Nella notte NBA abbiamo assistito ad una delle partite destinate a restare negli annali del basket: Memphis passa a San Antonio in triplo overtime.TIME WARNER CABLE ARENA, CHARLOTTE: PHOENIX SUNS 111– CHARLOTTE HORNETS 106
Questa volta lo sprint di Phoenix negli ultimi due minuti vale a conquistare la W. Un ipotetico verdetto ai punti vedrebbe però la vittoria di Charlotte. I dipendenti di Michael Jordan sono stati avanti quasi tutta la partita, a 2:40 dal termine avevano ancora 5pti di vantaggio e sul 106-109 hanno avuto la palla per impattare, finendo a sparare un piccione da 9metri dopo che l’azione era stata rotta da un intervento molto dubbio su Kemba Wlaker al tiro da 3. I leaders indiscussi di Charlotte sono stati i soliti due: Kemba (27+7ass) e BigAl (28+10), insieme hanno preso la metà meno uno dei tiri degli Hornets (42 degli 86 totali, per 22 bersagli) che sono tornati a tirare non bene ma almeno decentemente (47%), ed infatti, stante il consueto basso numero di perse (6 stanotte), hanno fatto la partita perdendola solo nel finale. I Suns interrompono il loro slump, e si rimettono in moto grazie ad un buon Goran (20+8, male da 3) ad un eccellente Len che scalza Plumlee dal quintetto (10 con 5/6 altiro) e ad un prolifico Isaiah Thomas, capace di 23 con 13 soli tiri.
QUICKEN LOANS ARENA: ATLANTA HAWKS 127 – CLEVELAND CAVS 98
Innanzitutto la svolta: si è avuta tra gli ultimi 6 minuti del secondo quarto e i primi 6 del terzo. I Cavs hanno segnato 52pti nei primi 18min, e 16 nei successivi 12….Inoltre il quintetto che, all’inizio del terzo periodo, avrebbe dovuto chiudere il gap di 5pti dell’intervallo era un po’ sconclusionato. Blatt aveva come esterno solo Irving in campo, poi LBJ, Marion, Varejao e Love: questa unit era messa in seria difficoltà dalla front-line Hawks, Carroll-Millsap-Horford, perché James guardava Carroll forse per evitare che l’Androide si stancasse troppo su Millsap, ma contemporaneamente Love e il Brasiliano, che cambiavano sempre sugli altri due di Atlanta, subivano in ogni azione, e la duttilità difensiva di Marion in questo modo veniva sprecata. Love in quel momento e in questa partita avrebbe agito meglio da 5, sacrificando un po’, certo, il minutaggio di Varejao; al contrario, dall’altro lato del campo, Horford rimaneva su Marion, con la decisione, positiva, di subire eventualmente un po’ a rimbalzo ma non nel rapporto di dinamicità tra nessuno dei difensori Hawks rispetto agli attaccanti Cavs, dal momento che The Matrix è ancora valido ma non è più un ragazzo. Se a questo prevalere di Coach Budenholzer su coach Blatt aggiungete l’imprevedibile 5/5 da 3 di Shelvin Mack (9/44 in stagione fino a quel momento) nel primo tempo (6/6 alla fine) e la totale mancanza di ritmo offensivo Cavs nel secondo tempo, avrete il parziale di 30-15 che a fine terzo periodo segna il +20 Hawks. Il quarto finale sarà puro scorrere del tempo. In assenza di Teague, Dennis Schroeder fa 10pti e 10ass, ma il MVP non può vestire altre spalle che quelle di Mack: 24 in 23 minuti, 1/2 da 2, 100% da 3 e ai liberi. Per i Cavs sono tutti da bocciare, e il fatto che l’abbiano data persa e fine terzo quarto sta nei 29 minuti giocati da LBJ, davvero pochi per lui.
