Nella notte NBA degli otto fusi orari sono state tre le partite: vincono Bucks, Rockets e Cavs, ma le luci sono su Kobe che fa record anche di assists.O-2 ARENA, LONDRA: NY KNICKS 79 – MILWAUKEE BUCKS 95
Alla fine, nonostante qualche voce avesse allarmato il pubblico inglese, Melo (28-3-2) gioca. Lo spettacolo da esportazione della NBA non poteva privarsi della presenza di Anthony, dal momento che agli appassionati britannici era toccata una gara che al momento non poteva dare grosse emozioni, né soddisfazioni tecniche. E le previsioni non potevano essere più azzeccate. Melo un po’ acciaccato ha fatto in scioltezza un terzo dei punti dei Knicks, trovandosi di certo più concentrato (anche 8 perse in 28 minuti) nell’offrire una jersey con la scritta “Wales” al Principe di Galles piuttosto che a scegliere quale soluzione di 1vs1 adottare in campo. Dalla parte di Milwaukee ovviamente nessuna preoccupazione se non quelle di calibrare il proprio facile dominio per non umiliare troppo i Knicks e di fare spettacolo appena possibile. In un clima assai poco intenso ha spiccato il volo OJ Mayo (22, con 4/6 da 3), alla sua migliore in stagione, e anche Antetokounmpo (16+5) ha giocato da par suo, così come Pachulia (14+11) e Knight (20-5-6 con 6 recuperi). Oltre a Melo poco da segnalare nei Knicks, autori all’inizio di interminabili, imbarazzanti minuti in cui non riuscivano a schodarsi da quota 0: solo Calderon ha scritto 11 con 9 assists, ed è uno di quelli che potrebbero partire….
TOYOTA CENTER, HOUSTON: OKC THUNDER 101– HOUSTON ROCKETS 112
Dopo un iniziale 4-0, OKC subisce un parziale di 18-2 che porterà sul groppone per tutta la gara. Il parzialone di Houston è aiutato anche da una fortunosa tripla tabellata di Harden, ma le scelte offensive dei Thunder sono spesso autolesioniste negli inizi di partita: durante il rush dei Rockets, KD (24+10) vede pochissimi palloni. La cronaca impone di dire che Russell Westbrook (16-8-8) ha collezionato un’altra uscita con 8 perse, e almeno questa sera è stato molto più utile l’apporto di Reggie Jackson (16-6-6 con 13 minuti in meno di gioco e solo 1 persa). Il vantaggio di Houston è stato ondivago, ma appena OKC ha visto il -7, La Barba (31-9-10) ha messo un’altra tripla (stavolta regolare, ma avrà un altro colpo di fortuna complice il tabellone poco dopo..) psicologicamente molto importante. Decisamente i Rockets sono molto meglio, in questo momento della stagione almeno, con Motieiunas (14-4-3) in quintetto e Josh Smith (13-7-2) dalla panchina, ma dovrebbero cercare di trovare più coinvolgimento, se non produzione, da Howard (13+8). Per OKC brutte notizie: continuano a restare fuori dai playoffs, e un sito USA li ha pronosticati fuori dalla post-season anche alla fine.
STAPLES CENTER, LA: CLEVELAND CAVS 109 – LA LAKERS 102
Una partita eterna (2 ore e 26 dicono i dati ufficiali, il mio orologio dissente e punta quasi sulle 3 ore) come spesso capita quando il broadcasting è di TNT, ma anche una partita storica: Kobe Bryant ha stabilito il suo record personale di assists in un match, con 17, battendo il 15 precedente. Dalla fine del secondo quarto in poi, quando si cominciava a sentire profumo di primato, Reggie Miller, commentatore TV, ha pronunciato una ventina di volte la parola “facilitator”, per indicare una presunta nuova versione di Kobe “anziano”. Pur con la ottima partita della sua stella 19-6-17 lo socre completo) e con una solida prestazione di Hill (20+6), Ed Davis (8+5) e Black (8+4, ottima presa del GM Kupchak dai tagli dei Rockets), la squadra tifata da Jack Nicholson ha perso, in parte per una prova intermittente del vice-Bryant, Nick Young, che, arrivato in difficoltà alla gara coi Cavaliers (14/63 al tiro nelle ultime uscite) ha sì infilato due triple importanti nel finale, ma sono state le uniche e il suo 4/13 è stato pesante per i Lacustri. Sulla sponda dei Cavs il momento peggiore è coinciso con la prima rotazione dei cambi, momento in cui i Lakers hanno recuperato un iniziale -7, per portarsi in parità a 30 alla prima sirena e poi in vantaggio: il bench scoring diceva 18 a 2 per i gialloviola. Cleveland poi, invece di crollare, si è stretta attorno a LBJ (36-5-5) e, apparentemente, a coach Blatt, ma in casa Cavs, oltre e forse prima che giocare a basket, si è oscillato continuamente tra grandi giocate, quasi tutte di James e Tristan Thompson (5+11, animalesco a rimbalzo, quarto assoluto della NBA per rimbalzi offensivi), sforzi eroici di Kevin Love (17+7, tormentato dalla schiena, quasi non cammina dopo un po’ che sta in campo) per rimanere sul parquet e aiutare la squadra, e minisceneggiate con velature da psicodramma: Irving (22-2-3) che ormai spesso dopo un errore ne commette altri due per agitazione, Love che dice qualcosa in maniera non tenera al vice allenatore Lue, Blatt che quando i suoi difendono sta piegato anche lui sulle gambe. Alla fine il match è quasi, se mai fosse possibile, un win+win: i Lakers hanno il record del loro giocatore simbolo, i Cavs interrompono la striscia negativa e potranno guardarsi in faccia più serenamente per adottare nuove strategie di gioco e di spogliatoio che paiono indispensabili.