Interessantissima nottata che ha visto cadere due giganti e trionfare un barbuto davvero speciale.
VERIZON CENTER, WASHINGTON DC. CHICAGO BULLS 99 – WASHINGTON WIZARDS 101
Washington vince la decima consecutiva in casa e raggiunge, dopo un anno di attesa, un record finalmente superiore al 50%. John Wall con una gara delle sue (26 pti e 14 assist) porta i suoi sopra la linea di galleggiamento, anche se solo di una piccolissima W. I padroni di casa approfittano dell’assenza di Butler e Wade, il primo fuori gioco a causa di un’influenza, il secondo fatto volutamente riposare da coach Hoiberg. Lo stesso coach che torna invece a schierare Rajon Rondo, relegato in panchina nelle ultime cinque uscite, al fine di “salvarlo da sé stesso”. RR si è dichiarato, come noi, perplesso riguardo tale affermazione, che potrebbe somigliare ad un appiglio per non parlare di qualche trade imbastita e svanita, o semplicemente un messaggio forte al giocatore. Come spesso succede in questi casi, la risposta potrebbe trovarsi nel mezzo. La gara comunque Chicago ha provato a vincerla con ciò che aveva, sfruttando un quasi ventello con triple del rookie Valentine, che però non ha fatto altro che, per sua stessa ammissione, “svegliare il mostro” Wall. Il numero 2 nel terzo periodo ha preso la squadra sulle spalle, ricucendo uno strappo non così consistente, andando a concludere col canestro decisivo a 5’’ dalla fine. 12 punti e 6 portate in meno di 30 minuti nel ritorno sulla scena di RR, 14 sia per gemellone Robin che per MCW.
AIR CANADA CENTRE, TORONTO. BOSTON CELTICS 106 – TORONTO RAPTORS 114
Fallita l’operazione pareggio dei biancoverdi, che con la vittoria avrebbero agganciato i Raptors al secondo posto della Eastern Conference. Non che sia qualcosa di fondamentale, ma un aggancio con ipotesi di sorpasso vicini al giro di boa avrebbe potuto dare una bella iniezione di fiducia agli uomini di Stevens. Se chi controlla i rimbalzi controlla la partita allora i Raptors non hanno mai mollato il volante. Spinti da un immenso Valanciunas (18 punti e massimo in carriera di 23 rimbalzi) mai adeguatamente contrastato, i Raptors concludono con 50 rimbalzi catturati a scapito dei 33 presi dai Celtics. La chiave della partita sta nel fatto che proprio quei 17 di differenza, coincidano con quelli presi in attacco dai padroni di casa. Ovvio che in questo modo gli attacchi di Toronto siano diventati lunghissimi, e che il ritmo di cui i Celtics si nutrono, sia andato totalmente contro di loro. Massimo in stagione nei punti e in carriera nei rimbalzi per DeRozan: 41-13. Ad affiancarlo c’è un subcomandante con una prova più che degna dei suoi standard: 24 punti e 9 assist serviti. Dall’altra parte non bastano i 27 punti con 7 portate di IT4 ed i 16 con 4 recuperi di Marcus Smart.
BARCLAYS CENTER, BROOKLYN NY. ATLANTA HAWKS 117 – BROOKLYN NETS 97
Gli Hawks, che venivano da sei vittorie consecutive, allungano a sette la striscia vincente, approfittando del comodo giro dal lato meno ricco del ponte più famoso del mondo. La gara sostanzialmente finisce al secondo quarto, al termine del quale il 61-44 di parziale non è qualcosa di verosimilmente recuperabile per i Nets. Howard continua a farla da padrone sui campi più semplici (14-16) concedendo comunque 20 punti al suo uomo (gemellone Brook Lopez), Millsap come sempre si prodiga in ogni arte possibile sul parquet, Schroder segna quello che deve segnare innescando chi deve innescare (19 con 10 assist) e senza dover stare in campo più di 30 minuti Atlanta archivia la pratica.
TOYOTA CENTER, HOUSTON. CHARLOTTE HORNETS 114 – HOUSTON ROCKETS 121
Marvin gregarione Williams al termine della gara ha confessato di ammirarlo mentre fa la storia, noi lo ammiriamo mentre inchioda la seconda tripla doppia con 40+ punti segnati consecutiva. James Harden trascina i Rockets alla nona W in fila e ad un sempre più saldo terzo posto della Western a meno di 3 gare di distanza da GSW. Gli unici a riuscire in un’impresa simile sono stati Pete Maravich, Michael Jordan e Russel Westbrook. Houston ha controllato quasi sempre la gara, fino ad un blackout offensivo, che nel quarto periodo li vede sbagliare 10 tiri consecutivi e far quindi svanire i 18 punti di vantaggio. A 2 minuti e mezzo dalla fine D’antoni ferma tutto, Anderson in uscita dal TO spara da 3 punti, LaBarba stoppa e segna e i Rockets rimettono 4 punti di distanza tra loro e gli Hornets a 1’ dall’ultima sirena. Kemba la riagguanta con la tripla, Harden si butta ancora dentro e trova un nuovo +3 con 30’’ da giocare, gli ultimi, perchè Walker e compagnia sbagliano ben tre tentativi da 3 punti. 40-15-10 di Harden, se avete mai tenuto in mano una palla a spicchi dovreste inorridire davanti a tanta forza, 16 Ariza e 14 Harrell tra i Rockets; agli Hornets non bastano invece i 25 con 10 servizi di Kemba ed i bellissimi 22 di Kaminsky.
