Erano solo tre le gare NBA della notte, ed hanno permesso a chi ancora non aveva conosciuto sconfitta di restare imbattuto.
Da Est ad Ovest il mantenimento dello 0 nella casella delle L ha conosciuto difficoltà decrescenti. Di un supplementare infatti hanno avuto bisogno i Pistons per regalarsi la terza W battendo i Sixers (privi di Ben Simmons: dovrebbe saltare anche la gara di stanotte vs lo Pterodattilo per problemi alla schiena) a coronamento di una fantastica partita da parte di Blake Griffin. La cura di coach Casey comincia a dare qualche frutto, perchè l’ex-Clipper, che a Detroit sembrava diventato un incapace, ha vinto quasi da solo due delle tre gare dei Pistons: tre notti fa ha rubato il pallone decisivo vs i Bulls (oltre a 33-12-5) e stanotte ha scritto il suo career-high con 50 pti (e 11 e 6, 20/35 dal campo, 5/10 da 3 imbucando due delle ultime tre triple). Griffin sta avendo un inizio di stagione con medie altissime: 36-11-6, ed è stato il sesto Pistons a consegnare alla storia una gara da 50+: oltre a lui Jerry Stackhouse 57, Kelly Tripucka 56, Dave Bing (che di Detroit è stato anche sindaco dal 2009 al 2014) 54, Yardley 52 e 51, Hamilton 51. Nel suo decidersi la gara è appartenuta alla categoria: nessuno vuole vincerla. Il gioco fondamentale nel condurre il tutto in OT è stata una palla strippata da Zaza Pachulia /2+6 e quel recupero) a Joel Embiid (33-11-7 con 3 stoppate). Zazzone era in campo perchè Bimbone Drummond si è fatto espellere per doppio tecnico, irretito e irritato dalle provocazioni di Embiid. I due big men hanno una storia di tensioni ormai lunga, che nasce dal fatto che Drummond (14+16 con 3 rec e due stoppate, ma 6/20 al tiro) sostiene di essere il miglior centro della NBA perchè Embiid è troppo tenerello e perimetrale, ed Embiid, sostanzialmente, ogni volta gli risponde ridendogli in faccia. Stesso percorso di amore e carinerie il camerunense intrattiene, per gli stessi motivi, con Hassan Whiteside degli Heat. Inutile dire che, tra talento e capacità di eloquio, Embiid esce vincitore dagli scontri diretti sia sul campo che fuori. In ogni caso: dopo il furto di Pachulia, il supplementare è stato inevitabile, ed è iniziato a favore dei Pistons, che scavavano un piccolo fossato (126-120) con tripla di Reggie Kackson (23-3-3- con il 50% dal campo) doppiata da tripla di Ish Smith (21-1-3 con 9/12 al tiro di cui 2/3 da 3). Ish (pg nanerottola ed esile con eccezionali capacità di ball-handling e di segnare nel pitturato) è una delle nostre scoperte più eclatanti, e ne osserviamo con gioia i continui progressi. Nelle ultime 30 gare ha iniziato a raccogliere i frutti del lavoro sul tiro da fuori: è passato da meno di una tripla segnata a gara con il 26% a quasi 3 con il 44%. Il fossato veniva colmato abbastanza rapidamente dai Sixers, grazie a JJ Redick (30-6-6 con 9/21): And1 e tripla per portarsi a 128 pari, facendosi perdonare un libero sbagliato verso la fine dei regolamentari, lui che ha quasi il 90% dalla lunetta in carriera. 130 Pistons, ma sull’attaco di Phila Reggie Jackson commette la peggiore sciocchezza possibile: fallo su Redick che mette sia la tripla che il libero per il gioco da 4 pti. Ultimo possesso, o quasi, della gara per i Pistons, con 26 secs da giocare. Possesso disperato? Abbastanza, ma a rendere tutto pazzesco ci pensano Blake, che finta un consegnato per buttarsi verso canestro e Covington, che assurdamente gli concede l’And1. BG non sbaglia il libero, e la W resta in Michigan: 133-132.
Terza W anche per i Pelicans che battono in rimonta i Clippers 116-109. Nola è al momento in testa a tutte le statistiche che riguardano la massa della produzione offensiva, in particolare la media punti (132) e il differenziale (+15.3). Seconda nella classifica del differenziale è la terza squadra imbattuta di cui parleremo oggi: i Denver Nuggets, ma con altro tipo di impostazione. Denver infatti ha un differenziale di +13.2 che nasce dalla difesa (concedono 99.8, al momento sono la seconda miglior difesa per puti concessi dopo i Celtics). Nola si regge sull’attacco e la W di stanotte non è banale se si pensa che l’avversario, i Clippers, sono una formazione dal DNA prevalentemente difensivo (anche se con Gallinari e Gortat in quintetto…), che dopo il primo quarto i Pels avevano meno del 36% al tiro e che hanno infilato la seconda tripla (2/13 a quel punto) a fine secondo quarto. Appena si sono accesi in attacco, però, i Clippers non hanno potuto fare molto: anche senza finire davvero sotto a partire da metà terzo quarto (tripla di Moore per il pareggio a 66 e And1 di Mirotic per il sorpasso a 69) non hanno avuto speranze di riacciuffarla. Ancora positivo Mirotic (18+12 ma 0/6 da 3) per Nola, ancora bene Randle (18+5 con 2 rec, però soffre di una fascite plantare che ne limita i minuti) e Payton (20-6-6 con 3 rec, davvero nuova vita per lui) resta da magnificare il solito Monociglio: 34-13-2 con 5 stoppate anche stanotte. Per trovargli un difetto diciamo che, considerata la sua propensione agli infortuni, è uno che finisce davvero troppo spesso per terra e nemmeno sa cadere bene; 4 volte sul legno in 4 minuti nel secondo quarto, una volta nel suo tipico modo: subisce fallo al tiro sottocanestro da Marianovic, cade male, finisce giù senza gran motivo, tutto storto, battendo per terra il gomito e la nuca sul ginocchio di un altro avversario..avevte familiarità con i film della serie “Final Destination”? Nei CLippers paiono imprescindibili, nonostante le loro carenze difensive, Gallinari (24+6, 8/15 dal campo) e Harris (26-9-3), mentre la nostra assoluta repulsione nei confronti di Gortat ci spinge ad esortare Doc Rivers ad utilizzare sempre come 5 Montrzell Harrell (12+6 con 2 rec e 2 stoppate in 22 mins).
Infine Denver, della cui difesa abbiamo già detto: si libera in scioltezza dei Kings, senza bisogno di straordinari da parte di nessuno, dal momento che il minutaggio maggiore spetta a Gary Harris che gioca solo 26 mins; 8 in doppia cifra per i ragazzi di coach Malone, dagli 11 di Malik Beasley, Morris e Plumlee ai 19 di Jamal Murray.