4 gare nella notte NBA, e nessuno potrà dire che gli arbitri non siano un po’ in difficoltà.

A soccorrere i refs è però giunta la difesa di uno dei principali danneggiati delle ultime giornate, Kevin Durant, che ha fatto affermazioni di totale comprensione nei confronti del lavoro svolto dai grigi, anche quando sbagliano, e, contemporaneamente, ha espresso riserve sul modo in cui la NBA giudica, osserva, istruisce i propri giudici di gara.

TD GARDEN, BOSTON. MEMEPHIS GRIZZLIES 103 – BOSTON CELTICS 113
Boston non rifilava lo sweep nelle gare di RS ai Grizzlies dalla stagione 2008-09, anno in cui alle Conference Semis furono battuti, con non poche polemiche, dagli Orlando Magic futuri finalisti NBA. La precedente gara, una decina di giorni fa, era terminata ai supplementari dopo recupero dei Celtics da 17 sotto: questa è sempre stata equilibrata, e a 1:46 dalla fine il divario era ancora di soli 4 pti pro Boston. I Grizzlies non avevano Conley, ma hanno vinto di più senza lui quest’anno. Meriti dei Celtics: aver rifilato 113 alla miglior difesa della NBA (6 uomini in doppia cifra, 2 dalla panchina) e aver vinto il confronto a rimbalzo. Boston è 7-0 quando riesce a vincere la guerra sottocanestro, e leggerei 7 come “solo 7”, essendo i rimbalzi una delle loro lacune maggiori. I controllori delle plance hanno annullato la serataccia nel controllo del pallone: 17 perse sono un’enormità per la squadra che è quarta nella NBA per minor numero di turnovers, solo 12.2 a gara. Le palle perse/recuperate sono fondamentali per entrambe le squadre; molto del loro attacco nasce da recuperi e “fumbles” ricoperti: i Celtics sono primi con 212 in stagione, Memphis seconda a 201. MVP della serata, e totale X-Factor della W biancoverde, Gerald Green (19-5-1 in 19’ di campo). GiGì nelle ultime due gare sta iniziando a rimanere in campo con una certa continuità, e a rendere: 31’ sulle tavole hanno fruttato 27 pti e un plus/minus favorevole di 29. In certe partite, contro grandi difensori non troppo fisicati (come Tony Allen) e contro sf che per vari motivi non sono totali minacce offensive (Carter, Allen a Memphis; Kuzminskas a NY) Green può risultare decisivo. Lo step-up di Gigì e quello di Smart come direttore d’orchestra hanno tolto minuti ad altri Celtics: Rozier ha visto solo pino per la seconda volta consecutiva e Jaylen Brown+Jerebko han trovato spazio in campo per soli 4 e 6 minuti rispettivamente. A Memphis ha funzionato tutto bene all’inizio, grazie alla grande partenza di Marc gasol (5/5 e ogni pallone dei suoi passava da lui in attacco), poi gli ingranaggi dello Spagnolo hanno iniziato a incepparsi (da lì in poi 4/15, ma pur sempre 26-4-9). Sono emersi allora Zach Randolph e Vince Carter che, oltre ai 75 anni globali, hanno combinato dalla panchina per 21-13-4 con 3 rec, senza dimenticare che Tony Allen ha fatto la partita dell’ex classica mettendo insieme 17+8 con 4 rec. Boston ha segnato 28 pti in ognuno dei primi 3 quarti, poi, non dimentica dl fatto di essere la migliore nei quarti periodi, è riuscita a dare il solito push, mettendone 29 e confermando la media (il loro primo posto NBA è infatti a 29.2). Confermarsi è la cosa non riuscita ai Grizzlies, i quali sono i primi per minor numero di punti concessi nel quarto periodo: 23.8, missione stavolta fallita. I liberi della sicurezza e un canestro da 3 molto importante a circa 3’ dalla fine sono stati infilati da Marcus Smart, che, Minister of Defense quale è, non sarà mai un gran tiratore, ma quando conta la mette spesso. Per terminare, i riconoscimenti: a Vince carter, che ha superato di recente Ray Allen per numero di partite giocate nella NBA e ad IT4, nominato giocatore della settimana passata della Eastern Conference.

