Nella notte NBA successi convincenti delle squadre che guidano le rispettive Conference. Bene anche I Clippers, mentre i Cavs cadono ancora, ma si aggiudicano Mozgov.TIME WARNER CABLE ARENA, CHARLOTTE: NO PELICANS 94 – CHARLOTTE HORNETS 98
I Pelicans sono stati a lungo in testa, anche nell’ultimo quarto, ma davanti al pubblico amico gli Hornets hanno tenuto duro, restando in contatto, e sprintando per la W. Hornets che tirano male, ma non male come hanno dimostrato di poter fare, e allora riescono a trarre vantaggi dalla loro consolidata predisposizione a non perdere troppi palloni; il contrario di New Orleans, tanto che alla fine il differenziale perse/recuperate dirà -1 per Charlotte e -8 per i Pelicans, e in un match finito per 4 punti di scarto è evidente quanto abbia contato questo dato. La gestione della palla, l’eccesso di palle perse sono uno dei problemi atavici di NO, e forse per questo, contrariamente alle ultime uscite, Monty Williams riporta Evans in quintetto, ma non viene ripagato (10-7-3 per l’uomo da Memphis U., con 4/11 al tiro e 5 perse). Al contrario, l’avversario diretto di Evans, Kidd-Gilchrist, metterà la sua migliore in stagione con un 13+12 davvero insolito per uno che sa certo difendere, ma non eccelle in nessuno degli altri aspetti del gioco. Il finale, punto a punto, è dominato da Kemba Walker (31-4-4) , che a partire dal pareggio a 92 scrive tutti gli ultimi punti per i Calabroni (e infila il tiro della vittoria con un autentico capolavoro che mischia equilibrismo e pura esperienza da campetto) rendendo inutile l’ennesima gran partita di Davis (32-12-1).

QUICKEN LOANS ARENA, CLEVELAND: HOUSTON ROCKETS 105 – CLEVELAND CAVS 93
Sempre senza LBJ, i Cavs ricevono i Rockets in una gara tra squadre non esattamente al top della forma. Cleveland schiera il neo arrivato JR Smith (buona difesa su Harden nei minuti in cui Blatt lo ha messo in campo, ma finisce scoreless..), ed ha portato a termine la ricerca di un lungo per riempire il vuoto lasciato dal tendine di Varejao: come predetto su queste pagine la dirigenza dell’Ohio ha puntato con decisione (Blatt lo ha allenato quando era coach della Nazionale Russa) su Mozgov; il “Timoteo sbagliato” lascia Denver per due scelte protette al primo round del prossimo draft. A metà del terzo quarto, 69-67 Cavs, Irving (38-2-3) aveva 34 punti, i suoi compagni 35. Spentosi lui, spenta la partita: Kyrie scriverà solo altri 4 punti in 18 minuti, prendendosi anche parecchie forzature, ma di fatto non trovando grande aiuto dal resto della squadra, che viene seppellita di triple angolari (Terry, Brewer, Smith, Beverley) dai Rockets. In più, dove non arrivano difesa e mira, arriva un buon Howard (17+19), che prende rimbalzi in testa al povero Tristan Thompson (11+6), obbligato ad evoluire da 5, grande rimbalzista naturale, ma davvero troppo piccolo per bloccare Dwight. Kevin Love (17-16-4) tira molto male da fuori, allora diventa lodevole nel suo cercare di avvicinarsi a canestro, ma la percentuale resta insufficiente (7/19) e la sua difesa è davvero un enorme ininterrotto sbadiglio.

WELLS FARGO ARENA, PHILADELPHIA: MILWAUKEE BUCKS 97 – PHILADELPHIA 76ERS 77
Due W di fila in casa per i Sixers non le avrebbe predette nemmeno la mamma di KJ McDaniels, sempre molto attiva sugli spalti a sostegno del suo bimbo, oggi il migliore dei suoi (14+6, con una netta avversione per il verbo “passare la palla”). I Bucks passano a tranquilla velocità di crociera sopra i 76ers, mettendo in mostra i piccoli ma costanti progressi di OJ Mayo (15-4-6), che forse riuscirà a riprendere possesso della sua carriera: sarebbe un altro alloro per la finora bella e da molti non pronosticata carriera da coach di J-Kidd. Sempre sul fronte Bucks, tutti in piedi per Zaza Pachulia (11-12-7), che merita di diventare un uomo-immagine della NBA, rappresentando nella Associazione quanto di più old-school e lontano dai canoni odierni si possa trovare: semplicemente delizioso.

