Due interessanti gare della seconda giornata erano a Brooklyn e Dallas.
Entrambe le franchigie di casa infatti sono ai passi iniziali di una nuova era: i Nets hanno Kyrie in campo e Durant in attesa, i Mavs dopo Nowitzky hanno Luka Doncic (e l’Unicorno Porzingis). Irving in una sola gara con i Nets ha giocato con più cuore e leadership di tutti e due gli anni passati a Boston: partita mostruosa, leggendo solo le stats; un po’ meno vedendo quel che è successo alla fine. Kyrie è diventato il primo Nets nella storia a segnare 40+ nel season opener (43); essendo la gara finita al supplementare è diventato anche il settimo Nets della storia a segnare 50+ (tra gli altri, quelli 2K, Vince Carter, Deron Williams, Stephon Marbury). Irving ha tirato 7/14 da 3, e nel finale dei regolamentari ha segnato tutti gli ultimi 9 punti dei suoi (2 triple e un viaggio da 3 in lunetta), ha anche perso 0 palloni con 7 ass. Però ha quasi perso gli ultimi due che ha toccato, ovvero il penultimo e ultimo possesso. Prima ha quasi perso la palla per voler aprire il contropiede invece che chiamare TimeOut: miracolosamente scampato alla palla persa, al rientro in campo ha palleggiato per poi perdere l’equilibrio sulla virata con cui voleva eludere la guardia di Okogie. Ancora miracolosamente evitata la palla persa, è andato al tiro dal gomito, sbagliando. W 127-126 dei T’Wolves, che hanno avuto un ENORME Karl-Anthony Towns; leggere bene i suoi numeri: 36-14-3 con 3 rec e 3 stoppate, 7/11 da 3, e ricordare che si tratta del centro di Minnesota.
In Texas, invece, è andato in scena l’esordio ufficiale di Luka Doncic come padrone dei Mavs, e presto sia di Dallas intera che di tutta la NBA. Semplicemente mostruoso (34-9-3), la versione con qualche cm in meno e molta velocità in più di Larry Bird. Lo Sloveno ha anche la fortuna di avere una Stella come allenatore: Rick Carlisle e Luka hanno un appuntamento in due o tre anni, con il Titolo NBA. Doncic sviluppa al meglio il basket inventato da Steph: la riga dei 3 pti non è quella che si vede dipinta ma è a 8 metri (anche otto e mezzo). In più, rispetto a Steph, ha fisico e miglior resistenza in penetrazione; in meno (anche se il suo nick e LukaMagic) non ha quella magia inspegabile che solo Curry sa dispiegare sul parquet. Porzingis è tornato e sembra abbastanza ben guarito (23-4-2 ma 7/16 al tiro), e la sorpresa per Dallas è Dorian Finney-Smith (10+8) ala secondo anno molto più propositiva in attacco (8 volte in lunetta) rispetto al rookie year. Per Washington i problemi noti: sono stretti intorno a Beal (espulso nel finale, 19-6-9 con 3 rec), Ish Smith e Thomas Bryant (14-11-3), con la piacevole sorpresa di Isaac Bonga (9-3-2, 203 cm co braccia infinite che può marcare chiunque, da 1 a 5) e Rui Hachimura (14+10).