3 partite nella notte NBA, con brutte notizie per l’infermeria di Miami, dove D-Wade staziona in attesa di sapere se dovrà saltare una partita in questo finale infuocato ad Est.
QUICKEN LOANS ARENA, CLEVELAND: MIAMI HEAT 88 – CLEVELAND CAVS 114
Le notizie sono due, e nessuna di esse è il risultato finale della gara. LBJ (23-8-7 con 3 stoppate) ha superato Pat Ewing ed ora è al 20’ posto tra i realizzatori ogni epoca della NBA. Scivolato malamente in un arresto, forse sul parquet umido, D-Wade si è infortunato al ginocchio. Gravità ancora da stabilire, ma non dovrebbe essere una cosa seria, dal momento che il giocatore ha detto di voler essere in campo sabato notte vs Detroit. Se non dovesse farcela, corsa alla postseason complicata per gli Heat, che sono passati da tre big a giocare spesso senza nemmeno uno in questa stagione. La partita è stata modesta, e scarsa la resistenza di Miami dall’infortunio a Wade in poi. Love ha avuto un turno di riposo per placare i dolori alla schiena, mentre ha giocato, contro i pronostici, Luol Deng (17+8). I migliori sono stati Whiteside (17+8) per gli Heat e, per una volta, usciamo dal cerchio solito dei Cavs e premiamo Tristan Thompson (8+12 con 3/4 al tiro) senza dimenticare che finalmente sia Shumpert che Dellavedova si sono fatti sentire sul piano realizzativo (17 e 14 rispettivamente).
AA CENTER, DALLAS: HOUSTON ROCKETS 108 – DALLAS MAVS 101
Con tutti gli orribili tiratori di liberi che ci sono nella NBA, prima o poi doveva capitare che la moda dello Hack-a-Tizio dilagasse. Ne ha fatto largo uso Dallas, falleggiando sistematicamente Dorsey, e trovando buon riscontro anche su Capela. L’ex Olympiakos tira attorno al 25% in stagione, lo Svizzero (numero 25 assoluto all’ultimo Draft, una delle scelte finora più sprecate dell’anno: una cinquantina di minuti in stagione, e ha segnato i primi punti la settimana scorsa) ha 0/15. Nonostante tutti i discorsi di sportività che si possono fare, si deve riconoscere la normalità di inserire lo Hack nel proprio game-plan quando si incontrano giocatori di quel tipo. Sarebbe però opportuno, sui liberi sbagliati, prendere il rimbalzo, invece Dallas in un paio di occasioni non lo ha fatto, concedendo addirittura ai Rockets un’azione da 4, sull’unico libero centrato da Dorsey, +tripla di Harden sul rimbalzo offensivo. Dallas ha guidato per 44 minuti (primo vantaggio Houston a 4:04 dalla fine, tripla di Terry, quando per i Mavs erano in campo Jefferson e Harris invece di Parsons e Rondo..), pur in una gara che non ha mai visto le squadre separate da più di 7-8 punti. Avrete intuito che stavolta una parte di responsabilità nel non averla chiusa sta, secondo noi, anche nella gestione di Carlisle, che ha tenuto Rondo in panchina troppo a lungo nel terzo e quarto periodo, in una serata in cui RR era di buon umore. E’ sempre pericoloso, quando è in buona, interrompere il flusso del gioco di Rajon, e infatti al rientro in campo nulla è stato come prima. Inoltre, Harris e Barea erano in campo insieme al posto di Rajon e Monta durante la siccità di 3 minuti dei Mavs di inizio quarto periodo, momento in cui, di fatto, si è decisa la gara con il rientro dei Rockets invece dell’allungo dei Mavs, che avevano in mano l’inerzia della gara. James Harden a 24-6-4 e Josh Smith (usato spesso da numero 5 per evitare lo Hack ai centri di riserva durante i lunghi riposi di Howard) a 15+12 i migliori per Houston, priva forse fino a fine stagione regolare di Motieiunas. Howard continua il suo “recupero giocato”, 18 minuti di qualità con due canestri importanti nei primi minuti dell’ultimo quarto. Per Dallas le migliori notizie sarebbero arrivate da RR: 8-4-6 nei 23 minuti cui il suo coach lo ha limitato.
ORACLE ARENA, OAKLAND: PHOENIX SUNS 106 – GOLDEN STASTE WARRIORS 107
Detto che all’intervallo Golden State era sopra di 11 e che Phoenix aveva ben rimontato nel secondo tempo, vi raccontiamo gli ultimi 26 secondi, per spiegare anche come sono fatti i Suns quest’anno. 26mo secondo: canestro rovesciato di PJ Tucker (14-4-4) dal lato destro del ferro per il +2 Phoenix. Attacco di Golden State decisamente brutto, ma agli Warriors vengono lasciati 3 rimbalzi offensivi, uno dei quali più simile a una palla vagante, su cui due Suns si scontrano lasciando il possesso a Barnes (4-3-3, 2/8 dal campo, ma….). Giro di palla a Klay (16-3-6), Klay a Steph (28-8-5): tripla quando mancano 6 secondi, +1 GS tra i festeggiamenti della panchina. 6 secondi: rimessa Suns, Barnes non scivola su Bledsoe 18-6-11) che segna rovesciato, dal lato sinistro del ferro. 4 secondi e mezzo, tra i festeggiamenti della panchina, l’altra. Secondi 4.5, rimessa Warriors dopo TO, Barnes resiste ad un poderoso bump di Goodwin, ma il bump lo proietta lontano dal difensore, quindi riceve come secondo designato dopo che a Klay era stata impedita al ricezione (anche se probabilmente era proprio Barnes il designato e Thompson lo specchietto per el allodole), compie una specie di ricciolo penetrando il pitturato Suns, si scontra di nuovo con Goodwin e infila un tiro orribile che rimbalza sul ferro un paio di volte ed entra. I Phoenix Suns sono una delle squadre che ha giocato più partite con risultato finale serrato, e quella che ha il record peggiore in questa statistica.