VERIZON CENTER, WASHINGTON: NY KNICKS 91 – WASHINGTON WIZARDS 101
Partita da annoverare alla voce dei seguenti verbi: non infierire + gestire le forze + evitare infortuni. Ecco quello che ha ispirato Wittman nel guidare i suoi Wizards contro i NY Knicks (13 L consecutive) che stanno svuotando il roster: prima di dovergli garantire tutto il contratto, ossia prima del 10 gennaio, hanno infatti mollato sia gli uomini arrivati da Cleveland sia il loro Dalembert, il quale ora diventerà un lungo di una certa appetibilità per le squadre che devono rinforzarsi sotto. Inoltre Calderon ha messo piede in campo solo per pochi secondi: non figurando in Injured List, è probabile che Phil Jackson stia provando a rilasciare via trade anche il contratto dello Spagnolo. Giornata in ufficio tranquilla per i Wizards: giocano tutti, segnano in 10 (Gooden e Temple a secco), e spicca, forse per la prima volta dal ritorno dopo la fascite plantare, Hilario con 20+6 e buone percentuali dal campo. Dei Knicks che dire…il centro titolare Aldrich (11+7) e il suo back-up Smith (13+5) non sarebbero benvenuti automatici nel roster di una top-16 di Eurolega, eppure in questa squadra ormai votata al Draft e al prossimo anno, giocano, e tanto.

PHILIPS ARENA, ATLANTA: MEMPHIS GRIZZLIES 86 – ATLANTA HAWKS 96
Gran Gara, e tra coach Joerger e coach Bud non poteva essere altrimenti. Il minuto tra 10’ e 11’ del quarto quarto è stato quello decisivo, teatro di due difese Hawks che hanno generato tre possessi consecutivi, dai quali sono scaturiti 8 punti in fila che hanno rotto un match fino allora sul filo dei vantaggi alternati o dei pareggi. Mattatori dei minuti finali prima Teague (25-3-6) poi Millsap (11-9-1) poi Korver (14-3-1), e tutti a casa. La prova dei Grizzlies è stata molto buona, ma si sono lasciati sorprendere da quel rush di Atlanta sopra descritto, proprio nel momento in cui Prince (12-2-1) con due canestri consecutivi aveva alleviato un po’ il compito di Conley (17-9-6) e Gasol (16+7). Ora Atlanta si trova nella situazione di aver battuto almeno una volta le squadre che occupano i posti dal 2’ al 6’ nella Western Conference. Restano Warriors e Suns, coi quali deve ancora giocare, e Spurs, dai quali ha perso 94-92 a San Antonio ad inizio Novembre, ma gli Speroni dovranno far visita in Georgia presto; insomma, i motivi per le squadre dell’Ovest di temere questi Hawks ci sono tutti. Vi chiedevate del Macedone? 13 con 3/4 nelle triple.

BARCLAYS CENTER, BROOKLYN-NY: BOSTON CELTICS 89 – BROOKLYN NETS 81
Opinione personale: quando queste due squadre si affrontano l’ambientazione è comunque perfetta, perchè sono titolari dei due più bei parquets della NBA. Stranamente i Celtics vincono una gara difensiva. Pur non correndo come matti riescono, puntando sulla D, a rendere lo stesso valido il loro mantra stagionale: prevalgono solo tirando un numero di volte considerevolmente superiore agli avversari (oggi 88 vs 74). Si sveglia il terribile addormentato Bradley (21-4-1), mentre dopo un primo quarto e metà del secondo in testa, si addormentano i giochi d’attacco dei Nets. Solo 4 minuti per D-Will: trade in vista? Potrebbe essere: anche a Brooklyn, pur meno vistosamente rispetto ai vicini Knicks, hanno in mente di fare piazza pulita da veterani e contratti pesanti. 22 assistenze su 35 canestri dal campo sono un bel dato per coach Stevens, così come la gran partita difensiva di Green (orribile in attacco) su JJ, che è stato forzato a 16 tiri per fare 17pti e a tirare 1/7 da 3. Solido apporto, pur senza picchi, di Evan Turner: lo score 6-8-7 con 2 rubate e nessuna persa è un mattone fondamentale della W di Boston.

UNITED CENTER, CHICAGO: UTAH JAZZ 97 – CHICAGO BULLS 77
Davvero pochi 77pti in una partita NBA. Appena calato Gasol l’attacco dei Bulls, sempre tormentato dalle percentuali sottoterra di D-Rose (3/15, 7pti, e in stagione ha il 39.7% dal campo), è collassato: con due giocatori non in grado di costruirsi tiri di qualità da soli come Noah e Gibson, con un bianco d’ordine ma non realizzatore come Hinrich, il solo Jimmy Butler (16+11) non può reggere il peso dell’attacco. In particolare quando dalla panchina, segnatamente Mirotic e Brooks, arriva poco (1/7 e 3/11 rispettivamente, per 2 e 12pti). Non solo in attacco la front-line chicagoana ha emesso segnali preoccupanti per coach Thibo: Derrick favors (20+11) e Rudy Gobert (11+14 e 5 stoppate) hanno martoriato i suoi, e l’opera è stata completata dalla prestazione roboante di Hayward, subito acceso fin dai primi secondi del primo quarto e poi saggio amministratore del dominio dei suoi lunghi (18-4-5). Dalla panchina di Utah si è alzata per 21 minuti una figura in certo modo simbolica per la franchigia: Elijah Millsap, fratello molto più scarso di Paul, per 7 anni totem di Salt Lake City.