TD GARDEN, BOSTON: ORLANDO MAGIC 92 – BOSTON CELTICS 109
Nella serata di Boston la cosa positiva è che la vittoria è arrivata tranquilla, coi Celtics sopra ad ogni parziale, sia pur di poco, fino alla stretta data nell’ultimo quarto grazie a un ottimo Olynyk (15+6 con 2 stoppate ed un and1 spettacolare) sia in attacco che nella metà campo difensiva, ad un buon impatto offensivo di Bass (18+2), e a una equilibrata partita di Evan Turner, che ha giocato tutto l’ultimo periodo segnando 8pti e prendendo 6R, confermando di essere, pollice per pollice, uno dei migliori esterni rimbalzisti della lega. Il miglior Celtic in campo è stato Rajon Rondo (13-7-15) pur nella consueta abbondanza di palle perse un po’ inspiegabili e difese allegrotte. Il protagonista della serata è stato lui anche fuori dal campo: nonostante siano abituati, per non dire assuefatti, alle voci su una sua possibile partenza da Boston i tifosi biancoverdi hanno le antenne dritte, perché i rumors riguardanti una trade con Dallas (scelte, Brendan Wright, Jae Crowder i coinvolti più papabili) sono più insistenti e apparentemente consistenti del solito. A proposito di trades non si può non far menzione, conoscendo le abitudini NBA, del fatto che Jeff Green, non eccezionale ma neppure malvagio fino ad allora (16-2-1 con 6/14 al tiro), abbia passato in panca tutto il quarto finale. Orlando ha raccolto la 17ma sconfitta negli ultimi 18 viaggi a Boston, e tra i suoi giocatori non ha brillato davvero nessuno: anche se le cifre di Vucevic non sono affatto male (18+13) a noi continua a sembrare che questo giocatore scriva molto ma incida poco.
THE PALACE, AUBURN HILLS: DALLAS MAVS 117 – DETROIT PISTONS 106
Caron Butler ha vinto un titolo fantastic e storico con I Mavs, e, data la situazione in cui versano I Pistons, avrà di certo avuto un rigurgito di nostalgia. I Pistons resistono fino ai 4min finali del terzo periodo, poi mollano quasi senza lottare: le loro 5 W lasciano trasparire chiare modalità di tanking, come i quintetti e le rotazioni fantasiose di VanGundy paiono confermare. Dallas non fatica, lascia fluire il proprio gioco in attesa della spallata che puntuale arriva, per opera soprattutto di Monta Ellis (25-2-8) e Parsons (32-7-2). L’efficienza del quintetto texano in assenza di una vera star nello spot di pg lascia ampie concessioni di credito alle voci del tentativo di Cuban e Carlisle di arrivare a RR. Di Detroit segnaliamo i 24 rimbalzi di Bimbone Drummond: gli altri tutti insieme, e stanotte son stati nove, ne han presi 18.
AA ARENA, MIAMI: UTAH JAZZ 105 – MIAMI HEAT 87
Una squadra vecchiotta, usurata, e già di natura incline a risparmiarsi può incontrare seri problemi quando ne incoccia una forse meno efficiente, ma talentuosa, pimpante e che dopo tante sconfitte sente l’odore del sangue (leggi: Heat privi anche di Bosh). E’ esattamente quel che è capitato a South Beach: i Jazz guidati da Hayward (29-6-7) hanno piazzato un primo quarto da 33-16 dal quale gli Heat non sono più emersi, anche perchè ha giocato in pratica solo Wade: 42pti dei totali 87….Anche a Miami, più inspiegabilmente che a LA sponda Lakers, hanno un problema di playmaking: il talento, qui, ci sarebbe, ma Chalmers e Cole non riescono a riemergere dalla fossa in cui son finiti durante le passate Finals, e Napier, probabilmente, non è proprio da NBA ad alti livelli.
AIRCANADA CENTER, TORONTO: BROOKLYN NETS 89 – TORONTO RAPTORS 105
I Nets di recente hanno avuto: un buco nel soffitto del Barclay Center, l’addio per Philadelphia di Kirilenko che alleggerisce il salary cap di quasi 10 milioni tra ingaggio e luxury tax, l’ennesimo infortunio di Brooke Lopez che ha di nuovo aperto a Mason Plumlee (campione del Mondo con T-USA) le porte del quintetto (ma direi della partita tout-court, dati i minutaggi irrisori che aveva dall’inizio di stagione). Il fratello di Miles ha risposto con 23+8, gettando altre ombre sulla perspicacia di coach Hollins, e rappresenta tutto quel che di buono è possibile dire al momento e in questa partita sui Brooklyn Nets. I Raptors hanno avuto un buon Valanciunas (16+10 con 6/7 al tiro) e il solito Lowry (20+12ass), hanno diluito i minutaggi e schierato anche se solo per un minuto il giovanissimo Bruno Caboclo from Brazil, sorpresa del Draft 2014 con la sua scelta al numero 20.
