5 partite nella notte NBA, ma in qualche modo tengono banco malattie ed infortuni.TIME WARNER CABLE ARENA, CHARLOTTE: OKC THUNDER 110 – CHARLOTTE HORNETS 103
La differenza tra le squadre è ridotta dall’assenza di KD, per un lieve infortunio al piede destro che potrebbe tenerlo fuori per un’altra partita. La doppia-doppia/quasi tripla-doppia di Westbrook (33-7-10, e le canoniche 6 perse) è comprensiva anche di un autocanestro di BigAl Jefferson su un passaggio di RW inteso per Kanter. Proprio l’ex Jazz ha fatto il suo esordio con i nuovi compagni direttamente in quintetto, e si è ben disimpegnato. OKC è in periodo favorevole: essere entrati in posizione playoffs ha tolto un’ombra dalle spalle dei giocatori, ed ora i traguardi acquistano ambizione. Per uno come Kanter, passato da Utah a una squadra che nella post-season avrà modo di far valere le proprie chances di arrivare alle Finals, è un’incredibile iniezione di entusiamo. OKC, mollato Perkins, non solo ha innestato Enes, ma ha trovato un ottimo supporto in McGary, che a volte è silente, ma più spesso fornisce prestazioni significative come stanotte (9+10, con 2 stoppate). Anche a Charlotte il neo arrivato si è fatto valere: per Mo Williams subito quintetto e 24-4-12. 20+12 li ha aggiunti BigAl e 20pti li ha infilati anche MKG, ma non è bastato, nonostante l’ennesima bella prova dal punto di vista della gestione, con solo 9 perse per i Calabroni.
AA ARENA, MIAMI: NO PELICANS 105 – MIAMI HEAT 91
Sguardi più alla cartella clinica di Chris Bosh che ai ferri della American Airlines Arena, almeno per quel che riguarda gli Heat. Le notizie sul forfait per il resto della stagione sono confermate, a causa di eccessiva coagulazione del sangue, che causa la formazione di grumi e il pericolo di emboli. Ovviamente il pensiero corre alla recente scomparsa per lo stesso motivo del grande giocatore della Portland degli anni ‘90 (Drexler-Porter & Co, e le Finals contro i Bulls del trio Jordan-Pippen-Grant): Jerome Kersey, mancato tre giorni fa. Le notizie su Bosh han fatto passare in secondo piano il debutto di Goran Dragic in maglia Heat: partito in quintetto non ha avuto una gran nottata (12-3-1), un po’ per problemi al tiro, passeggeri, e un po’ per una convivenza da trovare con Dwayne Wade, affare che forse richiederà un po’ di tempo…la stagione però ha infilato il viale conclusivo, mancano meno di 30 partite e, anche se ora Miami è settima, ad Est ci sono almeno cinque squadre, forse sei contando Boston, per due posti. Quella dei Pelicans rischia di essere la classica vittoria di Pirro: NO ha perso di nuovo Anthony Davis e ha visto infortunarsi anche Ryan Anderson. Per il futuro miglior giocatore della NBA si tratta dell’aggravamento dell’infortunio alla spalla subito ad inizio Febbraio: essendo troppo importante la sua presenza, il giocatore è stato rischiato per tenere vive le sempre meno consistenti speranze di playoffs, ed ora la sua salute dovrà essere attentamente valutata. Ryan Anderson invece si è visto piombare sulla caviglia destra Mario Chalmers (anche se pare che ad essere interessato sia stato il ginocchio, per il movimento conseguente): il punto è che -Rio aveva appena inciso la cornea di Love e si conferma uno dei più pericolosi per l’altrui salute di tutta l’Associazione. In ogni caso si è trattato di una partita segnata dall’inizio, e per Miami non son serviti i 19 di Wade e nemmeno il bel 11+16 (e 5 stoppate) di Whiteside. Grande Eric Gordon nei Pelicans (24-4-6).
