Rapida alternanza di buoni e cattivi per questo Recap di inizio indian summer.
CATTIVISSIMI. I Boston Celtics. Terza sconfitta in fila, seconda con ventello di scarto. Brad Stevens e Isaiah Thomas sono saliti di intensità nelle critiche a se stessi e ai compagni, ma per ora la risposta è stata debolissima. Certo, tutti gli ultimi tre rovesci sono avvenuti in assenza di due quinti del quintetto base (Horford e Crowder), ma l’impressione è quella che la maggior parte dei giocatori di Boston si aspettasse che quest’anno le W sarebbero arrivate per diritto acquisito dopo le ultime due splendide e sorprndenti stagioni. Non è ovviamente così, e non tutti sembrano preparati alla dura realtà. Soprattutto i Celtics devono cominciare a difendere, perchè solo Indiana e Phoenix subiscono qualche decimo di punto in più di Boston ogni partita. Stanotte vs Washington (118-93) i ragazzi di Stevens hanno lasciato fare la miglior partita della vita ad Otto Porter Jr. (34-14-4) non certo a LBJ. Le guardie fanno quasi sempre il loro dovere (parliamo di IT4, Bradley e Smart), ma tutto il resto della squadra non pare ai necessari livelli di concentrazione: subire 34-8 nel primo quarto è sintomo di parecchie brutte malattie. Boston è ambiente di sufficienti tradizione e valori da poter raddrizzare la situazione, ma per esperienza sappiamo che, quando nascono in questo modo, le stagioni sono assai difficili da raddrizzare.
BUONISSIMI. Charlotte Hornets. Forse sarebbe più giusto dire “i migliori”, parchè la squadra diretta da Steve Clifford, con la W di stanotte vs i Jazz (104-96), si è portata al comando della Eastern Conference, e soprattutto ha stabilito, issandosi a 6W – 1L, la miglior partenza di sempre nella storia della franchigia. In mezzo ai Calabroni ronza con successo Marco Belinelli (13-1-1): stanotte il Beli ha colpito soprattutto da sotto e in penetrazione, dando segnali di un atletismo che da tempo non faceva vedere. Complimenti. Non vanno dietro la lavagna, però, gli sconfitti. Quella tra CHA e UTH è stata una di quelle gare da far vedere e rivedere a coloro che si affannano ancora a sostenere che il gioco NBA è individualistico. Si è trattato di una partita splendida tra formazioni altamente equilibrate ed organizzate, formazioni che trattano i possessi come se fossero diamanti: le 8 palle perse degli Hornets vanno insieme alle 12 dei Jazz, ed entrambi i dati sono all’interno della Peterson Rule in tema di mani bucate – il limite massimo di palloni persi per poter dire di aver giocato una buona gara è appunto 12.
BUONI. I ragazzi sono dotati di talento e quest’anno pare anche che si applichino. Potremmo rubare questo discorso alle generazioni di profesoresse e maestre che lo hanno usato, nella versione negativa, per descrivere i Clippers finora. Sembrano solidi, con una coesione mai vista in precedenza, e che vorremmo però confermata su un arco temporale più lungo. Forse ha giovato ai rapporti tra i tre big della sqaudra (Paul-Griffin-Jordan), chiarire ed ammettere per la prima volta che non si sopportano. Bene, ora ce lo siamo detti, cerchiamo di vincere qualcosa. Stanotte hanno polverizzato Portland (111-80), e a me piace sottolineare l’ennesima prova da “Re degli Ignoranti” di Mo Speights, che gioca 15′, totalizza 12+8 e tira 9 volte, le stesse volte di DAJ. Il quale ha realizzato una specie di record destinato a reggere per intere dinastie: 4/8 ai liberi, per una % del 50 che per lui è favolosa. Forse gli ha giovato anche che nelle due gare precedenti, sempre vinte da Clippertown, nessuno lo avesse mai mandato in lunetta, facendo calare anche in lui la psicosi da lunetta.
CATTIVI. Ci mettiamo gli OKC/Westbrook Thunder, che hanno perso in casa contro i Raptors (112-100). Gli stessi commentatori di NBA.tv, che vi posso assicurare sono poco inclini alla critica gratuita nei confronti dei loro eroi, hanno usato parole severe verso la squadra e Westbrook in particolare. La critica aveva in oggetto il comportamento in occasione delle partite più difficili e contro squadre molto organizzate e precise come Toronto: you cannot always make mistakes and always the SAME mistakes. Lo one man show di RW è un po’ troppo accentuato, per quanto a volte divertente. Però è un terno al lotto, perchè ti fa vincere circa con la stessa % con cui, nelle gare di cartello, ti fa perdere. E anche la pazienza di Oladipo (gran giocatore, ma ridotto al ruolo di valletto di Russ) pare cominciare a scemare: visto 3 o 4 volte, dopo per esempio una tripla insensata di Westbrook da 9 metri, tornare in difesa scuotendo la testa. Urge trovare polso dalla guida di Billy Donovan.