Nella notte sei aprtite NBA, con una sonora batosta per Cleveland, una vittoria imortante per gli Spurs e Toronto keeps rollin’.
QUICKEN LOANS ARENA, CLEVELAND: DETROIT PISTONS 103 –CLEVELAND CAVS 80
Quando si dice una trade che ha soddisfatto tutti: da quando Josh Smith se ne è andato i Pistons sono 2-0, e lui ha la possibilità di stare in una contender insieme al fraterno amicone Dwight Howard. Poco importa che pur di liberarsene i Pistons abbiano scelto di pagarlo senza averlo, e abbiano impiegato sul suo contratto la stretch option che permette di diluire in 5 anni i 40 milioni che Josh ha nel suo contratto in teorica scadenza 2017. Venendo alla partita: che botta. I Cavs hanno preso una strapazzata non da ridere dai derelitti Pistons. Assente Irving, LBJ è incappato nella sua seconda apparizione con meno del 30% al tiro, seconda in tutta la carriera intendo, e ha aggiunto alla nottataccia anche 7 perse. Ad ogni sconfitta dei Cavs emerge, magari sottotraccia e sussurrato, il doppio dubbio la cui soluzione racchiude l’esito della stagione dei gold&vine: Blatt è il coach giusto? E: Love è davvero un vincente o è solo un comprimario di lusso, una macchina da statistiche ma non da vittorie, un David Lee appena più performante e con migliore pubblicità? Time will tell, ma cominciano ad essere parecchie le volte in cui la squadra non riesce a far fronte alle serate storte dell’Androide. Kevin Love 20+10 (ma 1/7 da 3), Tristan Thompson miglior Cavaliere (18+11), mentre a Detroit continua il periodo sì di Brandon Jennings (25-5-6) ben aiutato da Bimbone Drummond (16+17 e 5 stoppate).
AT&T CENTER, SAN ANTONIO: HOUSTON ROCKETS 106 – SA SPURS 110
Intanto non è finita al supplementare, e questo è già qualcosa per due squadre che agli OT hanno fatto una bella abitudine in questo primo terzo di stagione. Per Houston ci sono state le 9 perse di Harden (28pti), i 25pti in 24 minuti di Brewer appena arrivato da Minnesota, la prestazione non buona di Josh Smith (8-5-1 e 3 perse), quella sontuosa di Howard (24+17) e quella buona ma compressa in pochi minuti di Motieiunas (11-5-2). Per gli Spurs invece il ritorno dopo un Dicembre quasi tutto in sofferenza di Manu Ginobili (15-5-4), la partita crivellata di ferri del Beli (2/11 totale), il miracolo di Paddy Mills (8-4-1), che da buon Australiano è ritornato in campo molto prima del previsto, e ha subito inciso, anche per la perdurante assenza di Parker. Infine, e forse la chiave del successo di San Antonio sta nella sua prestazione, Danny Green (24-4-3 con 5 recuperi) ha giocato come un piccolo Kawhi, non facendo rimpiangere l’assenza di Leonard.
AA CENTER, DALLAS: OKC THUNDER 107 – DALLAS MAVS 112
Nei Mavs fuori Chandler, nei Thunder fuori KD. Carlisle sotto non ha nessuno dopo la trade che gli ha portato Rondo ma svuotato le rotazioni; del vuoto approfitta Ibaka (26+10) e meno male che i Mavs trovano 8 rimbalzi dal carneade Greg Smith, pf corpulenta che viene impiagata da centro. La partita, sempre punto a punto, è anche comandata dai Thunder, ma alla fine viene vinta dalla squadra texana, che tira peggio e prende 16 rimbalzi in meno, ma si dimostra glaciale nella gestione degli ultimi 5 minuti, quando le solite palle perse in eccesso di Westbrook (18-9-9, ma 6/23 al tiro e 5 perse che vanificano i 5 recuperi e menzione d’onore per l’eccellente difesa di Rondo sul prodotto di UCLA) e l’impatto degli unici tre canestri di Villanueva (dopo 8 errori filati) scavano il solco definitivo a favore di Dallas, che si permette di tenere in panchina nell’ultimo minuto sia WunderDirk (30-5-2) che Monta Ellis (18-4-5).
MODA CENTER, PORTLAND: NY KNICKS 79 – PORTLAND TRAILBLAZERS 101
Si era parlato di necessità di riposo per le ginocchia di Melo (13+5 fino al momentaccio), sullo stile del riposo preso da Kobe, ed infine il suo ginocchio sinistro ha detto basta. L’infortunio, al momento ancora da valutare, è avvenuto proprio sul buzzer di metà, e l’ex Syracuse U. non è più tornato in campo nel secondo tempo. Al momento la Injured List dei Knicks è la più affollata dell’Associazione: Melo, Stoudemire, Smith, Early, Bargnani, Shumpert, Dalembert sono 7 giocatori che facevano tutti parte, e non da dodicesimi, del roster ideale di inizio stagione. Delle loro tempistiche nulla si sa con certezza, ma corre voce, tra le maglie della medical-disinformatia dei Knicks, che il Mago potrebbe tornare per la gara del 31 dicembre. A ranghi così martoriati, la parte del leone l’ha fatta il centro bianco Cole Aldrich, che mette a libro 12+19 e 4 recuperi. Gli esterni dei Knicks hanno sofferto terribilmente quelli di Portland, forti del leader di triple realizzate (96) della NBA, Wes Matthews (28-4-5), e capaci di segnare 16 triple con percentuali molto vicine al 50%. Sempre assente LMA, altra solida prova di Freeland (10+10) e ha rivisto 19 minuti di campo lo spagnolo Claver: arrugginito al tiro, ma capace di 6 rimbalzi.
PEPSI CENTER, DENVER: TORONTO RAPTORS 116 – DENVER NUGGETS 102
Sfida di pg, tra Ty Lawson e Kyle Lowry. Ne esce vincitore il giocatore di Toronto (30-7-11), ma quello del Colorado non viene affatto umiliato (28-5-7). Purtroppo per coach Shaw la differenza di talento, forma e guida tecnica al momento è assai sensibile tra le due formazioni, in particolare la panchina dei Raptors ha partorito i 31pti di Lou Williams e i 61 golobali della ditta Kyle&Lou hanno assorbito la prova non esaltante degli altri consueti protagonisti dei Raptors, in ombra particolarmente in Valanciunas e T-Ross. Faried (17+19) e Wilson Chandler (20+10) hanno coadiuvato Ty Lawson egregiamente, ma senza riuscire a portare a casa la W.
STAPLES CENTER, LA: PHOENIX SUNS 116 – LA LAKERS 107
Contro la striscia vincente più lunga della NBA al momento, Kobe torna e alcuni dei suoi compagni tornano ad essere improduttivi. Bryant si esibisce in una partita così così al tiro e con molte perse, am mette insieme anche 7 rimbalzi e 8 assists. Solo Nick Young e J-Lin (21 e 19 rispettivamente) gli danno una mano, mentre i Suns trovano l’ennesima quasi tripla doppia di Bledsoe (22-8-8) e un gran Dragic (24pti).