Sei le gare della notte NBA, e una sola sorpresa, ma notevole: i Bulls appioppano la seconda L casalinga a Golden State.
BANKERSLIFE FIELDHOUSE, INDIANAPOLIS: TORONTO RAPTORS 104 – INDIANA PACERS 91
Piano piano DeRozan (24-6-2) sta rientrando. Stanotte ha firmato il suo season high dopo un primo quarto, difficile per lui e per tutti i Raptors, in cui Indiana aveva messo 8 punti di vantaggio tra sé e i Canadesi. La chiave del match è stato il quintetto Raptors senza Valanciunas: Amir Johnson nel ruolo di centro ha divelto dal campo di gioco le lente gambone di Hibbert (11+9), che alla fine giocherà solo 25 minuti. Partita delle sue per Rodney Stuckey (22-7-2): primo realizzatore e terzo rimbalzista…quest’anno o gioca così o non gioca, in pratica.
THE PALACE, AUBURN HILLS: CLEVELAND CAVS 103 – DETROIT PISTONS 95
Non facile ma nemmeno contestatissima questa vittoria esterna di Cleveland sui Pistons, ancora un po’ sotto choc per l’infortunio che ha messo fuori per la stagione Jennings. DJ Augustine (19-4-9) fa il suo dovere sostituendo il compagno, e Van Gundy prova a serrare le fila con una rotazione a 9 uomini che permette al quintetto di giocare molto tempo insieme. Ricompare in panchina Gigi Datome, ma ovviamente non lo fanno giocare. Per i Cavs invece giocano in 2: Kyrie e LeBron insieme scrivono 70 dei 103 punti dei Cavs (38 e 32), 13 dei 19 assists (6 e 7) e in effetti cedono un po’ a rimbalzo dove la statistica dice solo 9 su 47, ma molta della colpa è di Tristan Thompson, che ha osato catturarne ben 12. Prestazioni simmetriche per Monroe e Drummond (17+12 – 12+17), e di nuovo gran contributo dalla panchina di Tolliver per Detroit. Per i Cavs, invece, brutta serata di tiro di JR Smith, e 18 minuti per continuare il recupero di Iman Shumpert.
AA ARENA, MIAMI: MILWAUKEE BUCKS 109 – MIAMI HEAT 102
7 in doppia cifra per i Bucks in questo importante scontro per il seeding dei playoffs ad Est. Viceversa, a Miami è mancata la panchina, che ha saputo dare alla causa solo 13 punti con 5 uomini impiegati. Hassan Whiteside continua il suo momento d’oro (16+16…in pratica ha preso da solo la metà dei rimbalzi della squadra, ma nessuna stoppata, e tutti attendono il momento del contraccolpo della fama e della visibilità per questo ragazzo un po’ particolare e introverso). Dei due Big di Miami bene Bosh (26+4, il ritorno a pf lo allontana spesso dai rimbalzi, ma potrebbe essere un’ottima arma per la post-season), notizie non eccellenti per Wade, uscito dal campo per un risentimento al bicipite femorale e più rientrato (12-1-4, 19 minuti). I Bucks non hanno dominato approfittando del forfait di Wade, ma hanno giocato una partita consistente in attacco, anche se non attentissima in difesa. In una gara dalle belle percentuali (55% Bucks, quasi il 51 per gli Heat) hanno svettato Khris Middleton (17-3-1) e Bayless (15-4-7).