AA CENTER, DALLAS: DETROIT PISTONS 108 – DALLAS MAVS 95
Ok, i Pistons hanno deciso di iniziare la stagione NBA ad handicap e di essere la prima franchigia a vincere il Titolo partendo dalla penultima posizione ad Est. Detentori di 6 W in fila, pochi pronosticavano la trasferta a Dallas potesse essere un ulteriore anello della catena vincente. Invece ora sono 7. Come a SA contro i più aged Duncan e Splitter, Monroe (27-18-6) e Bimbone (6+19) hanno aggredito gli esperti Nowitzky e Chandler (insieme 25+18), uscendo vincitori dal duello. I Mavs non sono stati mai in partita, anche le guardie dei Pistons hanno impattato bene la gara, e rispetto alle precedenti 6 vittorie è stato DJ Augustine (26-1-2) ad avere miglior rendimento rispetto a Jennings (14-4-6), rimanendo costante la svegliata che si è dato Jodie Meeks (0/6 da 2 ma 3/5 da 3 in momenti importanti). Tornando a Drummond e Monroe, i due lunghi di MotorCity hanno evidenziato una volta di più che Dallas (di nuovo oscurata in doppia cifra a rimbalzo: 60-43) deve assolutamente dotarsi di un paio di omoni che escano dalla panchina; accasatosi Mozgov a Cleveland, una ipotesi per i Texani potrebbe essere riaprire il canale coi Celtics per Brandon Bass.

PEPSI CENTER, DENVER: ORLANDO MAGIC 90 – DENVER NUGGETS 93
Evan Fournier era uno dei tre Francesi in campo (insieme a Ajinca di NO e Gobert dei Jazz) ad essere in campo in questa nottata certo non facile per loro. Ha avuto lui, sbagliandola, la tripla per pareggiare allo scadere una gara che i Magic hanno quasi riacciuffato dopo esser stati sotto anche di 10 ad inizio dell’ultimo parziale. Proprio la guardia transalpina (14+3) è stato il migliore dei Magic insieme a Vucevic (20+11), in una partita in cui Harris ha avuto una pausa e Payton una delle sue ricadute dopo un ottimo periodo. Solito Ty Lawson per Denver, anzi no: stavolta ha pensato più a segnare (23) che a consegnare piatti ai compagni (5), ma la gara era importante perché era la prima dei Nuggets senza Mozgov, girato ai Cavs e in aereo quando i grigi alzavano la palla a due. I suoi sostituti, bell’esempio, come ricordato la scorsa volta, di confronto tra scuola europea ed americana all’approccio del ruolo di centro, si sono ben comportati. Meno bene lo starter Nurkic (8-4-3, 2 stoppate) rispetto ad Hickson (11+10), ma i due hanno dimostrato di poter anche giocare insieme.

TARGET CENTER, MINNEAPOLIS: PHOENIX SUNS 113 – MINNESOTA T’WOLVES 111
Se contate che la gara è finita con uno scarto di 2pti, e che Phoenix ha vinto l’ultimo quarto di 9 saprete che la legge dei Suns in rimonta ha colpito di nuovo. Ancora più eclatante il parziale del periodo: 42-33 in 12’ non è male come score, e come dicevano i commentatori tv: not a lot of defense, but a lot of fun. Contenti loro….Minnie si prende la sconfitta consecutiva numero 12, peggio di loro solo i Knicks. Una sconfitta che potremmo anche definire immeritata, soprattutto per Andrew Wiggins (25-4-2), che ha avuto anche il tiro della vittoria, sbagliandolo. Il prodigioso figlio di Mitchell ha infilato la quinta consecutiva oltre i 20, e piano piano si sta avviando a mostrare consistenza, oltre a picchi eccelsi. I Suns hanno nuovamente tenuto sotto i 40 minuti complessivi la permanenza in campo dei loro due centri Len (8+9) e Miles Plumlee (0+3, ormai in piena crisi di fiducia dopo la perdita del quintetto base), ma finchè PJ Tucker prende 9 rimbalzi i conti tornano. Goran ha tirato e segnato molto (25-3-4) ma sono stati molto importanti nei momenti in cui la squadra inseguiva i 21 in 23 minuti di Gerald Green.

