6 gare nella notte NBA: attenzione concentrata a Miami, New Orleans ed Oklahoma City.
Le tre gare che contavano stanotte riguardavano tutte la lotta per i Playoffs. La W di New Orleans contro gli Warriors e la contemporanea sconfitta dei Thunder in casa contro gli Spurs ridisegnano la playoff picture della Western Conference, sancendo il momentaneo sorpasso dei Pelicans sui ragazzi di coach Brooks. Le due squadre sono ora separate da mezza partita: NO deve giocarne 5, OKC 4, ma il calendario è leggermente a favore dei Thunder, che hanno più scontri contro squadre dal record perdente. Nella gara dello Smoothie King Center è emerso tutto il talento di Anthony Davis (29-10-2, con 4 stoppate, 2 recuperi e nessuna persa persa), mentre, alla Chesapeake Arena, Russell Westbrook, certo anche stanchino, ha fatto salire a galla tutte le imperfezioni, soprattutto mentali e di cura dei dettagli (rari passaggi sui numeri, tante forzature ignorando compagni aperti..) che ancora affliggono il suo gioco. Le avversarie di Thunder e Pelicans, San Antonio e Golden State, sono in momenti abbastanza diversi. Gli Spurs sono 18-3 nelle ultime 21 partite, in cui hanno il 49% totale dal campo, 110 punti segnati di media, quasi 50 dei quali sono realizzati nel pitturato e stanno mostrando un crescendo di forma in tutti i loro uomini, con un Kawhi Leonard eccezionale anche in attacco; gli Warriors sono in una mini-striscia perdente di 2, e probabilmente sono nel mezzo di un richiamo di preparazione in vista della postseason: i maligni potrebbero dire che hanno deciso, per quanto era stanotte in loro potere, che al primo turno preferiscono affrontare i Pelicans piuttosto che i Thunder. In temini di chi affrontare al primo turno nemmeno la W di San antonio è banale: continuando di questo passo potrebbero superare i Clippers e aggiudicarsi i Blazers invece che Houston o Memphis, e sarebbe di certo un bel traguardo, considerando che a Portland si fa sentire moltissimo l’infortunio per la stagione di Wes Matthews e perdura la inaffidabilità offensiva, in questa annata post-Mondiali, di Batum. Nella Eastern Conference, dove la lotta per non terminare a giocare con la regular season era aperta a cinque squadre per due posti, stanotte, forse, gli Heat hanno sancito l’addio degli Hornets a questa contesa. Ora Charlotte è a 3 gare piene dai Nets, settimi, e 2 gare piene dai Celtics, ottavi: considerando che a tutte le tre squadre mancano 5 partite è necessario, per la qualificazione di Charlotte, ipotizzare almeno un 4-1 dei Calabroni e un contemporaneo 1-4 delle altre..non impossibile, ma molto difficile. Viceversa, gli Heat si son portati a sola mezza partita dall’ottava, e sognano ancora, anche perchè, pur tra mille acciacchi e palle perse (7 stanotte), D-Wade (19-3-5) continua a farsi sentire e trova quasi sempre appoggio in Goran Dragic (28-4-5).
Le altre tre gare vedevano impegnati gli Hawks privi di Millsap (l’infortunio alla spalla lo terrà fuori almeno un’altra partita, ma potrebbe esser deciso di tenerlo a riposo fino al termine della regular season) che hanno fatto polpette dei Suns, i quali, privi di Len e Knight, si sono presi una nottata di sostanziale inattività segnando la miseria di 69pti nella serata di grazia di Carroll (16-6-2) e di Mike Muscala (16+7 con 4 recuperi e nessuna persa). Serata negativa per il tentativo di record di Kyle Korver: 1/3 da 2 e 1/6 da 3. A Los Angeles era di scena il derby: siccome ai Clippers non piace vincere facile, o forse perchè si doveva pur inscenare un qualche spettacolo, la gara contro i Lakers è stata equilibrata, ma alla fine i Velieri hanno vinto con Blake Griffin a 27-7-6, nella notte che ha visto rientrare, secondo previsione, Jamal Crawford. I Clippers sono 9-1 nelle ultime 10, prorpio come gli arrembanti Spurs che hanno messo la freccia per prender loro il quinto posto della Western Conference: il ritorno di Crawford è un’ottima notizia, perchè serviranno tutti gli uomini migliori per contenere il ritorno dei ragazzi di Pop. Infine, nulla di particolare da dire sulla gara tra Minnesota Timberwolves e Sacramento Kings (111-116)..anzi due cose sì. Prima: il management dei Kings ha per motivi imperscrutabili licenziato Mike Malone quando la squadra era 14-15: da quel momento ne han vinte solo altre 13, gettando nel dubbio sull’operato dei loro vertici quasi tutti i giocatori, Cousins in primis. Seconda: ha esordito nei Kings il centro canadese per nascita ma di genitori Indiani, scelto all’ultimo draft col 32 progressivo e uscito da New Mexico State, Sim Bhullar, il quale diventa il primo Indiano a giocare nella NBA. Non è forte come Yao Ming, ma in termini di espansione della NBA è forse il momento in cui la fanchigia californiana ha dato il suo meglio in questa rovinosa stagione.