poveri di autostima e capacità di ripicca nè soggiogati dalla figura di LeBron: essere sempre accostati alla frase “ceduto in cambio di..” non li invoglia a sbattersi, ed anzi stanno facendo vedere al Prescelto (e a Magic) che di loro c’è bisogno, se si vuol raggiungere i PO. Stanotte la tripla-doppia di LBJ (28-11-16) non ha evitato la sconfitta vs i derelitti Hawks (Young 22-6-14): e non è un caso che in parte Josh Hart e in maniera evidente Lonzo Ball abbian smesso di giocare sul dolore e partire dalla mancata trade per il Monociglio si son messi in infermeria. Nelle altre gare, Orlando ha divorato Nola di 30, e San Antonio ha vinto di 1 a Memphis (Beli 11 in 28 mins).