SLEEP TRAIN ARENA: OKC THUNDER 83 – SACRAMENTO KINGS 104
Russell Westbrook ha tonnellate di talento fisico e tecnico, una base da potenziale numero 1 della NBA, e non è svogliato, non ha un cuore da coniglio, non è particolarmente turbolento. Allora? RW è vittima dell’embolo che spesso gli parte. Che lo porta a giocare come un cavaliere solitario, suicida contro una falange oplitica schierata. La sua partita è iniziata con 6 tiri sbagliati e 3 perse, giocando in modo da far arrivare il pallone a KD solo una volta nei primi 6 possessi, ed è continuata in modo simile, fino a quando, a circa 3 minuti dal termine, dopo un air-ball da 3 è stato buuuuuuato dal suo stesso, pazientissimo, pubblico. Lo score finale dice 3/19 e 7 perse, ma il 26-7 che le follie di Russell hanno causato diceva già, a due minuti dalla fine del primo quarto, che la partita era chiusa. Sigillata dal fatto che, per i Kings, Rudy Gay (28+9) tirava con discernimento nei momenti in cui il match si decideva e che Cousins (23-15-4) era sì un po’ nervoso (come sempre dall’allontanamento di coach Malone in poi) ma fondamentalmente non in versione psycho e lucrava punti dalla lunetta in una partita terribile dal campo (6/23….). Per OKC il neo arrivato Waiters ha giocato come quasi sempre fa: 1/9 in 22 minuti, a disperdere un talento non disprezzabile…sfugge il senso di una simile acquisizione quando sarebbe necessario un uomo tranquillo in pg, fosse anche un Nate Wolters qualunque.

ORACLE ARENA: INDIANA PACERS 102 – GS WARRIORS 117
SPLASH!!! Lo Splash-Brother Klay scrive 40 mentre il fratello di duo ne mette 21. Condendoli con 15 assists (ad uno solo dal suo massimo in carriera) e 4 recuperi. Alla fine la Oracle Arena, dopo una della magie di Steph in palleggio, cantava M-V-P!! M-V-P!!, per designare quello che secondo loro dovrebbe essere fin da ora il Most Valuable di stagione. Non è che abbiano poi tutto questo torto. In ogni caso a poco meno di 5 minuti dal termine, i Pacers, che sono una squadra di cagnacci, erano ancora a contatto, sotto di 9. La prestazione di GS contro una formazione sotto al 40% di record W/L viene tuttavia resa più probante dal fatto che i Pacers sono la squadra che subisce meno punti di tutta la Associazione, 96.6 di media: avergliene dati 117 significa qualcosa, insomma. La sorte è sempre cattiva con Indiana, che perde Roy Hibbert nel primo tempo per un infortunio alla caviglia, rendendo ovviamente inferiore se non quasi nulla la capacità di intimidazione dei Pacers, e facendo loro perdere un ipotetico vantaggio in attacco per la contemporanea assenza di Bogut negli Warriors. A proposito di Bogut, ecco un altro che con gli infortuni si sta tarpando la carriera: dato come rientrante “day-to-day” fino a una decina di giorni orsono, ora il suo nome è accoppiato alla definizione “out indefinitely”. Eroe di giornata per i Pacers, David West (bentornato!): 16-7-6.

STAPLES CENTER, LA: LA LAKERS 89 – LA CLIPPERS 114
Al Los Angeles International Airport hanno rilevato frequenti segnali dall’area dello Staples Center stanotte. Era Blake Griffin (27-9-8, 3 recuperi, nessuna persa) che ha volato, schiacciato, segnato da fuori, preso rimbalzi e mandato assists ai suoi e baci ai Lakers nel derby di LA dominato dai Clippers. Viceversa Kobe ha avuto una partita bruttina (2/12 e 6 perse), ma la costanza con cui va a rimbalzo e consegna per i compagni (8 e 7) comincia ad essere commovente, da parte di uno che per sua ammissione inizia ad avere ginocchia molto più vecchie di lui e si trova in quella che di fatto è una NO-Season. Questo impegno costante, pur puntellato da qualche riposo, dice della sua mentalità vincente (anche se a volte troppo selfish), e dice anche che probabilmente lui non vuol far scadere l’appeal dei Lakers in vista del prossimo round estivo della Free Agency. Dopo la spazzolata rimediata da Jeff Teague, CP3 ha giocato bene (24-2-11), e per i Lakers buon Jordan Clarkson dalla panchina: 14-4-2 in 20 minuti. Ah dimenticavo: aggiungete 13 rimbalzi al totale di DAJ.