Ricomincia la NBA, con 6 gare e gli Italiani in campo.

Non credete a tutto quel che leggerete altrove. Leggerete di un grande LBJ e un grande Westbrook, senza trovare nulla di quel che le prestazioni o i singoli gesti nascondono. Non è tutto oro, per niente.

 

Iniziamo questo recap dagli Italians. Partita complessivamente mediocre dei Sixers che la spuntano di 1 (116-115) in quel di Chicago. W della coppia Embiid-Simmons. Perfetto incastro per gioco e personalità: Embiid è eclettico ed estroverso, e tira da 3 come una guardia (3/3 stanotte, 30-13-5 con 3 rec e 4 stoppate), Simmons è altrettanto eclettico ma silenzioso, e da 3 meglio di no (infatti 0/0, 32-7-11 con 1 rec e 1 stoppata). La coppia ha tirato complessivamente 24/35, più della metà dei 42 canestri di Phila. I Bulls invece erano aggrappati al trio LaVine-Nwaba-Portis, con l’ultimo a 38+8 dal pino, l’ex Bicampione delle Schiacciate a 23 con 16 tiri e la pg scoperta lo scorso anno dai Lakers in un qualche covo di culturisti a 21+9, capo rimbalzista dei suoi da 194 cm. E il Beli? Male, al limite del dannoso: 1/5 in 25 mins, tutti da 3 solo da 3.

Prestazione personale migliore (compresa tripla AveMaria da metà campo a fine primo tempo) per Gallinari (15 ma con 15 tiri), in una onorevole sconfitta dei Clippers alla Oracle (134-127, solo parziali 30+, eccetto il primo quarto dei Clippers a 23). A parte un piccolo vantaggio nella prima metà del primo quarto ClipperTown è stata sempre sotto, ma ha fatto penare gli avversari. GS sopra anche di 16 nella seconda metà del terzo: troppo rilassata, ha dovuto faticare fino alla fine e sfruttare ogni secondo della super notte di Steph (44-6-10 con 8/11 da 3 in 19 tiri totali).

RW contro SAC ha vinto la gara al buzzer con una tripla (110-107). Clutch? Forse. Forse no. Forse meglio puntare la mente sul fatto che aveva sbagliato le precedenti 5 triple, che ha mandato ai piccioni 10 tiri su 14, che ha perso 8 palloni, e che sotto la sua guida, ancora una volta, OKC ha perso il secondo half (47-43, e 86-66 dal secondo quarto in poi) contro i più che derelitti Kings. Clutch? Forse. Culo? Certo.

Passiamo veloci sia a NY, dove i Knicks battono i Magic con 26 di Trey Burke dalla panchina, e anche a Charlotte, dove gli Hornets battono Brooklyn: i Nets hanno avuto il miglior realizzatore (22 con 8/12) nello specialista difensivo Dante Cunningham, il che dice tutto di come ha tirato e giocato il resto della squadra. Hornets con 31 di Kemba e 15+24 di Howard.

Arriviamo al match-clou. Visita dei Wizards (divisa con logo The District) a Cleveland. Partenza sparata Cavs sia sul campo che per i cronisti, che trattano i nuovi arrivati come fossero divinità, e trattano il nuovo corso dei Cavs (2 partite di storia…) come la nuova Golden Age del basket. Superbia, faciloneria, euforia: immediatamente punite. Da una squadra solida, che ha trovato senza John Wall una via di gioco che il grande JW dovrà rispettare quando tornerà. Una via che parla del 66% di canestri assistiti, triple ben eseguite (40% stanotte), tanta difesa. Aumentano i mins di Tomas Satoransky (17-4-8 con 2 rec e nessuna persa): ha preso il vuoto lasciato da Wall e sta guidando la squadra con solidità, intelligenza, umiltà. Parola sacra, l’ultima, totalmente sconosciuta a CLE. Il primo quarto è terreno Cavs, ma il vantaggio riposa sulle % scarse di Washington: la difesa ancora non esiste e i commentatori di casa non aiutano se definiscono “a clever (sapiente) challenge on the perimeter” una tripla (sbagliata) lasciata vergognosamente aperta a Gemello Markieff. Due timeouts di coach Brooks (coi suoi doppiati a 13-6 e 24-13) impediscono a WAS di sprofondare. Le % si assestano, la difesa (con Mahinmi e non Gortat) inizia a produrre, Capitol City va avanti per mollare più se non pochi istanti. In particolare: sul max vantaggio Cavs (metà secondo quarto +12 con And1 di Clarkson) propiziato dalla panchina, torna in campo LBJ e tutto sprofonda. Vantaggio ridotto a 7, poi sorpasso 44-46: James (32-9-8) si ostina a giocare in point, dove non è il caso stia (4 perse totali, 4 perse da quella posizione). Alle sciocchezze del Prescelto si aggiungono tre forzature insolite della vera pg, George Hill. Parziale di 16-1 Wizs durante il quale nessun Cavs se non Hill e James riesce a vedere palla. L’inseguimento dei Cavs si poggia su James, si rivelerà inutile anche perchè a 17 secs dalla fine (108-103) James sbaglia due liberi su due. Soprattutto l’inutile inseguimento sulle spalle di LBJ rivela che non è vero sia tutto nuovo a CLE, tutto migliore. Pare tutto come prima, a cominciare dalla non-difesa. Non credete a quello che leggete e ascoltate (es: Colin Cowherd) altrove: i Cavs sono ancora in costruzione, ancora del tutto assoggettati a pregi e difetti della loro Icona.