UNITED CENTER, CHICAGO: PHOENIX SUNS 107 – CHICAGO BULLS 112
Comincia a mettersi male per i Suns in ottica playoffs. Ora sono noni e una gara e mezzo dietro ai Thunder, sono a 4 sconfitte consecutive e hanno un record di 3-7 nelle ultime 10. La sconfitta contro i Bulls ha confermato il buon livello di gioco di una squadra che tuttavia non riesce a chiudere le partite, e che spesso si ritrova coinvolta in finali serrati che la vedono perdente. Il nuovo arrivo Brendon Knight non è partito in quintetto (il che appare un po’ folle dato il livello del giocatore: attendiamo curiosi il futuro), ha avuto anzi solo 25 minuti (13+5 ass.). In questo caso potremmo dare una breve valutazione di come i Suns hanno operato sul mercato: è vero che hanno ripulito il roster, ora meno intasato di guardie di alto livello, ma non hanno risolto l’equivoco principale, che ruota attorno al ruolo e all’impiego di Bledsoe (13-7-8). Se Eric è il leader designato e indiscusso, l’approdo di Knight, che secondo noi in termini assoluti è giocatore migliore, è inutile; se invece Eric è disposto ad una convivenza serena con un’altra star (….possiamo nutrire dubbi dubbi in proposito) oppure sarà oggetto di scambio estivo, allora ha un senso. Per Chicago, reduce dalla piccola tragedia scaturita dal fughino di Rose all’ultimo allenamento (con conseguente conferenza stampa e scuse alla squadra tutta), altra ottima prova di Gasol (22+14) e Butler (19-5-3), mentre D-Rose è tornato a tirare maluccio (16-4-5, 5/12). Si è avuta la solita partita con poco attacco in termini di tiro e punti da parte di Noah, che compensa ampiamente il suo 1/5 con 12 rimbalzi ed 8 assists, e Mike Dunleavy si è prodotto in una gran gara offensiva (15pti, 3/5 da 3). Siamo certi che, nonostante la W, la cosa che rimarrà in testa a Thibodeau, e che non gli piacerà affatto, saranno i 107 punti subiti.
TOYOTA CENTER, HOSTON: TORONTO RAPTORS 76 – HOSTON ROCKETS 98
I Raptors, seconda forza ad Est, sono arrivati a Houston con ancora in mano lo scalpo degli Hawks. Vedendoli giocare sembrano, e lo sembrano da tempo, una squadra fisicamente stanchissima: sono crollati nel secondo tempo, dopo che nei primi due quarti avevano spremuto pochissimo dal proprio attacco (18+18), controllando però bene quello dei Rockets (20+20). L’esplosione offensiva di Houston nel terzo quarto ha chiuso la contesa, perché l’attacco di Toronto non è stato in grado di alzare il proprio ritmo di segnature (36 nel primo tempo, 40 nel secondo). Significativo che il miglior Raptor sia stato una non-stella, James Johnson (26+5 con 4 rubate e 4 stoppate). Houston, sempre priva di Howard, ha avuto un Harden tutto sommato tranquillo (20-5-7) e un ENORME Corey Brewer (26-10-2, con 5 recuperi: la cosa che ci piace è che ha ottenuto tutti i suoi punti alla vecchia maniera, solo canestri da due). La sfida tra i due giovani Lituani ha visto prevalere quello che ad inizio stagione era nettamente indietro nelle gerarchie NBA, ed ora invece è certamente davanti. Donatas Motieiunas (12-11-2, con 3 recuperi e 2 stoppate) sta avendo una stagione straordinaria, mentre Jonas Valanciunas (11+7, 3 recuperi) sta vivendo una stagione di sensibile regresso. Essendo stati la squadra di Yao Ming, i Rockets sono la seconda formazione più seguita in Cina (in testa ci sono i Bulls, perché l’imprinting ha il suo valore, e, come sempre, MJ rules), e dunque hanno giocato in una divisa con scritta in lingua celebrante il capodanno cinese.
STAPLES CENTER, LA: SACRAMENTO KINGS 99 – LA CLIPPERS 126
La W di coach Karl al suo esordio sulla panchina di Sacramento, ottenuta contro i Celtics, difficilmente poteva essere replicata contro i Clippers, ed infatti questa è stata una sorta di gara gratuita per i Velieri. Dopo un primo quarto che potremmo definire, con antica terminologia, “di studio”, LA è esplosa in un 42 – 18 perentorio (altra parola vintage). Il tenore poco impegnativo ha permesso a Doc Rivers di far giocare anche i meno presenti nelle rotazioni, dando a suo figlio Austin lo spazio per mettere a libro la migliore della stagione (28-1-2, con 3 recuperi). Uno che in questo periodo sta accarezzando o definendo molti record è DAJ (11+15): stanotte, a causa del suo 5/11 ha interrotto a 40 la serie consecutiva di gare con il 50%, o meglio, al tiro dal campo, record assoluto della NBA. La vacanza ha ovviamente coinvolto anche i Kings, in cui il migliore è stato l’Israeliano Omre Casspi (11+17 in 28 minuti). Karl ha dato 7 minuti di gioco ad un certo David Stockton. Siamo certi che il cognome non vi risulti sconosciuto. Diciamo che il padre era un’altra cosa, ma che confidiamo nel potere del dna per una decente carriera, magari europea.