AA CENTER, DALLAS: MEMPHIS GRIZZLIES 109 – DALLAS MAVS 90
Questa la mettiamo alla voce “sconfitte pigre” per i Mavs. Poca lotta, poca voglia, molti sorrisetti anticipati..cosa insolita, lo rimarchiamo, per le squadre allenate da Carlisle, ma forse, essendo un roster non giovanissimo (eufemismo) a volte una gara così deve essere messa in conto. Di fronte, inoltre, una versione dei Grizzlies priva dell’infortunato Tony Allen e di Mike Conley (non esattamente infortunato, ma ha qualche problema al polso destro e lo han lasciato riposare). Per Memphis serata in ufficio di Zach Randolph che costruisce l’ennesima doppia-doppia (22+10) e bella prova di Nick Calathes (13-5-2). Il Grecoamericano è uno che in NBA adora proprio stare, perché resta lì giocando per lo più poco o pochissimo, quando, se tornasse in Europa, verrebbe ricoperto di oro, gloria e minuti. A Dallas continua l’assenza di centri di ricambio, e continua il momento sloppy di Rajon Rondo (7-7-5), mentre il migliore dei texani è stato Parsons (19-2-3).
ORACLE ARENA, OAKLAND: CHICAGO BULLS 113 – GS WARRIORS 111 (ot)
Il miracolo è riuscito. Miracolo perchè i Bulls hanno espugnato la Oracle Arena senza Jimmy Butler e con una direzione di gara non proprio amica, almeno fino all’ultima azione della gara, quando a Iguodala (partitaccia, 0/4 dal campo, 0/2 ai liberi) non sono stati dati due tiri liberi per fallo di Noah. I grigi sostengono che non fosse in azione di tiro, ma a meno di 3 secondi dalla fine e sotto di due punti, cosa mai potrà fare un giocatore, anche se spostato quasi fuori dal campo sotto il tabellone, se non tirare? Misteri della tecnica arbitrale. Detto ciò, altro pezzo del miracolo è stato aver vinto nonostante un D-Rose da 11 palle perse, ma, a onor del vero, nessuna da quando mancavano 4 minuti alla fine dei regolamentari in poi. Insomma, Chicago è sopravvissuta a un bel po’ di avversità per venire a vincere nella Bay Area, ma la vittoria è meritata, anche perchè non umilia l’altra squadra. Warriors dal canto loro privi di Bogut (influenza) e un po’ irretiti dalla fisicità degli uomini di Thibodeau. Non è un caso che in una gara più battagliata che giocata sia emerso il guerriero bianco David Lee (24-9-6), alla sua migliore in stagione. D-Rose (30+7) ha pure dato pochissimi assists, anzi: uno solo. Ma è stato determinante: un passaggio semplicesemplice laterale dopo aver attirato su di sé la difesa, a liberare Hinrich per la tripla del +2 a pochissimo dalla fine dei regolamentari. Il divario sarà ripianato da un tap-in di Draymond Green (10-9-6 ma 4/14). Il risultato del solo overtime è 6 – 4, il che racconta la tensione della gara. Mentre Rose segnava ma faceva poco altro, se non cacciar via palloni, la barca di Chicago stava in partita grazie a Mirotic (12+7) e Gasol (18-16-8, e 4 stoppate..), che facevano rientrare i Tori da un -10 a 5 minuti dalla fine che pareva essere definitivo. Questo particolare rivela come stavolta da parte Warriors ci sia stata poca saggezza nell’approfittare delle situazioni favorevoli, e come si siano lasciati scivolare di mano la partita, complice una gara numericamente in linea, ma di scarsa consistenza per Steph Curry (21-4-9), il più a disagio stasera. Un piccolo granello infilato dai Bulls nei meccanismi della squadra di Kerr, piccolo, ma di cui tutti di certo prenderanno nota.
STAPLES CENTER, LOS ANGELES: WASHINGTON WIZARDS 98 – LA LAKERS 92
I Wizards cancellano un deficit di 19 per lasciare ai Lakers la nona sconfitta in fila. Un padrone, John Wall (21-9-13) e tanti a cercare di portare il loro aiuto, come i 19pti di Beal o gli 11 rimbalzi di Humphries. Lakers privi anche di Nick Young, e allora sono vissuti sulla incredibile prestazione dei carneadi Ellington (28-3-3) e Clarkson (18-3-3), almeno fino a quando non si è svegliato il padrone, di cui sopra.