L’estremo NO degli USA è stato colpito dal maltempo e la gara tra Blazers e Pistons è stata rinviata.

In questo Recap trovate tutte le altre 7 partite della notte: una di queste ci ha suggerito la provocazione del titolo; cominciamo dunque da…

BANKERS LIFE FIELDHOUSE, INDIANAPOLIS. NEW YORK KNICKS 109 – INDIANA PACERS 123
Ci avevamo sperato, e in parte ancora ci ostiniamo: vorremmo alfin vedere i Knicks ai Playoffs. Perché sono una delle sole due squadre davvero originali della NBA (l’altra sono i Celtics), perché la metropoli ha sempre il suo fascino, e infine perché siamo convinti che un ulteriore salto in avanti della Associazione sarebbe possibile innanzitutto se le due grandi metropoli tornassero ad essere vincenti. Però, per raccontare l’ambiente della NY sportiva, dobbiamo recuperare una frase di Fabio Capello diventata celebre, sul fatto che vincere uno scudetto a Roma con la Roma sia mille volte più difficile che vincere altrove coN qualsiasi altra squadra. Così è NY. Appassionata ma autolesionista, competentissima ma inesorabilmente esposta a figuracce epocali e manfrine da asilo. C’è uno che ha vinto tutto undici volte a fare il GM, l’onnipotente Phil Jackson; c’è un ottimo allenatore come Jeff Hornacek; nel roster ci sono grandi giocatori (certo, un po’ in declino) e Stelle nascenti…eppure ora i Knicks sono precipitati al 10’ posto della Eastern Conference dopo aver accarezzato il posto 4, e hanno 3 sole W nelle ultime 10 gare. Sì, perché c’è sempre il gioco della polemica se sia davvero Hornacek a fare la squadra oppure l’Onnipotente; se l’Onnipotente sia contento di come e quanto Hornacek usi la Triangle Offense che Phi-J adora; Se Melo sia irrimediabilmente invecchiato; se D-Rose sia un terzo un decimo o tre quarti di quel che era prima dei terribili infortuni. E ancora Melo che dice “sto giocando con una spalla macellata, ma se vinciamo è merito di tutti, se perdiamo è sempre solo colpa mia”; Hornacek che, in diretta nazionale, si gira e se ne va in fondo alla panchina quando vede che Melo, nell’ultima azione di una recente sconfitta, fa di testa sua invece che eseguire lo schema. E poi il vetriolo del NY Times, e Spike Lee (il tifoso più celebre, che come opinion maker vi consigliamo di non sottovalutare) che per le vacanze di Natale viaggia in Africa e, tra altre nobili azioni, pianta alberi dando ad essi i nomi di alcuni artisti deceduti nell’infausto 2016, dei neri uccisi dai poliziotti nel terribile 2016, e ne pianta anche uno per far RIP the Knicks. Ecco. Insomma, alla fine proveremmo anche questa: Fabio Capello ai Knicks. Stanotte NY ha fatto finta di esistere solo nel primo quarto e i 14 dello scarto finale sono la metà del massimo divario accusato. Per loro salviamo solo il Lituano perchè è uno dei nostri giocatori europei preferiti, Mindaugas Kuzminskas: 13-3-2 in 15’. I Pacers, per la seconda volta in fila, vincono senza quasi sudare, e sono al quinto posto della PO Picture dell’Est, con 5 W consecutive, and counting. Thad Young 16-9-2 con 4 rec.

TD GARDEN, BOSTON. NO PELICANS 108 – BOSTON CELTICS 117
Molto fiduciosi nei loro secondi tempi (primi nella NBA a quasi 57 pti di media), i Celtics mettono nel sacco una W figlia di una gara abbastanza pigra, comportandosi esattamente come la notte scorsa vs i Sixers. L’inizio dei Pellicani è ottimo: Anthony Davis umilia Horford, e il conto parziale direbbe, a metà primo quarto, 5/5 e 4 rimbalzi per il Monociglio, e 0/3, 0 carambole e panchinamento per l’ex Atlanta Hawks. Il solo che sembra riuscire (parzialmente) a difendere su Davis è Amir Johnson, che però paga l’impegno con tanti falli. Per Nola si accendono, alternati, anche J-Rue Holiday (13-2-5) e Langston Galloway (20+4): ecco spiegata la doppia cifra di vantaggio. Brad Stevens è sconcertato dalla pigrizia dei suoi e cambia quintetti vorticosamente. Oltre ad Horford, che soffre terribilmente Davis e terminerà con 3/18 dal campo, si segnala per svagatezza Jae Crowder, che vuole forse farla pagare al pubblico di Boston: si era detto infatti offeso dalla calda accoglienza riservata a un quasi pari ruolo, Gordon Hayward degli Utah Jazz, da sempre accostato a Boston anche perché era insieme al coach a Butler U. A tenere in piedi la baracca biancoverde pensano il solito IT4 (38 con 13/24 totale e 6/11 da 3) e il miglior Marcus Smart offensivo della storia (in casa): 22-5-6 con 5/7 da 3. Smart sostituisce in pieno Bradley, tenuto a riposo per un risentimento al tendine d’Achille. Unendo alle due guardie l’ingresso di Olynyk (12-4-4), Gerald Green (15+3) e, nel quarto periodo, di un superenergico Terry Rozier (4-3-2 con 1 rec in 13’), i Celtics risalgono, mettendo la museruola a Davis, che inoltre si spegne di suo a causa della tristezza dei compagni (chiuderà lo stesso a 36+15). Finisce bene per il pubblico del TD Garden, ma contando che i Celtics sono attesi da un viaggio a Toronto, meglio si levino di dosso la recente pigrizia. Continuiamo a parlare di Lituani: a Nola gioca ora, per quel che la schiena gli concede, Donatas Motjeiunas, che in 20’ dice 11-5-4 con 1 rec.