AT&T CENTER, SAN ANTONIO: MEMPHIS GRIZZLIES 117 – SAN ANTONIO SPURS 116 (3 ot)
Procuratevi questa partita, e se quello che vedrete non vi piacerà, allora anche Leonardo, Rodin e Joyce per voi sono vissuti invano. Benvenuti ai Playoffs della Western Conference, ragazzi. Pop parte senza Parker e Leonard, Joerger non ha Prince e Tony Allen, così che i rosters sono equilibrati anche nelle assenze. Nel primo tempo Memphis ha un vantaggio di 23, che viene ridotto a 7. All’inizio del terzo quarto di nuovo big lead per i Grizzlies, +17 su un movimento da post medio di Marc: spin, dribble and dunk con Timmy Duncan lasciato a due metri. Su questo oltraggio al Re inizia un’altra partita: gli Spurs recuperano, difendono, segnano da tre, e l’urlo OOOMMMAMAMIAAAAAA BELINELLIIIIII festeggia la tripla della parità a 77. Il primo supplementare si materializza perché sul 89-86 Spurs, dopo un errore di Vince Carter a 13 secondi dal termine, Boris Diaw cattura il rimbalzo ma butta via l’apertura verso nessuno, e Mike Conley, sulla successiva azione, punisce da 3. Conley è la vera testa del seprente di questi Grizzlies, ragiona, segna, difende e non molla mai. Sul successivo possesso, a 2 secondi dalla sirena Danny Green mette la tripla del 92-89, MA, dopo il TO, Marc imbuca un impossibile ma non solo fortunato triplone da 12 metri, passando sotto e di fianco alle mani alzate di Manu Ginobili, finito su di lui nelle rotazioni dello scrimmage sulla rimessa di Memphis. A questo punto devo raccontarvi di un paio di particolari non secondari: il romanzo della partita nasconde una piccola tragedia, ossia i tiri liberi degli Spurs. Duncan 5-15, Manu 3-7: con solo il 50% non si sarebbe mai arrivati a nessun OT. Il primo supplementare si chiude come il quarto periodo: Spurs +2, errore di Memphis in attacco, rimbalzo San Antonio, pallone buttato, stavolta da Ginobili. A pareggiare a 102 ci pensa di nuovo Gasol, e l’ultima azione è un tiro sbagliato da Manu. Secondo OT: sono i Grizzlies ad arrivare in testa all’ultima azione. Si tratta di una disperata rimessa di San antonio a 2.9 secondi: al primo tentativo Duncan non è in campo, al suo posto Bonner per un’evidente intenzione di tripla, ma Diaw vede cose che non gli piacciono, chiama un ulteriore TO dopo il quale Pop mette Timmy in campo. Risultato: palla a lui, pazzesco jumper frontale da 6 metri, canestro, terzo OT. Qui sale in cattedra Zach Randolph, che per tre volte, due gancetti in avvicinamento e un jumper da post medio, si porta a casa Diaw, mettendo i Grizzlies sopra di 4 a 58sec dalla fine. Danny Green segna il suo settimo tiro da tre della serata dando un meno 1 agli Spurs, che difendono due volte per avere la palla in mano a 10sec, palla che viene gestita non perfettamente da Ginobili che lancia una preghiera storta e lascia la W ai Grizzlies. Non è stato proprio un recap veloce, ma certe contese lasciano davvero la voglia di raccontarle, e mi resta solo da riassumere le prestazioni: Marc, 26+9 e due tiri decisivi; Zach, 21+21 e un terzo OT da dominatore; Conley,non grandi cifre ma leadership e, in una serata da 6/13, ha messo 2/2 da 3; Koufos, exploit da 16+7 in 17 minuti; Timmy, 23+16 ma 33% ai liberi, 9/22 al tiro con 4 perse; Beli, prezioso e costante 15-4-2 e terzo minutaggio di squadra; Green 25pti con 7/13 da 3 di cui 7/9 nel secondo tempo e pure 5 stoppate; Manu simile a Duncan, con 7/20 al tiro, 3/7 ai liberi e una persa sanguinosa.