AA CENTER, DALLAS. HOUSTON ROCKETS 123 – DALLAS MAVS 107
Dimensione della sconfitta ingannevole. I Mavs hanno dato molto filo da torcere ai Rockets per almeno 3 quarti, nel corso di una gara davvero dura e spigolosa, con 8 tecnici fischiati e un espulso per doppio tecnico: Ariza, che si è beccato la seconda T perchè ha deciso di dire alla panchina dei Mavs tutto quel che pensava di loro. Recuperando gli infortunati (Bogut e Nowitzky, D-Will e Devin Harris) i Mavs iniziano a sembrare qualcosa di diverso dagli ultimi del West. La gara inizia 18-4 Houston, poi 24-12..poi però 26 pari, e addirittura un +7 Mavs. Lì arriva però un altro parziale a favore di Houston: 16-0 e l’inizio della costruzione della W. Alla fine troverete un 53% dei Rockets da 3 e solo 9 perse da parte di Dallas: numeri che dicono che i ragazzi di D’Antoni hanno dovuto fare prestazioni di livello per vincere, battendo la squadra di Carlisle che ha cercato di aggrapparsi alla cosa migliore che ha al momento, difesa e organizzazione. 34-5-11 di Harden, nei Mavs 40 pti quasi equamente divisi per Barnes+Matthews.

AA ARENA, MIAMI. OKC THUNDER 106 – MIAMI HEAT 94
Nella casa degli Heat, estremamente in difficoltà e forse diretti, per questa stagione, sulla strada del tanking, si è giocato a purissimo Russ-Ball, e ovviamente hanno vinto i Thunder di Westbrook (29-17-11, con alcuni panieri davvero imperdibili). Interessante costanza da parte di coach Donovan nel provare le TwinTowers Kanter+Adams: il motivo è che l’Anglo-Turco-Svizzero-Statunitense pare offrire miglior alternativa di Oladipo, come secondo scorer accanto a RW. La parte problematica è che per assemblare due lunghi ci vuole più tempo che per assemblare due guardie, ma per ora le cose vanno abbastanza bene (Kanter 19+8, Adams 15+8 e una pioggia di alley-hoops). Miami ha opposto resistenza da minimo sindacale, né i Thunder han voluto infierire. A referto ma non in campo per problemi alla schiena Goran Dragic, per Miami ha giocato una bella gara Josh Richardson (22-5-3 con 1 rec e nessuna persa per il nostro mirtillo).

STAPLES CENTER, LOS ANGELES. UTAH JAZZ 102 – LA LAKERS 100
Se non volevate vincere, bastava dirlo. I Lakers subiscono una brutta sconfitta. Gara sempre equilibrata, tanti scambi di leadership e tanti pareggi, anche negli ultimi 4 minuti: ricordiamo un -1 LAK da tripla di Lou Williams; sempre Sweet Lou (22 in 27’) portava avanti 91-90 i gialloviola con un arcobaleno che componeva il proprio arco oltre le braccia di Rudy Gobert (in salto coprono circa metri 3,70), gesto subito annullato da una schiacciata in 1vs1 di Gordon Hayward (31-9-3, 21 gare su 27 oltre i 20 per lui) per il 92-91 Utah. Ci sarà un 97 pari firmato da Julius Randle (25-12-3, miglior LAK in campo) a centro area, e poi a 21 secs dalla fine la tripla di Joe Ingles (3/6 da 3, percentualmente il miglior triplista NBA quest’anno) per il 102-100 di religione mormone. A questo punto era chiaro quali fossero i Lakers caldi, ma il loro direttore d’orchestra è ancora all’inizio del percorso conservatoriale, così D’Angelo Russell (2/10 fino a quel momento…….) si metteva in proprio e lasciava partire un piccione moribondo che nemmeno prendeva il ferro. Mentre la siena in pratica ancora suonava, Sweet Lou prendeva sottobraccio il giovane compagno per una lezione dai modi non brutali ma, temiamo, nella sostanza non tenera per il secondo anno da Ohio State.