AT&T CENTER, SAN ANTONIO. MILWAUKEE BUCKS 109 – SAN ANTONIO SPURS 107
I Bucks espugnano Alamo senza il nostro Pterodattilo preferito, impiegato per 9 soli minuti a causa di un malanno. Milwaukee non ha mai mollato un colpo, anche quando Kawhi e i suoi mostravano tutta la loro superiorità. I punti all’ingrosso li ha garantiti Michael Beasley, uno che difficilmente rifiuta un tiro, che ha chiuso a 28 di cui un paio decisivi negli ultimi minuti. La differenza nel finale l’ha fatta però Malcolm Brogdon, scelto per trentaseiesimo e al momento secondo nella valutazione dei rookies. Il potenziale colpo del draft 2016 ha inchiodato la tripla del +1 sul 108-107 e segnato un altro tiro libero successivamente. A 6 secondi dalla fine Kawhi inventa splendidamente per Ginobili che però spara senza nemmeno sfiorare il ferro. Oltre a Beasley da segnalare i 17 di Brogdon ed i 22 di grande energia di un sempre più ritrovato Jabari Parker. Agli sconfitti Spurs non basta invece il trentello dello Hidden MVP.
VIVINT SMART HOME ARENA, SALT LAKE CITY. CLEVELAND CAVALIERS 92 –UTAH JAZZ 100
Avevamo annunciato che i Jazz finalmente al completo avrebbero potuto far vedere delle grandi cose, questa è probabilmente la prima grande soddisfazione che ci danno i mormoni. Battere i campioni non è mai cosa semplice, specialmente se un Re qualsiasi gioca con una tale cattiveria e voglia di riprenderla, a dispetto di chi parlava di una regular season rilassata di LBJ. I Jazz in alcuni passaggi della gara hanno dimostrato di poterla dominare, coinvolgendo perfettamente Hayward, la loro migliore bocca da fuoco. Capace anche di stare decentemente con LeBron, Hayward infiamma la partita con 28 punti uno più devastante dell’altro. I Jazz partono fortissimo, arrivando all’intervallo con 15 punti di vantaggio, che saranno poi limati nel terzo atto da un LeBron visibilmente punto sul vivo. Gli uomini di Snyder incassano il colpo e riescono a contenere il momento, ritrovandosi nell’ultimo periodo, nel quale non riescono a ritrovare un grande vantaggio, ma non perdono mai continuità sui due lati del campo. Difficilmente vedremo Utah protagonista di gare da 140 punti, ma di gare del genere potremmo davvero continuare a vederne: prestazioni straordinarie di uomini poco più che ordinari. LeBron chiude con 29-6-5, Kyrie a 20 e TTT a 12-12; dall’altra parte a supporto di Hayward vanno in 5 in doppia cifra, a spiccare sono i 18 di Rodney Hood ed i sorprendenti 12 di Trey Lyles.
STAPLES CENTER, LOS ANGELES. PORTLAND TRAIL BLAZERS 108 – LOS ANGELES LAKERS 87
Battuti sul loro campo i gialloviola, che qualche impresa in stagione l’avrebbero anche fatta vedere, ma appena rientrati in campo dopo l’intervallo i Lakers fanno chiaramente capire che per stanotte non è cosa. Tra terzo e quarto periodo gli interpreti del sistema di Walton producono la miseria di 30 punti. Impensabile qualcosa di diverso dalla vittoria con cifre simili. Merito più che alla buona difesa di Portland, va al completo oblio in cui è caduto l’attacco di LA dopo la seconda sirena. Russell, Clarkson, Deng, Williams e Young provano a sparare un po’ a caso, muovendo poco e male la palla ed incappando quindi in percentuali pessime. Lillard e CJ combinano per 45 punti senza dover combattere più di tanto, mentre per i padroni di casa il miglior realizzatore è stato Luol Deng con 14 punti.
ORACLE ARENA, OAKLAND. MIAMI HEAT 95 – GOLDEN STATE WARRIORS 107
Nella notte in cui i giganti cadono, gli Warriors non seguono la tendenza e si liberano di Miami senza troppe difficoltà. Successione di eventi già vista varie volte in stagione: difesa non troppo attenta e attacco continuato, simile a un trading-buckets nei primi due quarti, ondata nel terzo e conservazione nel quarto. Questo è quanto accaduto alla Oracle, dove gli Heat non sono praticamente mai riusciti a dire la loro con veemenza. Anche senza Thompson Golden State domina trascinata da Curry e Durant che combinano per 52 punti, mentre tra gli Heat da segnalaregli impressionanti numeri di Hassan (28-20) che arrivano ancora una volta nel buio, supportato da Dragic che ne fa 17 con 16 tiri.
GOLDEN1 CENTER, SACRAMENTO. DETROIT PISTONS 94 – SACRAMENTO KINGS 100
Detroit entra in partita con grande energia, destinata però purtroppo a spegnersi troppo presto. Bimbone Drummond è poco attivo e Boogie come il nomignolo suggerisce, lo mangia vivo. I 24 punti di DMC, di cui parecchi nel quarto periodo in cui i Pistons hanno ceduto di schianto, sono più che sufficienti per rispondere e tenere a bada Harris (18), Jackson (19) e KCP (21), quasi abbandonati dal punto di vista realizzativo da ogni loro compagno.