MODA CENTER, PORTLAND: MILWAUKEE BUCKS 97 – PORTLAND TRAILBALZERS 104
Dopo Jabari Parker fuori per la stagione, altra tegola per I Bucks: a 8 secondi dalla fine del primo tempo, Antetokounmpo in entrata, senza che nessuno lo sfiori, si infortuna alla caviglia sinistra, una brutta distorsione che lo fa franare a terra, e non rimettere più piede in campo. Entità dell’infortunio da valutare. Lo stesso canestro, nel quarto periodo, vedrà Batum franare a terra, buttatoci da un irrazionale flagrant foul di Larry Sanders, che, vistosi battuto dal terzo tempo del Francese, lo spinge da dietro. Batum tornerà in campo senza conseguenze. La gara se la sono aggiudicata i Blazers, in cui LMA (23+15) imbuca di tutto, compresa una tripla di tabella e Thomas Robinson ritrova il quintetto complice l’assenza forzata di Robin Lopez (il gemello di ferro vede la sua striscia di 246 partite consecutive interrotta da una frattura al piede) per celebrabre con 15+16 e la solita mano pietosa ai liberi (5/15). Grande vena realizzativa per D-Lill (29). I Bucks, in attesa di vedere se perderanno un altro pezzo fondamentale della loro giovane squadra, hanno disputato un secondo tempo orgoglioso, ma non sufficiente a battere Portland. In evidenza Knight e Middleton (41pti combinati). PS: al momento dell’infortunio il Greco era a 10+6 in 18 minuti…
STAPLES CENTER, LOS ANGELES: INDIANA PACERS 100 – LA CLIPPERS 102
Come tante altre volte i Velieri vincono ma non convincono, e sono in ogni caso al 72% di W. Onori di serata per Griffin, che mette a referto 31-16-5, coadiuvato da un impressionante DAJ (15+23) e da CP3 a 20+9 con 5 recuperi. Paul ha iniziato al caccia all’ennesimo titolo degli steals. Indiana resta una squadra rognosa e difficile da battere, ha trovato un David West a livello 2012 (17+10), una partita difficile ma di carattere dalle guardie Stuckey-Watson-Miles che pur in una serata cosìcosì al tiro (15/35) mettono comunque insieme 39pti. Ai limiti dell’insostenibile la situazione Hibbert: 3/10 e 3 soli rimbalzi in 16 minuti hanno costretto coach Vogel a panchinarlo, al suo posto partitona di Lavoy Allen, che per una volta gioca bene anche quando non incontra i Celtics e dice 12+14. 10+8 per Scola.
PEPSI CENTER, DENVER: HOUSTON ROCKETS 115– DENVER NUGGETS 111 (ot)
James Harden che ringrazia prima di tutto i compagni è un altro dei segni che parrebbero dire che questo potrebbe essere davvero l’anno di Houston. La squadra di McHale è un’armata che ha già resistito benissimo all’infortunio di un big (Howard) ed è composta per la quasi totalità da giocatori non proprio convenzionali sia tecnicamente che a livello di personalità. C’è il Lituano svagato diventato improvvisamente un mostro di produttività e concentrazione (18+6), il tiratore leggerino passato da Capitol City al Texas che si assume compiti e lavoracci da marine in punizione (13+7, 46 minuti..e il tiro? Boh: 4/15..), il solista egoista che si è messo a smazzare assists (10 anche stasera per la Barba oltre ai 41pti), il play compatto e attaccabrighe che pensa a se stesso come un centro dominante (12 rimbalzi per Beverley, e non è la prima volta..) e infine il totemico Dwight che si appropria di 24pti, 16 carambole, molla 4 stoppate e tira 10/15 dalla lunetta, che a ben vedere è la cosa più incredibile di tutte. Denver ha lottato con tecnica ed orgoglio, ma non è riuscita a evitare al terza L in fila, stavolta con un minutaggio decente per il Gallo (16-2-2 in 26’). I problemi per i Nuggets paiono venire dallo spot di 5: stasera i minutaggi di Mozgov-Nurkic-Hickson sono statti di 19-17-21 rispettivamente, e se, nel complesso, le statistiche combinate dei tre non siano da bocciare, la reale consistenza della loro presenza in campo è stata decisamente ridotta. Migliore dei Nuggets Chandler (23+6), non bene Faried (11+11).