UNITED CENTER, CHICAGO. TORONTO RAPTORS 108 – CHICAGO BULLS 113 (OT)
Oh, dolce Gennaio! Il nuovo anno ha portato nuova vita ai Bulls, che invece a Dicembre erano naufragati fuori dalla PO Picture della Eastern Conference. Ne avevan perse 11/17, comprese alcune sconfitte casalinghe davvero imbarazzanti, come prenderne 112 dai Pelicans, 116 dai Bucks, o, un’altra volta in casa contro i Bucks, non arrivare nemmeno a 70. A Gennaio invece, per ora, 3 giocate e 3 W, con lo scalpo delle due prime dell’Est: Cleveland e, stanotte, Raptors. In tutto questo florilegio, certo, conta “qualcosa” che Jimmy Butler abbia scritto prima 52, poi 20 e stanotte 42-10-5. E’ stato lui a blindare la gara in OT (tripla del 113 a secs dalla fine), dopo che, allo scadere dei 48, erano stati i Raptors a fallire due chances tutto sommato abbastanza comode prima con DeRozan (36-8-2) e poi, sul rimbalzo offensivo, con il Subcomandante (27-9-12). La rinascita di Chicago pare stia passando anche dal giubilamento di Rajon Rondo (NE anche stanotte), che, da quando non è più insieme a nessuno dei BigThree bostoniani (Pierce-Allen-Garnett) non riesce più ad equilibrare con costanza il proprio immaginifico talento (con la pecca ormai letale del tiro da fuori..) e il caratteraccio. Grande gara per i Bulls anche di Dougie McDermott (17+10, anche se ha avuto bisogno di 17 tiri).

TARGET CENTER, MINNEAPOLIS. UTAH JAZZ 94 – MINNESOTA T’WOLVES 92
Segnatevela, è una data da ricordare: i Jazz erano al completo, per la prima volta in stagione avevano sia tutti i pezzi del quintetto che tutti i pezzi importanti del pino. Hanno vinto, con fatica, contro i T’Wolves, che si ostinano a restare sempre Lupacchiotti senza crescere mai. Infatti Minnie anche stavolta ha dilapidato 12 punti di vantaggio a inizio quarto periodo; erano ancora 7 a 6’ dalla fine, e soprattutto erano 5 con meno di 90 secs da giocare….invece niente, una tripla di Favors e un canestro su reboff di Gobert hanno dato aggancio e W ai Jazz. Minnesota ha avuto 24-9-4 da LaVine e 18+15 da KAT; Utah 12+13 con 5 stoppate da Gobert e 19-5-7 dal rientrante Hill.

CHESAPEAKE ARENA, OKC. DENVER NUGGETS 106 – OKC THUNDER 121
Non c’è solo il Russ-Ball, c’è anche il Russ-World, e nel mondo di Russell Westbrook stanotte è stata importante, perchè è ritornato a disposizione Cameron Payne (8-2-1), suo giovane amicone e compagno di balletti e coreografie pre-match. Serata dunque perfetta: aperta con Russ+Cam Dance, e culminata con W e tripla-doppia (32-17-11). Per Denver solite brutte news: capita spesso di vedere i Nuggets naufragare nei secondi tempi, e ormai siamo anche assuefatti a vedere il Gallo tirare attorno al 30% (15+7 con 5/18).

AT&T CENTER, SAN ANTONIO. CHARLOTTE HORNETS 85 – SA SPURS 102
Secondo half fatale anche per gli Hornets, che pure erano andati al riposo lungo sopra di 3. A nutrire rimonta e W degli Spurs ci ha pensato in maniera decisa la panchina, e qui alziamo le mani per un altro nostro preferito: il Lettone Matto, al secolo Dairis Bertans (21-1-2, leading scorer degli Spurs con soli 6 tiri: 5/6 con 4/5 da 3 e 7/8 dalla carità). Bene anche l’elicotterone Dedmon (15+10). Male il Beli, che non ha fatto la partita dell’ex e ha messo solo 2 tiri su 10 (anche se uno è stata una tripla da quasi 10 metri).

AA CENTER, DALLAS. ATLANTA HAWKS 97 – DALLAS MAVS 82
Gli Hawks senza Korver hanno trovato Hardaway jr (22-2-3): coach Budenholzer spera che il figlio di Tim non si svegli dal sogno che sta facendo ora, ovvero quello di essere davvero diventato una sg degna della NBA. I Mavs hanno ceduto, di schianto, solo nella seconda parte dell’ultimo quarto, lasciando chiaramente impressioni/sospetti/ombre di aver deciso per un tanking dignitoso, ma pur sempre tanking. Howard, come sempre quando la gara è facile, sembra una fusione di Bill Russell e Wilt Chamberlain: 15+20 per lui.