Solo tre le gare della notte NBA, ma c’è modo di parlare anche di Alessandro Magno e dei suoi Diadochi.
Alessandro era morto quando i suoi successori designati, i Diadochi, cominciarono a fare un casino pazzesco nonostante l’Impero Macedone fosse stato spartito il più equanimemente possibile: in veste di coach c’era Perdicca, forse non il migliore Generale dell’esercito, ma di certo il miglior cervello e il più fidato amico del figlio di Filippo. Steph non è morto, solo infortunato all’inguine, ma senza di lui gli Warriors fanno un gran casino lo stesso, nonostante la sapienza gestionale di coach Kerr. Il litigio nel finale dei tempi regolamentari vs i Clippers tra Green e Durant ha portato il management di GS a sospendere Green per una gara: Dray-G ha fatto davvero una gran boiata in campo, rubando il rimbalzo a KD, non passandogli la palla, cercando di vincerla da solo e perdendo sia pallone che incontro. La sospensione, però, non è motivata dall’errore in campo, e nemmeno troppo dal litigio aperto tra i giocatori: è un chiaro segnale gerarchico. Stabilisce chi sia più importante tra Generale Durant e Generale Green; inoltre rinnova agli occhi di tutti, compagni compresi, che la Legge è una sola: l’Imperatore (vivo) è Steph. Dopo questa vicenda di tre giorni che son sembrati venti, con il brodino di una non brillante W vs gli imbarazzanti Hawks, prevedibile che vs i Rockets, che non stanno benissimo ma hanno ben altra qualità e struttura, GS si ritrovasse, parole di Kerr dopo il KO a HOU, “phisically and emotionally banged-up”. Il ritorno in campo di Steph Magno avverrà non prima del Ringraziamento, quindi ancora almeno 10 giorni da oggi, ma, nonostante la sconfitta, l’atteggiamento sincero e non negativo pur mantenendo la rispettiva, differente, indole (Green: ragazzi avevo davvero bisogno di una sospensione, ho dormito tutto il giorno, ero così staaaaaaaanco; Durant: basta con questa storia, non fatemi altre domande su questo), fa pensare che almeno per la presente stagione gli Warriors si rimetteranno in linea. Per il futuro, con tutti quei contratti da ridiscutere (solo Steph è blindato), chissà chi resterà o chi andrà. Per la nottata da segnalare che i Rockets sono stati bravi nell’approfittare dello scombussolamento dei Californiani obbligandoli a una sorta di record negativo: solo 18 triple tentate, solo 9 dal quintetto (e 0 infilate: 5 padelle di Klay, 2 di Green e KD). Per definire il momento degli Warriors: coach Kerr ha preferito inserire nello strating5 il suo poliziotto più truce, Iggy, lasciando a sedere Cook che poi è stato il meno peggio (11-2-1 con 3/4 da 3). Harden e Paul hanno sparato malino (12/33), ma in questo caso la quantità ha prodotto anche qualità. Segnalo che a Houston stanno salendo le quotazioni del 20enne lungo tedesco Isaiah Hartenstein (già ribattezzatosi da solo Hammerstein, per dire che timido non è): buon rimbalzista e non incapace oltre l’arco, nelle ultime 4 gare ha 13 minuti di impiego vs i 7 scarsi precedenti e risponde con 4+4 di media e il 50% dal campo. Aggiungo: il ragazzo è un po’ come il Beli, ha rifiutato negli ultimi 2 anni di tornare in Europa per tanti soldi e si è fatto tanta G-League e pochi minuti di NBA a pochi soldi, tenace e forse finalmente ripagato.
Avendo accennato agli Hawks, poche parole per la sconfitta da -45 patita a Denver, in cui ha giocato molto bene il più piccolo, età e cm, dei fratelli Hernangomez: 25+9 in 31 mins per Juanjo, apparso in quintetto; il fratellone prova a ritrovare una carriera a Charlotte (discreto: 7+5 e 1 stoppata a gara in 14 mins di tavole). Trae Yong, con lo 0/4 appena messo a referto, porta a 23/91 la sua stagione da 3: 25.5%.
Infine giocavano i Clippers. Dopo aver battuto in OT due tra le tre migliori squadre NBA, ospitavano gli Spurs. Era dunque derby tra il Gallo ed il Beli (7-3-2 con 1 rec e 1 stoppata). E’ stato vinto da Gallinari (19+6), sia quello personale che quello riguardante l’esito della contesa. Il MVP della notte spetta però a Lou Williams (23-3-2), che in due gare si è ripreso lo scettro di miglior realizzatore NBA nel quarto periodo: era secondo, non ottantesimo, ma ci teneva a sorpassare Jimmy Butler quindi ne ha messi 9 negli ultimi 4 minuti e 13 nel quarto. Così ha consentito a ClipperTown di: battere SA, mettere in fila la terza W, la settima delle ultime 10, portarsi al quarto posto nella Western Conference. Negli Spurs ha brillato DeMar DeRozan: anche se ha perso il pallone decisivo a una trentina di secs dalla fine (terribile il basket: solo 6 palloni persi dagli Spurs, ma quello è stato decisivo), lui che è cresciuto a venti minuti dallo Staples Center nel nefasto quartiere di Compton (guardate Boyz in the Hood) ne ha infilati 34 regalando al pubblico anche un movimento in piroetta di poesia assoluta (usando il Gallo come partner..), puro Nijinskij. Detto dello MVP della gara e di quello degli Spurs, resta l’ennesima prova eccellente di Montrezl Harrell (14-6-5 con 1 rec e 1 stoppata): sempre dalla panchina, ma è segno provvidenziale che, nel momento in cui Draymond Green affronta il frangente più difficile della sua carriera (resterà a GS? Molti sono dell’idea che Durant resterà e il sacrificato sarà lui, non Klay o Cousins), emerga the Next Dray-G.